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Consiglio Generale FeNEAL UIL

22 settembre 2010 • News

Consiglio Generale FeNEAL UIL

22.09.2010, ore 9.00, NH Vittorio Veneto, Corso Italia 1 – Roma

Antonio Correale, Segretario Generale FeNEAL UIL:

“La litigiosità politica blocca la ripresa. Si rischia un 2010 senza una svolta reale. Divisioni sindacali? La priorità è uscire da immobilismo e antagonismo sterile.”

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Si è tenuto oggi, a Roma, il Consiglio Generale della FeNEAL UIL che ha riunito circa 150 delegati da tutta Italia per discutere sul particolare momento politico ed economico che sta vivendo il nostro Paese e sulla manifestazione nazionale Uil e Cisl del prossimo 9 ottobre.

Nel corso del dibattito, a cui è intervenuto il Segretario Generale della Uil Luigi Angeletti che ha portato il saluto della Confederazione, si è parlato di crisi e sviluppo del paese, ruolo della politica e rapporto con le forze sociali.

Il Segretario Generale FeNEAL UIL Antonio Correale nella sua relazione , che ha aperto i lavori, si è soffermato innanzitutto sull’attuale situazione politica:

“Malgrado i nostri sforzi per ridare priorità ai problemi concreti, la politica continua, invece, ad avvitarsi su se stessa. Addirittura rischia di mancare l’appuntamento anche con ciò che è possibile realizzare con facilità, facendoci così correre il pericolo di un ancora più grave logoramento economico e sociale per il resto del 2010, per di più non lasciandoci intravvedere nemmeno in lontananza una minima capacità progettuale, in grado di operare fin da adesso per costruire il futuro. Si parla molto di consistenza della maggioranza, di modifiche, che sarebbero sacrosante, alla legge elettorale, di calcoli politici sulla presunta fine del “berlusconismo”, ma non riusciamo a capire cosa davvero possono dare, oggi, Governo e partiti per tirare l’Italia fuori dalle difficoltà e, soprattutto, per ritrovare un vero rapporto, diretto e positivo, con le famiglie, i lavoratori, le imprese, insomma, con il paese reale, in carne ed ossa."

“Il Governo, infatti vuole rilanciarsi attraverso un’azione concentrata su cinque punti indicati dal Premier: giustizia, fisco, federalismo, mezzogiorno e sicurezza. Convinti come siamo che questi cinque punti avrebbero già dovuto essere prioritari e che il reale interesse è, invece, rivolto altrove, la nostra sensazione è che essi in realtà difficilmente avranno una prospettiva e costituiranno il punto di partenza per un diverso e più costruttivo confronto politico in Parlamento e nel Paese.

Il nostro Paese sta vivendo un periodo di logoramento politico della capacità di azione del Governo che non promette nulla di buono. Purtroppo, anche dalle opposizioni non ci sembra che arrivi un contributo chiaro, convincente alle esigenze del Paese. La politica ha, in fondo, smarrito il proprio ruolo e le proprie funzioni e, ad aggravare la situazione, dietro questi ritardi e questi suoi vizi, si sta nascondendo un nemico ancora più insidioso, quello di un qualunquismo, che nasce questa volta dai timori per il futuro, dalla paura di perdere reddito e stato sociale, di perdere lavoro e rispetto, e che contribuisce a dividere ancora di più il nostro paese: nord contro sud, grandi imprese e piccole imprese, lavoratori pubblici e privati, famiglie italiane ed immigrati, per non parlare del distacco e dell’incomunicabilità fra le generazioni.”

Su economia e crisi Correale ha dichiarato:

“Le difficoltà economiche delle famiglie italiane stanno ridisegnando la mappa dei ceti sociali con crescenti ed inquietanti disuguaglianze tra ricchi e poveri e con lo spaventoso ampliamento della povertà che, ormai, ingloba oltre alle famiglie monoreddito, sempre più famiglie a doppio reddito basso.”

“La crisi – precisa – è stata anche, dunque, un banco di prova per tutti noi: possiamo però dire che sul piano sociale la prova è stata dura ma la tenuta c’è stata. Ad esempio abbiamo garantito professionalità indispensabili per il settore, non è uscito massacrato il lavoro immigrato, abbiamo rinnovato sia pure in condizioni davvero difficili il contratto. Proprio alla luce di queste considerazioni la Uil, e la Feneal con essa, sta insistendo sulla centralità dell’uscita dalla crisi e della ripresa della crescita attraverso la strada maestra dell’equità. Avere titoli per aprire un confronto libero e costruttivo, capace di richiamare istituzioni e partiti alle questioni vere e non rinviabili che l’Italia deve affrontare, per il Sindacato significa offrire non solo agli interlocutori, ma anche ai propri rappresentati la garanzia della propria autonomia. Autonomia da massimalismi vecchi e nuovi. Autonomia che fa della Uil un sindacato non di schieramento ma di proposta e di partecipazione. Autonomia che ci permette di valutare in piena libertà quello che è utile per i nostri lavoratori e quello che va cambiato, per evitare che una difesa conservatrice dell’esistente, così come abbiamo verificato nelle posizioni passate e recenti della FIOM, si traduca in una perdita secca sia per le ragioni del lavoro dipendente, sia anche del ruolo negoziale e di controllo del sindacato.”

Continuando sui rapporti tra i sindacati il Segretario ha aggiunto:”È innegabile che la fase attuale registra molte difficoltà di rapporti fra Cgil da una parte e Uil e Cisl dall’altra. Nella storia sindacale le sintonie fra le tre organizzazioni sindacali hanno oscillato più di una volta, ma c’è una costante: nei momenti di svolta spesso proprio la ostinazione di Uil e Cisl a non rimanere fermi, a non rifiutare l’ostacolo dell’evoluzione economica e sociale ha permesso alla fine, sia pure tra molti travagli, di far prevalere in tutto il sindacato, Cgil compresa, un’anima davvero riformista in grado di gestire il cambiamento.”

“Anche oggi siamo ad un passaggio delicato: se vogliamo evitare di farci logorare da quella stessa situazione che sta impoverendo la vita politica, dobbiamo sapere che si può, si deve passare, anche attraverso momenti di distinzione sindacale. Anche forte. Perché a cosa serve essere uniti a parole su temi di carattere generale, dove forse le convergenze sono anche facili, quando in realtà resta diversa e distante la concezione del ruolo sindacale?”

Sulla Manifestazione Nazionale Uil e Cisl di ottobre Correale ha spiegato: “La mobilitazione del 9 ottobre punta a dare più forza ad un mondo del lavoro che dice basta a privilegi e furbizie. Un segnale forte da inviare al Governo e a tutti i partiti. Al centro di questa importante iniziativa abbiamo posto il tema dell’equità fiscale. La leva fiscale è fondamentale in questa fase: per dare risposte alle difficoltà economiche dei lavoratori; per rianimare i consumi interni, ora molto depressi; per rilanciare l’occupazione; per contrastare la concorrenza sleale, che si annida nell’abusivismo e nel lavoro nero; per ristabilire sopratutto in termini reali, veri, il valore di equità, troppe volte mortificato.  Probabilmente ci obietteranno, come al solito, che non ci sono risorse sufficienti, ed invece è necessario trovarle quelle risorse per cominciare a dare respiro a salari e stipendi ed ai redditi di pensione che si stanno erodendo, anno dopo anno, in modo allarmante. La lotta all’evasione, la riduzione implacabile di sprechi e spese inutili, il taglio inesorabile dei costi della politica, sono queste le tre carte da giocare. Il macigno del debito pubblico, che sta puntando a superare anche il 120% del rapporto con il Pil, non deve bloccare questo processo di riforma.”

Sul settore costruzioni il numero uno della Feneal ha proseguito facendo una disamina della situazione e lanciando le proposte della Feneal:

“Abbiamo combattuto una dura battaglia per contenere un consuntivo ancora più pesante in termini occupazionali. Si pensi alla richiesta unitaria sulla cassa integrazione. Eppure la perdita di posti di lavoro, fra la fine del 2008 e la fine del 2009, ha sfiorato le 200 mila unità. Ed anche gli inizi del 2010 hanno segnalato, sia pure in forma minore, la prosecuzione di una strisciante emorragia occupazionale. Ed una delle note più dolenti riguarda lo stato delle opere pubbliche: quelle del genio civile, dopo la flessione del 6% nel 2008, sono diminuite del 7% nel 2009 e di un altro 4,95 nel 2010. Si spera nel 2011 in una leggera ripresa attorno al l’1,6%.”

Ma la crisi segnala altre evidenze: va rilevato anche, si legge ancora nella relazione, che c’è stata una caduta evidente delle piccole opere, piccole ma importantissime per la qualità della vita delle città, per la manutenzione del territorio, per favorire l’attività economica e sociale, così come la spesa degli Enti Locali è scesa in modo verticale, per i ben noti problemi legati alla sostanziale espropriazione delle loro risorse. “La situazione del residenziale non ha bisogno di molti commenti: secondo il Cresme, – continua Correale – dopo il boom del volume di affari fra il 1997 ed il 2006, con un balzo di più 86%, gli ultimi tre anni hanno visto crescenti riduzioni. Il crollo delle compravendite e la discesa dei prezzi hanno contribuito sensibilmente ad una flessione continua. Anche in questo caso c’è attesa di un pur timido risveglio, ma fa bene il Cresme a sventolare l’esempio degli Stati Uniti, dove, dopo mesi di ripresa sostenuta dagli incentivi, si è registrata una caduta del 25% nel mese di luglio. Non sta meglio il comparto non residenziale.”

“Si può allora dire che il 2010 sarà un anno di crisi ancora molto acuta, anche se qualche spiraglio si intravede: ad esempio regge la domanda privata di riqualificazione che nella seconda parte di quest’anno potrebbe crescere, secondo il Cresme, attorno all’1%. E nel 2011 potrebbero manifestarsi gli effetti del “Piano Casa2” i cui esiti, finora, sono considerati dagli esperti piuttosto deludenti. Ecco perché bisogna rimboccarsi le maniche e, soprattutto bisogna considerare questo settore come una delle leve più preziose per riaprire il capitolo di una crescita dinamica e di spessore. Se vogliamo davvero dare un colpo ad una visione ormai superata della produzione e dell’economia reale e se, al tempo stesso, pensiamo che la vera sfida è la modernizzazione del paese, allora non possiamo non fare ogni sforzo per convincere e costringere Governo e Parlamento ad incoraggiare il rilancio del nostro settore come polo strategico per un Paese davvero rinnovato.”

“Pensiamo alla prevenzione e manutenzione del territorio – conclude Correale – messo a dura prova da eventi naturali, ma anche dall’incuria e dai ritardi con cui si sono mosse e si muovono le Istituzioni centrali e locali. La Feneal da tempo chiede un piano decennale per questi lavori, sottratto alle beghe politiche, certo nelle risorse, nelle priorità, nei tempi di esecuzione. Un piano che unisca la Nazione, se è vero come è vero che i fiumi straripano in Liguria come in Campania, se le frane travolgono territori del nord come del centro o del sud; se il nostro patrimonio archeologico ed artistico è ovunque messo in pericolo. Ecco perché siamo convinti che su alcuni progetti si potrebbe, anzi si dovrebbe trovare una sintesi da parte di tutti, andando oltre lo sbandieramento di miliardi di euro che non si spendono, o la ricerca di facili consensi politici che, però, restano sulla carta, mentre lo smottamento di mezza Italia prosegue inesorabile. Un piano di questo tipo si raccorderebbe bene con l’avanzare del processo di modernizzazione delle nostre reti infrastrutturali che sono essenziali per rendere agevole il raggiungimento in particolare delle nostre regioni meridionali. Invece che continuare ad elargire euro inutili per commissioni, consulenze, moltiplicazione di incarichi, sarebbe ora che quei soldi servissero ad aprire o riaprire i cantieri.”

I lavori si sono conclusi con l’intervento di Luigi Angeletti che ha parlato di fisco, lavoro e naturalmente della Manifestazione di ottobre.

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