MENU

MENU

Il marmo si ferma sull’integrativo

19 maggio 2015 • News Territoriali

dai quotidiani locali Qn La Nazione e Il Tirreno

Il marmo si ferma sull’integrativo. I cavatori incrociano le braccia
Adesione compatta dei lavoratori allo sciopero

Più del 90 per cento dei lavoratori del marmo ieri mattina hanno incrociato le braccia.
Il mondo del marmo, le cave, le segherie, i laboratori, si è paralizzato per protestare contro
un contratto integrativo che non corrisponde alle richieste dei lavoratori.
Le tre sigle dei confederali Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil hanno così deciso di sospendere ogni
attività al monte e al piano per otto ore per protestare contro le trattative interrotte dall’Associazione industriali
per una forbice troppo larga fra le esigenze dei lavoratori e le borse degli imprenditori. Così i cavatori ieri
mattina si sono dati appuntamento alle 6 di fronte alla Marmi Carrara a Nazzano e con bandiere e striscioni
delle varie sigle sindacali hanno manifestato la propria protesta.

Adesione oltre il 90%  secondo i sindacati. «I fatturati delle aziende vanno a gonfie vele – dicono – pagateci di più».
Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl commentano con soddisfazione la risposta dei
lavoratori del settore – sono oltre 2.000 in provincia di Massa-Carrara gli addetti alla filiera del marmo, indotto
escluso -, alla mobilitazione indetta dopo la rottura delle trattative con le associazioni datoriali sul contratto
integrativo, scaduto un anno fa.

«Stamani (ieri per chi legge) alle 5,30 siamo andati al Ponte di Ferro a fare
volantinaggio e saranno passati, al massimo, 10 lavoratori» racconta con soddisfazione Roberto Venturini,
segretario provinciale della Fillea. Come spesso accade in questi casi, l’adesione allo sciopero al monte ha
superato il 90%: l’attività estrattiva si è bloccata completamente e, dalle cave, non è sceso nemmeno un
sasso. Rallentando, di conseguenza, l’attività nei depositi e nelle segherie. Anche al piano le cose sono
andate bene, aggiunge Francesco Fulignani, segretario provinciale della Feneal Uil, raccontando che i
cancelli dei “colossi della lavorazione” sono rimasti tutti chiusi: «I lavoratori delle aziende più rappresentative
hanno scioperato… il messaggio è arrivato» conferma il sindacalista. E a conferma di quanto sia stata sentita
questa mobilitazione, ieri mattina, a Nazzano, davanti alla sede della Carrara Marmi, si è creato un presidio
“spontaneo”: «Ci saranno stati almeno 200-250 lavoratori, ma noi non abbiamo organizzato nulla è stata
un’iniziativa nata sul momento» spiega Giacomo Bondielli della Filca Cisl. Lo sciopero di ieri è scattato dopo
tre incontri al tavolo delle trattative con i rappresentanti delle imprerse che si sono conclusi con altrettante
fumate nere. Il nodo, questa volta, è l’entità dell’indennità di presenza che, visto il buon andamento del
settore, i sindacati vorrebbero fosse portata a 15 euro giornaliere mentre le associazioni datoriali non
sembrano disposte ad andare oltre i 6,50 euro. Ma l’incremento dell’indennità di presenza non è l’unico
ostacolo da superare: i sindacati chiedono ritocchi migliorativi che vanno dall’adeguamento del vestiario, alla
formazione professionale, dall’orario di lavoro alla parte economica che le categorie vorrebbero ri-contrattare.
Nella parte eonomica le richieste dei lavoratori sono le seguenti: indennità di disagio: in galleria 2,78 euro al
giorno; nel granito 1,85; nel bianco 0,92; in cava 1,85. Anzianità di settore: il premio viene erogato dopo 15
anni di lavoro e dopo 20: i sindacati chiedono che sia anticipato rispettivamente a 12 e a 15 anni. Viene
chiesto, inoltre, un aumento anche per il premio si risultato parametro settoriale, fermo a 619 euro dal 1996. E
mentre ieri da Assindustria non è arrivato alcun commento sullo sciopero ma un netto: “Ribadiamno le nostre
posizioni, le richieste dei sindacati non sono accettabili”, Cgil, Cisl e Uil si dicono pronti a concedere qualche
giorno di “tregua”, in attesa della chiamata per la riapertura delle trattative. «Se il telefono non squillerà entro
la settimana – spiegano i segretari di categoria – siamo pronti a tornare in piazza». I sindacati hanno già
incassato il mandato dei lavoratori per tre giornate di mobilitazione: dopo quella di ieri, dunque, potrebbero
esserci altri due giorni di serrata. La sensazione è che i rappresentanti non vogliano tirare la cosa per le
lunghe e che, già in settimana, ci potrebbe essere un nuovo vertice tra le parti sociali per decidere il da farsi a
seconda delle mosse delle associazioni datoriali. «Sarà uno sciopero a proteste crescenti» spiegano da Fillea
Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl lasciando intendere che eventuali nuove iniziative si terranno senza preavviso e
con modalità “tutte da scoprire”.

 

« »