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25 giugno 2012 • News

I CANTIERI RESTANO CHIUSI. LA CRISI PEGGIORA.

SERVE UN TAVOLO CON SINDACATI ED IMPRESE PER FISSARE PRIORITA’ E DATE CERTE.

DI ANTONIO CORREALE – Segretario Generale Feneal Uil

La crisi nella sua ‘infinita’ lunghezza e con le sue conseguenze sempre più tristemente visibili, ci aggredisce ogni giorno di più, rendendo le nostre vite difficili. La vediamo e la sentiamo ovunque. Uno stillicidio quotidiano di storie  di disoccupazione e di chiusure che si moltiplicano in tutta Italia. E nel mentre, il Paese ci appare sempre più impotente, con la politica da una parte e le persone da un’altra, una società civile che si sente abbandonata e mal rappresentata. Bisogna lavorare per colmare questa distanza e non lasciar alcun spazio alla paura e al terrore, alla disperazione e alla rassegnazione.

La recessione che ha investito l’Europa ed il Paese, con il tributo di vite umane che sta portando con sé, sembra essere inarrestabile. Il quadro macroeconomico, che viene disegnato di volta in volta da osservatori economici internazionali e nazionali, accentua pessimismi ed incertezza ed il settore delle costruzioni non ce la fa proprio a riprendersi, con una produzione, in Italia, che nel mese di febbraio ha registrato, secondo i dati Istat, il peggior risultato dall’inizio della crisi (- 20,3%), dopo quello di gennaio 2009 (- 23,3%). Tutti i comparti sono stati investiti dalla crisi, un fiume in piena che ha rotto ogni argine, indebolendo il sistema che rischia il collasso non solo economico ma sociale, con la destrutturazione di un modello di welfare sussidiario per l’edilizia che con fatica siamo riusciti ad ottenere.

I dati che giungono numerosi sono sempre più negativi, peggiori delle aspettative che si erano avute finora, ma quel che più ci preoccupa è che le risposte tardano ad arrivare. Il vuoto di iniziative e l’assenza di provvedimenti adeguati a contrastare il tracollo del settore, come dicevo, ha prodotto oltre che un’emorragia di posti di lavoro, l’aumento dell’illegalità e dell’irregolarità del lavoro e l’indebolimento complessivo di un sistema di imprese già fortemente frammentato.

l settore delle costruzioni è stato fra quelli che più hanno pagato in termini occupazionali, sociali ed economici la crisi e neppure il settore dei materiali dà segni di ripresa. La produzione del cemento, ad esempio, è scesa dal massimo livello di 47 milioni di tonnellate del 2006 ai prevedibili 25 milioni di tonnellate del 2012, conseguenza della stagnazione dell’industria delle costruzioni sia nel residenziale privato che nelle infrastrutture pubbliche. In cinque anni il settore ha perso il 24,1% in termini di investimenti e produttività, riportandosi ai livelli di produzione di metà degli anni ’90. I 300mila posti di lavoro persi in oltre tre anni di crisi sono stati ampiamente superati fino a sfiorare i 400mila e circa 108 milioni sono le ore autorizzate per la cig nel 2011. A tutto ciò si aggiunga che, nel frattempo, sono emerse drammaticamente le insufficienze e i limiti di un modello di sviluppo basato sull’aggressione al territorio e i vincoli che l’insufficienza del sistema infrastrutturale pone allo sviluppo complessivo del Paese e alla sua modernizzazione.

Dal governo arrivano per ora annunci di stanziamenti imponenti, ma è un disco rotto, un film che si ripete e che abbiamo purtroppo visto troppe volte e che non ha determinato svolte concrete, anche se siamo convinti che non c’è alternativa ad un progetto di crescita che rilanci lo sviluppo e riattivi i consumi. Continuiamo per questo a sollecitare il governo ad intervenire con una politica che renda immediatamente spendibili i fondi stanziati per il settore, ed intanto stiamo ancora aspettando che ci convochino, perché siamo convinti dell’indispensabilità di un tavolo di confronto con i sindacati e le imprese per definire gli interventi da compiere, le date certe e le scelte utili allo sviluppo. Anche se si vuole archiviare la stagione della concertazione resta fondamentale che il governo si confronti con le parti sociali che possono rappresentare le esigenze reali del Paese e che si sforzano di garantire la tenuta sociale.

Finora abbiamo tentato di contrastare le derive della crisi e dell’inerzia di interventi con una forte coesione che si è espressa nell’esperienza che ha dato vita agli Stati Generali delle Costruzioni e che ha prodotto proposte e iniziative senza, però, avere ancora risposte sufficienti. Solo pochi mesi fa, il 3 marzo, abbiamo organizzato con le altre due sigle sindacali del settore una grande manifestazione che ha portato in piazza, a Roma, circa 30mila edili per presentare la nostra ‘ricetta’ per uscire dalla crisi, una piattaforma unitaria contenente le proposte e gli strumenti che noi sindacati riteniamo fondamentali per rilanciare le costruzioni. Nelle scorse settimane la nostra azione congiunta è proseguita con l’invio al Ministro Passera di una lettera perché il governo ascolti le nostre richieste e ci coinvolga in un percorso di ripresa in cui sindacati ed imprese potrebbero indicare chiaramente le scelte prioritarie da compiere per il settore.

Sentiamo parlare ogni giorno di miliardi stanziati per le infrastrutture e per le opere pubbliche, ma la realtà davanti ai nostri occhi è che i cantieri continuano a restare chiusi, mentre le persone perdono il lavoro e non riescono ad andare avanti, e le imprese sono costrette a chiudere strozzate dalla crisi e dall’allungamento dei tempi di pagamento dei lavori pubblici regolarmente eseguiti. Un problema quest’ultimo gravissimo e che coinvolge tutti, lavoratori ed imprese, mettendo a rischio la sopravvivenza stessa del settore.

Non vogliamo criticare l’operato del governo, che sappiamo bene sta affrontando una crisi senza precedenti che rischia ancora di trascinare il nostro Paese nel baratro, ma è tempo di puntare sulla crescita senza gravare ulteriormente su lavoratori e pensionati. Aprire i cantieri e creare i posti di lavoro è una priorità oramai non più rinviabile. I versanti su cui agire sono molteplici e li abbiamo indicati tutti nella piattaforma elaborata unitariamente con Filca Cisl e Fillea Cgil: rilancio dell’edilizia attraverso politiche di innovazione nella direzione della green economy, risparmio energetico e sostenibilità, piano straordinario per il Mezzogiorno, destinazione di una quota maggiore di Imu ai Comuni per un allentamento selettivo del patto di stabilità da destinare alla difesa del territorio e alla riqualificazione del patrimonio abitativo. Inoltre come sindacati dell’edilizia abbiamo chiesto  che sia rivista l’attuale normativa sulle pensioni di anzianità, che devono essere adeguate alla tipologia lavorativa (lavori pesanti) e in materia di lavori usuranti. Ribadiamo che il problema dell’edilizia non riguarda solo l’andamento economico, la caduta della produzione e dei consumi, la chiusura delle imprese, la perdita del lavoro, ma anche la destrutturazione del settore e l’allentamento dei vincoli e delle regole, l’aumento del lavoro nero e delle infiltrazioni malavitose. Tutto questo deve essere fermato attraverso una necessaria e forte azione di contrasto alla criminalità e ad una lotta più incisiva contro il caporalato. E’ necessario affermare pienamente trasparenza e regolarità del mercato applicando rigidamente le procedure previste per contrastare l’infiltrazione criminale nel settore a partire dalle grandi opere ed agire in direzione del superamento della prassi di affidamento dei lavori attraverso gli appalti al massimo ribasso. Non dimentichiamo che proprio nella crisi, ed approfittando della sua durata, le mafie hanno utilizzato la loro enorme liquidità senza controlli per facilitare la loro presenza nell’economia legale. Qualificare il settore è fondamentale attraverso l’attuazione della Patente a punti, il rafforzamento dei controlli a tutti i livelli, applicando l’obbligo di adozione del DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva) per congruità anche ai lavori privati, dando attuazione agli accordi e agli avvisi comuni già da tempo sottoscritti dalle parti sociali del settore. In questo contesto vanno definite politiche idonee, anche attraverso il sostegno all’innovazione, tese a supportare l’intera filiera delle costruzioni: edilizia, legno, laterizi, cemento, lapidei, dando risposta alle tante crisi aperte.

Non ci stancheremo di ripetere che per le sue caratteristiche e per la sua centralità il settore delle costruzioni può e deve essere un banco di prova decisivo per determinare un cambiamento di rotta in grado di garantire la ripresa dello sviluppo equo e sostenibile dell’intero Paese. Un tempo l’edilizia era considerato un volano per la crescita economica. Oggi dovrebbe essere, invece, considerato un pilastro di un progetto di sviluppo più vasto che dia lavoro, modernizzi il Paese, lo faccia evolvere sul piano tecnologico e lo renda meno vulnerabile rispetto all’incuria e ai colpi della natura, per rilanciarlo anche sul piano della qualità della vita.

 

 

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