MENU

MENU

Antonio Correale: “Lotta all’evasione, riduzione di sprechi e spese inutili, taglio dei costi della politica sono le tre carte da giocare.”

16 settembre 2010 • News

Si riporta di seguito l’intervento del Segretario Generale Antonio Correale,  al Teatro Capranica di Roma, in occasione dei Consigli Generali congiunti di Uil e Cisl che hanno proclamato la Manifestazione Nazionale del 9 ottobre. 

Rivedi l’intervento del Segretario Generale nel video della Uilweb Tv

Alcune considerazioni di carattere generale.

Una volta dai partiti, dal governo, giungevano al sindacato molti condizionamenti che si sommavano alle impostazioni ideologiche e culturali che tutti noi avevamo. Oggi non è più così.

Nel passato assieme ai tentativi di condizionare la vita sociale e sindacale i partiti venivano a loro volta a contatto con i fermenti, gli stimoli, le attese del mondo del lavoro. Ed in qualche modo questo li aiutava a non perdere contatto con la realtà.

Di questi tempi invece i partiti appaiono lontani dalle aspettative di lavoratori giovani, anziani, chiusi nella loro autoreferenzialità ma, diciamolo pure, anche in un sistema che garantisce i singoli, produce privilegi e notorietà, deresponsabilizza la gran parte di colori che fanno politica.

L’Italia ha bisogno di altro, semplicemente di altro per questo motivo siamo convinti che la costanza con la quale la UIL e la CISL hanno insistito sulla centralità della questione della crescita e di quella collegata ad essa dell’ equità, resta la strada maestra da percorrere. Per questo motivo restiamo giustamente gelosi della nostra autonomia, che non è un modo per sfuggire al confronto, bensì il modo per richiamare Istituzioni e partiti alle questioni vere e non rinviabili, che l’Italia deve affrontare.

Autonomia anche da massimalismi vecchi e nuovi. Autonomia che fa delle nostre Organizzazioni un sindacato non di schieramento ma di proposta e di partecipazione.

Autonomia che ci permette di valutare in piena libertà quello che è utile per i nostri lavoratori e quello che va cambiato per evitare che una difesa conservatrice dell’ esistente si traduca in una perdita secca delle ragioni del lavoro dipendente e del ruolo negoziale e di controllo, del sindacato.

La fase attuale registra molte difficoltà di rapporti: fra Cgil, Cisl e Uil. Ma non credo che ci sia da scandalizzarsi più di tanto. Nella storia sindacale le sintonie fra le tre organizzazioni sindacali hanno oscillato più di una volta, ma c’è una costante: nei momenti di svolta proprio la ostinazione di Cisl e Uil a non rimanere fermi, a non rifiutare l’ostacolo dell’evoluzione economica e sociale, ha permesso alla fine, sia pure fra molti travagli, di far prevalere in tutto il sindacato, Cgil compresa, un anima davvero riformista ed in grado di gestire il cambiamento.

 
Anche oggi siamo ad un passaggio delicato: se vogliamo evitare di farci logorare da quella stessa situazione che sta impoverendo la vita politica, dobbiamo sapere che si può, si deve passare, anche attraverso momenti di distinzione politica. Anche forte. Perché a cosa serve essere uniti a parole su temi di carattere generale dove forse le convergenze sono anche facili, quando in realtà resta diversa e distante la concezione del ruolo sindacale?

Si prenda il tema dell’equità fiscale. Noi siamo molto preoccupati perché sentiamo nell’ aria odore di fregatura. La leva fiscale è fondamentale in questa fase. Per dare risposte alle difficoltà economiche dei lavoratori; per rianimare i consumi interni depressi, e quindi anche l’occupazione; per contrastare la concorrenza sleale che si annida nell’ abusivismo e nel lavoro nero; per ristabilire soprattutto in termini reali, veri, un valore di equità troppe volte mortificato.

Eppure resta il dubbio che ancora una volta ci si risponda che non ci sono risorse sufficienti. E’ necessario invece trovarle per cominciare da salari e stipendi e dai redditi di pensione che si stanno erodendo anno dopo anno in modo allarmante. Lotta all’evasione, riduzione implacabile di sprechi e spese inutili, taglio inesorabile dei costi della politica sono le tre carte da giocare. E noi dobbiamo essere in grado di farle calare a Governo e Parlamento senza più alibi di sorta. Per essere credibili dobbiamo essere in grado di assumere nuove responsabilità. Del resto è questo quello che deve fare un sindacato che si rifà alla confederalità . Quella confederalità che da troppo tempo viene messa in discussione in una parte del movimento sindacale che non riesce a superare l’emergere al suo interno di un antagonismo esasperato e sterile.

Noi sentiamo invece molto forte l’esigenza di misurare la volontà politica di Istituzioni e partiti sul terreno di una progettualità che sia al servizio della modernizzazione di questo Paese e lo sottragga al fatalismo, alla rassegnazione, alla perdita del valore degli interessi generali che invece sempre più spesso giustamente richiama il Capo dello Stato.

Si guardi al nostro settore quello delle costruzioni: abbiamo combattuto una dura battaglia per contenere un consuntivo ancora più pesante in termini occupazionali. Si pensi alla richiesta unitaria sulla cassa integrazione. Eppure la perdita di posti di lavoro fra la fine del 2008 e la fine del 2009 ha sfiorato le 200 mila unità. Ed anche gli inizi del 2010 hanno segnalato, sia pure in forma minore, la prosecuzione di una strisciante emorragia occupazionale.

La crisi delle imprese, delle piccole imprese in particolare è cosa nota. E parlo non solo di quelle direttamente impegnate nelle costruzioni ma anche di quelle che hanno perso fior di fatturato producendo materiali, componenti, macchinari per l’edilizia.

Quindi per concludere. Quella del 9 ottobre è un’iniziativa che ha una concreta connotazione sindacale. È una iniziativa che, cioè, ha una sostanza reale, che è oggettiva, ed è, perciò, avvertita come una esigenza vera e tangibile dei lavoratori, che nel nostro Paese subiscono più di altri l’ingiusta pressione del fisco sul proprio reddito da lavoro, che, come giustamente stiamo ricordando in questi giorni, aggrava ancora di più il fatto che ricevono salari tra i più bassi di Europa.

Ma anche un’iniziativa che segnerà la maturità del suo gruppo dirigente, che sta disegnando il futuro del nostro Paese. Perché siamo un sindacato maturo, autorevole, rappresentativo, libero.

Libero di pensare.

Libero di negoziare

Libero di concordare

Quella del 9 ottobre è una bella sfida e a noi, come si sa, le sfide piacciono. Buon lavoro e grazie.

 

« »