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Incontro Natuzzi

13 gennaio 2015 • legno, News

CONCLUSO INCONTRO NATUZZI – SINDACATI FENEAL, FILCA, FILLEA: INVESTIMENTI E CONTRATTO DI SOLIDARIETA’ PER USCIRE DALLA CRISI

Si è appena concluso l’incontro in Confindustria tra sindacati e vertici della Natuzzi sul piano industriale dell’azienda, che inizialmente prevedeva l’esubero per 1.380 lavoratori e lavoratrici.
Dopo sei mesi di trattative, oggi per il sito produttivo arrivano le prime buone notizie, con la decisione condivisa di percorrere la strada del contratto di solidarietà , da sempre sostenuta da Feneal Uil, Filca Cisl,Fillea Cgil per consentire il riassorbimento degli esuberi. E così è stato “da 900 dipendenti (su un totale di 1.909) previsti dal piano industriale, si è giunti ad un numero di 1.500 lavoratori in solidarietà , di cui 1.400 da subito e altri 100 con gradualità entro il 2017, recuperando così 600 lavoratori dalla Cigs” spiegano in una nota i sindacati, che proseguono “altri 100 lavoratori saranno collocati in nuove società create sul territorio entro il 2015. Per i 309 lavoratori rimanenti, proseguirà la ricerca di nuove aziende, così come previsto dall’accordo di programma. Per questi lavoratori è prevista la Cigs a zero ore con possibilità di accedere alla mobilità volontaria con incentivi.” Tutto ciò sarà accompagnato da un forte piano di investimenti, 5 milioni di euro entro maggio 2015, “con nuove linee produttive e una complessiva riorganizzazione, al fine di migliorare la competitività . Ulteriori investimenti verranno finalizzati alla formazione del personale” proseguono Feneal Filca Fillea “inoltre è previsto un intervento sul contenimento del costo del lavoro, attraverso il salario accessorio, limitato alla durata del piano industriale, che si conclude nel 2018.”
Previsto inoltre il coinvolgimento delle Rsu e delle organizzazioni sindacali per monitorare gli investimenti e la riorganizzazione per ogni singolo stabilimento, e la costituzione di una commissione nazionale perla verifica delle strategie complessive del gruppo Natuzzi “ora la parola passerà ai lavoratori per il giudizio sull’ipotesi di accordo. Al via da subito le assemblee” concludono i sindacati.

 

RASSEGNA STAMPA

SOLE 24 ORE_140115

Manifattura. Tornano in fabbrica circa 600, gli esuberi scendono a 534 – Costo del lavoro ridotto del 6%
La solidarietà salva Natuzzi
Raggiunta un’ipotesi di accordo che ora sarà votata dai lavoratori
Cristina Casadei
Alla Natuzzi rientrano in fabbrica oltre 600 lavoratori e arriva la solidarietà. Rimangono 400 lavoratori in cassa
integrazione per i quali c’è l’impegno delle parti a trovare una ricollocazione. E spunta il comitato di
partecipazione dei lavoratori. Ieri l’azienda e i sindacati hanno concordato un’ipotesi di accordo che nei
prossimi giorni sarà sottoposta alle assemblee, sovrane, e successivamente sarà siglata al ministero del
Lavoro e al ministero dello Sviluppo economico. Per l’azienda si tratta di un risultato che permette di dare
continuità e di rafforzare il percorso industriale per ridare competitività alle produzioni italiane e ridurre gli
esuberi strutturali che passano da 1.506 (definiti a ottobre 2013) a 534. Il nuovo organico in Italia sarà, quindi,
composto da 1.800 dipendenti (dagli attuali 2.334), per i quali l’evoluzione dell’accordo prevede l’applicazione
del contratto di solidarietà. Il gruppo procederà a completare l’estensione della Lean-Enterprise in tutti gli
stabilimenti italiani, per massimizzare il valore della catena produttiva, riducendo al minimo gli sprechi, grazie
all’innovazione dei processi e dei prodotti. Secondo fonti sindacali verranno effettuati 5 milioni di investimenti.
A fronte della riduzione dell’impatto occupazionale è stata concordata anche la riduzione del costo del lavoro
in una percentuale tra il 5 e il 6%, grazie al congelamento dei permessi retribuiti (cosiddetti Rol) e degli scatti
di anzianità (nella misura del 60%) fino al 2018 e al contenimento e riformulazione dei permessi sindacali.
La nuova organizzazione del lavoro prevede l’applicazione dei contratti di solidarietà per 24 mesi per 1.303
persone: il range delle ore lavorative giornaliere andrà da 4 a 6, in relazione alle esigenze tecniche,
organizzative e produttive dei reparti. Questo consentirà di far rientrare dalla cassa integrazione circa 600
persone. Dal 2017 è previsto anche il reimpiego di altri 100 lavoratori e la riapertura del sito di Ginosa, a patto
che vengano raggiunti i volumi e i livelli di produttività definiti dal piano industriale. I contratti si solidarietà
interesseranno anche i 418 addetti della sede centrale e degli uffici. Rimangono circa 400 esuberi in cassa
integrazione per i quali l’azienda e i sindacati si sono impegnati a verificare un percorso di ricollocazione e
l’eventuale apertura di una procedura per l’esodo incentivato per coloro che hanno i requisiti per la pensione.
Paolo Acciai segretario nazionale della Filca Cisl sottolinea «che l’accordo recupera tante persone e
consente di riportare in Italia le lavorazioni della Romania che saranno concentrate nello stabilimento di
Iesce. Infine si realizza un impegno del sindacato a intervenire sul costo del lavoro e si realizza il comitato di
partecipazione che dovrà monitorare tutte le operazioni finanziarie che l’azienda vorrà mettere in campo». Per
Fabrizio Pascucci, segretario nazionale della Feneal Uil, «è la dimostrazione che le organizzazioni sindacali a
fronte del salvataggio di posti di lavoro sono disponibili a fare sacrifici che non sono contemplati nella normale
contrattazione. Abbassando alcuni istituti del salario accessorio abbiamo raggiunto un’intesa che va nella
direzione di rendere competitivo il lavoro italiano invece di decentrarlo in Romania o in Cina». Silvano Penna,
segretario generale Fillea Cgil Puglia, sottolinea che «rispetto a quello che l’azienda chiedeva è stato ridotto
all’osso l’impatto economico sui lavoratori. Sono stati congelati istituti, come i Rol, che in realtà non sono
denaro contante e quindi non hanno un impatto sulla busta paga. Ciò che importa è però la riduzione degli
esuberi strutturali che però non basta. L’obiettivo è ridurli a zero».

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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