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Disoccupazione speciale, partite Iva, part time

27 marzo 2012 • News

23 marzo 2014 Edilizia e territorio – Il sole 24 ore online

Disoccupazione speciale, partite Iva, part time: il nuovo lavoro in edilizia

di Giuseppe Latour

Disoccupazione speciale, partite Iva, part time, contributi per le aziende. La riforma del mercato del lavoro porta un cambiamento strutturale su molti temi decisivi per le costruzioni. Dagli ammortizzatori sociali ai contratti, sono molti gli appesantimenti, burocratici e di costo, in arrivo. Mentre, almeno per ora, sembrano pochi i vantaggi e le semplificazioni. Sul fronte degli ammortizzatori la novità più grande si chiama «Assicurazione sociale per l’impiego» (Aspi), che andrà a sostituire tutte le forme di indennità di disoccupazione attualmente esistenti, inclusa la disoccupazione speciale edile. Questo vuol dire un cambiamento, in linea di principio, favorevole all’edilizia, soprattutto sul fronte dell’entità del sostegno. Al momento, infatti, la cosiddetta «diesse» è pari a poco più di 500 euro mensili; un importo ridottissimo che, tra l’altro, ha sollevato diverse polemiche in passato. L’Aspi, invece, dovrebbe essere ricompresa in una forbice che arriva fino a 1.119 euro. Cambieranno, però, leggermente al rialzo i requisiti, con un passaggio dalle attuali 43 contribuzioni settimanali nei due anni precedenti il licenziamento alle nuove 52 settimane di contribuzione settimanale in due anni. Non viene modificata la cassa integrazione. «In questo modo – spiega il segretario generale della Fillea Cgil, Walter Schiavella – i lavoratori dell’edilizia continuano ad essere figli di un dio minore anziché finalmente vedersi riconosciuti gli stessi diritti degli altri lavoratori». Resta da sciogliere il nodo della contribuzione per il nuovo strumento: oggi le imprese versano un’aliquota pari allo 0,8 per cento. E un eventuale aumento potrebbe essere combinato con altri aggravi che si profilano, ad esempio sulla flessibilità «in entrata». «Non mi sembra sia toccato il tema per noi principale, quello del costo del lavoro eccessivo – spiega il vicepresidente Ance per le relazioni sindacali, Gabriele Buia -. Ad esempio, oggi paghiamo per la cassa integrazione 3,20 punti in più di altri settori. E, nonostante paghiamo tanto, spesso abbiamo meno degli altri». Dubbi condivisi anche da Lapo Borghi, vicepreisdente Aniem con delega alle relazioni sindacali: «Dovranno essere capiti bene i preventivati interventi sulla cassa integrazione che le imprese del nostro settore hanno sempre poco utilizzato, accumulando fondi in eccesso mai recuperati». Sul part time in edilizia, poi, la riforma mette di fatto una pietra tombale. Secondo lo schema del Governo, infatti, per usarlo sarà obbligatorio effettuare una comunicazione amministrativa per ogni variazione di orario messa in atto con il lavoratore. Un modo per disincentivare il suo utilizzo. E, nel caso delle costruzioni, un modo per abbattere le pratiche di uso incongruo del tempo parziale. «Con l’ultimo contratto nazionale di settore –

ricorda Domenico Pesenti, segretario generale Filca Cisl – avevamo già normato il part time per evitare fenomeni di abuso. La riforma, comunque, va nella giusta direzione perché combatte fenomeni di uso distorto». Altro fenomeno distorto che potrebbe essere abbattuto è quello delle partite Iva.

 

Esiste per l’edilizia la questione dei lavoratori licenziati e poi riassunti come collaboratori. Secondo cifre che girano tra i sindacati, su due milioni di occupati del settore, gli autonomi sarebbe arrivati a 500mila unità. Numeri forse sovrastimati che, comunque, raccontano un fenomeno preoccupante. Per le partite Iva cambieranno le regole: si applicherà la presunzione di rapporto subordinato per collaborazioni più lunghe di sei mesi dalle quali al lavoratore arrivi più del 75% dei suoi corrispettivi totali. «E’ sicuramente un passo nella giusta direzione – spiega Antonio Correale, segretario generale Feneal Uil anche se una soluzione a questo problema arriverà solo con l’invarianza di costo in termini contributivi e fiscali tra partite Iva e dipendenti». La nuova regola sulle partite Iva non si applicherà, invece, al mondo degli studi e dei professionisti iscritti all’ordine. «Sarebbe stata una regola troppo rigida – spiega Franco Frison, segretario del Consiglio nazionale degli architetti -. Avrebbe potuto generare distorsioni pesantissime». C’è, infine, la questione della formazione, uno dei punti più critici. Con la riforma, infatti, vengono previsti fondi per finanziare l’accesso alle tutele della cassa integrazione di quei soggetti che oggi non sono coperti. Dovrebbero essere pagati con il contributo dello 0,3% oggi destinato ai programmi di formazione. Che, però, in edilizia viene attualmente usato per sostenere il sistema delle scuole edili. Per le costruzioni, allora, questa misura potrebbe tradursi in un aggravio. «Rischia di portare ulteriori aumenti di costo non gestibili», conclude Buia.

La Feneal sulla riforma degli ammortizzatori

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