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costruzioni

Umbria, la nostra edilizia è al collasso

16 settembre 2015 • News Territoriali

La nostra edilizia è al collasso ‘Strage’ di imprese e posti di lavoro
da QN La Nazione

PERUGIA CONTINUA a perdere posti di lavoro e peso sul Pil regionale il comparto dell’edilizia in Umbria.
Tanto che ieri, presenti in conferenza stampa tutte le organizzazioni sindacali e datoriali del settore, è stato
lanciato l’ennesimo disperato grido d’allarme, affiancato da alcune proposte per tentare la risalita. «La
situazione è disastrosa – ha denunciato Massimo Calzoni, presidente Ance Umbria – e se continua così
saremo costretti a cambiare regione per trovare un appalto». In effetti dal 2009 al 2014 in Umbria si sono
persi per strada quasi la metà degli operai, passati da 22.133 a 12.809. Le imprese sono scese da 4. 548 a
2.838 e le ore lavorate da 20.007.972 a 10.540.951. A risentire del collasso dell’edilizia (in Umbria sono circa
13mila le aziende collegate a questo settore), anche l’artigianato, che ha subito un bruttissimo contraccolpo.
«PURTROPPO, nonostante le numerose iniziative svolte dalle nostre organizzazioni – hanno ribadito in coro
Calzoni, Pasquale Trottolini (Cna), Maurizio Giovannoni (Aniem Umbria), Gianni Fiorucci (Fillea-Cgil), Tino
Tosti (Filca-Cisl) e Stefano Paoloni (Feneal – Uil) – non riesce ad emergere una politica
consapevole di questo cambiamento che sia in grado di aprire una nuova fase con nuovi presupposti. Tra
questi, ad esempio, limitare il consumo di territorio puntando al recupero, alla difesa del territorio, del
paesaggio e del patrimonio storico-artistico-culturale, alla riqualificazione urbana, all’efficientamento
energetico, alla messa in sicurezza delle scuole e di tutti gli edifici pubblici. Nuovi obiettivi questi, che
impegnerebbero il settore in una nuova fase di crescita con notevoli benefici per l’intera collettività, in
particolare sull’occupazione. Per riuscire in questa sfida occorre prima di tutto un nuovo protagonismo delle
istituzioni pubbliche, in grado di regolare, pianificare, controllare e rispondere meglio agli interessi generali,
che non chiedono speculazioni, ma piuttosto accesso al diritto alla casa per i cittadini, nuove e moderne
infrastrutture, la sicurezza delle città che incrocia il tema della riqualificazione urbana, la qualità della vita, lo
sviluppo e la crescita». Oltre che agli inevitabili problemi congiunturali, secondo le associazioni, il fenomeno
del massimo ribasso negli appalti è una delle cause principali di questa involuzione. «Per questo – hanno
concluso – è necessaria una nuova legge sugli appalti che garantisca la qualità prima del risparmio, la
regolarità e la legalità come principali criterio di selezione delle imprese».

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