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Rapporto Cnel sul Mercato del Lavoro 2010 – 2011

14 luglio 2011 • News

Sono due le questioni cruciali fotografate dal X Rapporto Cnel sul Mercato del Lavoro presentato stamane a Roma: i giovani e l’urgenza per l’Italia ‘del tornare a crescere.

‘I livelli occupazionali sono ancora stagnanti – si legge nella presentazione – a causa di una domanda di lavoro che fatica a riprendersi. Aumentano i giovani senza lavoro né formazione, scende l’occupazione al Sud e aumentano i trasferimenti al Nord, cresce il numero dei disoccupati stranieri rispetto a quello degli italiani.’

‘L’economia italiana – spiega il Cnel – è troppo debole per imprimere una svolta alla domanda di lavoro: a fronte di una crescita fra lo 0,5 e l’1% del Pil, le unità di lavoro nel 2011 registreranno ancora una flessione e il tasso di disoccupazione potrebbe salire ancora per qualche trimestre.’

Non v’è dubbio che durante la crisi gli ammortizzatori sociali abbiano svolto il loro ruolo, evitando la fuoriuscita di molti dal mercato, ma è altrettanto certo che la crisi ha penalizzato le componenti dei lavoratori più deboli e con maggiori difficoltà a trovare sbocchi lavorativi, i giovani innanzitutto, i lavoratori con contratti a termine e quelli delle regioni meridionali. Nel 2010-2011 prosegue difatti senza interruzione la caduta dell’occupazione nel Mezzogiorno, aggravando sempre di più la distanza tra Nord e Sud e traducendosi spesso in un aumento dei trasferimenti nel Centro-Nord.

Intervenendo alla Presentazione, il Segretario Confederale UIL, Guglielmo Loy ha proposto azioni radicali e urgenti per aggredire le tre emergenze "lavoro": giovani, donne e Mezzogiorno. “E’ necessario intervenire non genericamente ma selezionando strumenti di stimolo come gli incentivi, in modo particolare – ha dichiarato – rispetto a quelle imprese che pur resistendo all’impatto della crisi, rimangono indecise nel “rischiare” investimenti sull’occupazione. Per queste imprese, nel Sud in particolare, vanno indirizzate le risorse già disponibili nazionali, regionali ed europee, per abbassare il costo del lavoro per i nuovi assunti (bonus occupazione) e favorire e incentivare l’apprendistato soprattutto per arginare gli abusi nell’utilizzo di cattive forme d’ingresso nel mondo del lavoro come spesso accade per stagisti e collaboratori a progetto.’

Per quanto riguarda l’occupazione femminile, nel 2011 il Rapporto mostra come il divario di genere si sia ampliato a causa del sottoutilizzo del capitale umano, dato che è aumentata, più di quanto osservato per gli uomini, la quota di occupate con un impiego che richiede una qualifica inferiore a quella posseduta. L’occupazione femminile cresce, invece, nei servizi ad alta intensità di lavoro e a bassa qualificazione accentuando la segregazione femminile in questo segmento del mercato del lavoro, mentre è caduta l’occupazione qualificata.

In relazione agli immigrati, lo studio sottolinea che nell’ultimo biennio la componente straniera è stata fondamentale nel contenere la contrazione dell’occupazione complessiva: tra il 2008 e il 2010 il numero di stranieri è infatti aumentato di 330 mila nuovi occupati, che hanno compensato parte del calo del numero di occupati italiani. Va però rilevato che l’aumento del numero di occupati immigrati è da ricondurre essenzialmente alla crescita demografica e ai ritardi nella regolarizzazione dei permessi di soggiorno per lavoro, e non ad una migliore occupabilità degli stranieri. Al contrario, il tasso di occupazione degli stranieri in Italia si è ridotto notevolmente negli ultimi due anni in misura nettamente più marcata di quanto osservato invece per gli italiani, sebbene resti su livelli più elevati. Anche il numero di disoccupati stranieri è aumentato sensibilmente negli anni della crisi e in misura largamente superiore a quanto sperimentato dalla componente italiana.

Il tema dello sviluppo è una questione cruciale per il futuro del nostro Paese. ‘Solo uno sviluppo adeguato, solidale e sostenibile  – conclude la presentazione- ci farà uscire dall’emergenza e ci permetterà di recuperare forza lavoro sia in termini di quantità che di qualità. Senza innovazione nei prodotti e nei processi e senza espansione dei settori e delle imprese a maggior valore aggiunto per addetto, non solo le condizioni materiali dei lavoratori non potranno migliorare, ma non si potrà nemmeno rispondere positivamente alle attese e alle ispirazioni dei giovani.’

Il Rapporto Cnel sul sito del COnsiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro

L’intervista al Presidente del Cnel

 
 

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