MENU

MENU
_MG_9943

Presentato lo studio Feneal/Cresme

23 giugno 2015 • News

CONVEGNO FENEALUIL

PRESENTAZIONE DELLO STUDIO
“IL CONTRATTO DI CANTIERE PER L’AMBIENTE COSTRUITO”
Lavoro e impresa nelle costruzioni

La immagini del Convegno

Il Video del Convegno realizzato dalla Uilweb Tv

Si é tenuto oggi il convegno promosso dalla FenealUil Nazionale con la presentazione dello studio realizzato in collaborazione con il Centro Studi Cresme “Il contratto di cantiere per l’ambiente costruito. Lavoro e impresa nelle costruzioni.” Intervengono Vito Panzarella – Segretario Generale FENEAUIL, Lorenzo Bellicini del CRESME, Salvatore Bosco – Vice presidente CNEL, Raffaele Fabozzi – Professore di Diritto del Lavoro alla LUISS, Riccardo Nencini – Vice Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paolo Pennesi – Segretario Generale Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Debora Serracchiani – Presidente Friuli Venezia Giulia, Paolo Buzzetti – Presidente ANCE, Carmelo Barbagallo – Segretario Generale UIL.

La ricerca parte dall’analisi dei dati occupazionali del settore per arrivare a descrivere uno degli aspetti sottovalutati, ma non secondari della crisi, quale l’esodo dal contratto degli edili nel cantiere verso contratti più convenienti, ed ancora i cambiamenti avvenuti nelle dinamiche contrattuali sull’onda della crisi e delle trasformazioni in atto nel settore. Il segretario edilli UIL Vito Panzarella spiega “che secondo i dati dell’Istat, elaborati dal Cresme, sui 321.000 occupati che la nostra economia ha perso tra 2011 e 2014 ben 308.000, e cioè il 96%, è dovuto all’occupazione diretta del settore costruzioni. E se – aggiunge – andassimo a vedere quanti dei 70.000 addetti persi dall’industria nello stesso periodo sono legati alla filiera delle costruzioni, le cose diventerebbero ancora più pesanti. Con questo voglio qui, ancora una volta, ribadire che se non riparte il settore delle costruzioni il Paese non riparte. La crisi del settore – continua nella nota il segretario – è stata particolarmente drammatica per due ordini di motivi. In primo luogo per l’eccezionale recessione che ha colpito la domanda interna e il credito, e che si misura nella drammatica riduzione della capacità di investimento di famiglie, imprese e pubblica amministrazione, ed in secondo luogo per il processo di riconfigurazione del mercato in atto, guidato dalla riqualificazione e dall’energy technology, che sta incidendo sulle dinamiche occupazionali e sui contratti edili.”

I dati sull’occupazione mostrano chiaramente i devastanti effetti che 7 anni di crisi hanno avuto sulle dinamiche occupazionali, creando fenomeni di dumping contrattuale e aumento del lavoro sommerso e irregolare, con  una pesante accelerazione nel cantiere dell’esodo dal Contratto Nazionale degli Edili verso contratti più convenienti per le imprese. Nel dettaglio il confronto dei dati sull’occupazione Istat e Cnce elaborati dallo studio Cresme mostrano come nel 2008 il 71,4% degli operai che lavoravano nelle costruzioni era iscritto in Cassa Edile, mentre nel 2014 si è scesi al 55,1%. Ed ancora secondo i dati Istat l’occupazione complessiva nelle costruzioni è scesa del – 22,6% tra 2008 e 2014 con un crollo degli apprendisti del -71,4%, degli operai del – 28,5%, mentre per impiegati, quadri e dirigenti del -20,1%  e per gli indipendenti dell’11,2%. La flessione degli operai iscritti alla Casse Edili è stata del – 44,8% contro il – 28,5% dell’intero settore. “Si evince  – sottolinea a questo proposito Panzarella – una forte destrutturazione del settore che sia la crisi che gli altri processi di trasformazione hanno provocato, in particolare c’è stata anche l’anomala esplosione delle partite iva con i “falsi” autonomi”, lavoratori costretti a mettersi in proprio, pur lavorando come dipendenti, per pagarsi da soli i contributi e gravare così meno sulle aziende.” Secondo lo studio nel 2014, nel punto più basso  della crisi delle costruzioni, nei registri delle Camere sono iscritte 861.744 imprese che operano nel settore delle costruzioni contro le 584.446 censite nel 2011,  un terzo di imprese in più, 277.298. Il salto è dato dal numero di imprese di costruzioni iscritte come artigiane nei registri delle Camere di Commercio, 536.814 su 861.744 nel 2014.

La situazione è ancor più complessa  di quella che appare – spiega ancora Panzarellaperché la crisi ha innescato una inversione di tendenza del processo di emersione del lavoro nero e irregolare che aveva caratterizzato il periodo 1998-2008. Sono numerosi le fonti statistiche, infatti, che evidenziano la ripresa di forme contrattuali irregolari.” Ed aggiunge “con contratti regolari diversi da quelli di settore si perdono le tutele di sicurezza obbligatorie, con quelli irregolari si perdono anche la tutela salariale e contributiva. Per non dire del rischio di creare lavorazioni e manufatti di minore qualità che una manodopera mal pagata e non in regola è più propensa a produrre.”  “Nei cantieri edili ci troviamo di fronte ad babele di contratti – continua il segretario – che disegna profonde asimmetrie competitive. Crisi e riconfigurazione stanno rideterminando le regole dei comportamenti e non sempre questo avviene garantendo le soluzioni migliori per il settore. A pagare le conseguenze, infatti, è l’intero sistema di salvaguardia sociale, un sistema in cui pur di lavorare vengono svendute le tutele  conquistate con il sistema della bilateralità.  E questo mentre il mercato delle costruzioni  si avvia a vivere un vero e proprio processo rivoluzionario in termini industriali.” “Il problema – aggiunge ancora il segretario – è che il contratto degli edili costa più degli altri e, quindi, molte imprese ricorrono ad escamotages, come contratti che hanno minor costo, perché con il minor costo si ottengono forti vantaggi competitivi, si vincono lavori ed appalti. Ma deve essere chiaro che il costo più alto del contratto edile risponde a peculiarità e a specificità proprie dell’attività edilizia e del lavoro in cantiere: condizioni di lavoro particolarmente rischiose e difficili (uso di macchinari pesanti e lavori in altezza), rischi fisici quindi ma anche stagionalità e ciclicità del lavoro, condizioni che devono essere compensate a livello contrattuale, e ciò dovrebbe esser valido per tutti i lavoratori che operano in cantiere.” Per Panzarella in conclusione “la partita competitiva non può essere così squilibrata tra chi opera in un modo e chi in un altro. E’ arrivato forse il momento in cui tutti coloro che operano su un cantiere edile applichino lo stesso contratto, un contratto che tenga conto dell’evoluzione in atto, ma anche delle caratteristiche del settore e dell’attività edilizia, che riduca i costi di quello attuale degli edili. Per questo proponiamo, a partire da una esperienza ricca di soluzioni innovative come quella delle relazioni industriali del comparto edile, la costituzione di un Gruppo di Lavoro formato dai vari protagonisti della filiera delle costruzioni, come utile strumento per uno studio aggregato di queste problematiche al fine di individuare soluzioni utili a salvaguardare insieme, produzione e tutele contrattuali, da avanzare al livello istituzionale competente.”

 

 

« »