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Osservatorio FeNEAL

1 giugno 2010 • News

NUOVI DATI DELL’OSSERVATORIO FENEAL-UIL/CRESME

Antonio Correale, Segretario Generale: “La crisi non è affatto finita nell’edilizia. Per il 2010 previsioni nere: 126 mila posti di lavoro in meno; investimenti ancora in picchiata, piccole imprese sull’orlo della chiusura. Serve una terapia d’urto se non vogliamo che la ripresa si sposti al 2012.”

Un nuovo forte allarme sulla situazione occupazionale arriva dai dell’Osservatorio dati Feneal-Uil e Cresme: “dopo i 160 mila occupati in meno nel 2009 ora c’è da temere un nuovo tonfo di 126 mila posti di lavoro in meno nel 2010 – dichiara Antonio Correale Segretario Generale Feneal-Uil – anche perché la flessione degli investimenti continua e al di là degli annunci le opere pubbliche segnano il passo”.

“L’attesa per una vera ripresa si sposta così al 2012 – prosegue Correale – ma questo vuol dire ancora cassa integrazione, disoccupazione e distruzione di posti di lavoro e di imprese che sarà difficile poi recuperare. Ecco perché Governo e Parlamento si devono svegliare: la manovra correttiva, pure inevitabile, non può essere la sola risposta alla crisi. Servono invece interventi positivi sul sostegno all’occupazione, sugli investimenti, sulle opere di manutenzione e di modernizzazione del territorio. Ecco perché rilanciamo l’idea di un patto decennale sulla prevenzione e manutenzione del territorio sottratto alle logiche della lotta politica e dotato di risorse certe”.

Per la Feneal Uil la crisi è ancora forte per le costruzioni ed è un dato che non va sottovalutato. Mentre la ripresa, pur fragile, si avvia verso una fase di "progressivo consolidamento" nei prossimi mesi in tutti i settori, le costruzioni restano a picco, in Italia così come in altri Paesi europei quali Francia e Spagna. Anzi secondo l’Istat "non sembra avere ancora toccato il minimo ciclico".

Stando ai dati raccolti dall’ Osservatorio FeNEAL UIL/ Cresme, il principale indicatore deriva dall’indice della produzione industriale dei principali prodotti delle costruzioni: la caduta nel primo bimestre del 2010 rispetto al 2007 porta l’indice a 52,6. Il mercato è quasi dimezzato e primi due mesi sono andati malissimo, marzo e aprile sono andati un po’ meglio, ma la valutazione sul 2010 resta fortemente negativa.

Il mercato immobiliare rallenta la caduta ma continua a scendere e nel 2010 è attesa una ulteriore flessione delle compravendite, che nel frattempo hanno visto ridursi le compravendite del 30% rispetto al 2006.

Per Correale “Governo e Parlamento devono quindi capire che l’unico volano reale per riagganciare la crescita resta quello delle costruzioni e servono allora scelte politiche coraggiose e rapide, dando al settore quella centralità economica e sociale che merita. Ci vuole un progetto complessivo forte, con interventi decisi e con tempi rapidi. Occorre un intervento che sia in grado di sostenere il settore nei prossimi mesi, servono urgenti politiche di sostegno agli enti locali finalizzate alla messa in cantiere di piccole opere, servono politiche di sostegno alla piccola e media imprese in termini di tenuta dei rapporti con il sistema bancario ma soprattutto l’estensione della Cigo a 12 mesi, come per l’industria. Dal nostro punto di vista questo lo consideriamo un passaggio cruciale per l’economia ed il futuro, ma anche per i rapporti fra istituzioni e sindacato. E noi siamo determinati a non mollare la presa”.

L’Osservatorio FeNEAL Cresme mette in evidenza infatti che Il 2010 si rivela quindi come l’anno più difficile del settore. Soprattutto si aggrava la situazione di tenuta dell’offerta e si aggrava il problema occupazionale. L’azione del governo di sostegno al settore è debolissima. Sono garantiti i flussi per le grandi opere, che faticano però a partire per la lavoro complessità, che rispondono alle esigenze di poche grandi imprese, mentre le piccole opere sono fortemente carenti. Allo stesso tempo i dati sull’occupazione vanno letti secondo una attenta valutazione politica, con tutte le conseguenze sociali ed economiche che si porta dietro.

Dei posti di lavoro persi nel 2009 occorre evidenziare che la crisi non morde tutti allo stesso modo. Solo nel Nord-est siamo a oltre – 20mila unità, nelle isole e nel meridione la crisi viaggia abbondantemente a 2 cifre toccando punte di oltre il 20% in aree già attualmente ad alta tensione sociale (vedi il caso Alcoa in Sardegna, una delle aree maggiormente colpite). Oltre 90.000 domande a Palermo per un lavoro edile di 3 mesi a 31 euro al giorno. L’aumento dei fallimenti oltre il 30% denunciati probabilmente dimostra l’inizio del collasso del sistema imprenditoriale anche perché a questi numeri andrebbero aggiunti i numeri delle società in crisi. Fallimenti che sono tanto maggiori nelle zone prima considerate ad alto sviluppo imprenditoriale e quindi floride (per esempio in Emilia Romagna abbiamo + 65% dei fallimenti tra 2008 e 2009). L’andamento negativo è dimostrato altresì dalla caduta verticale dei bandi di gara (- 33% nel 2009) e degli importi a base d’asta (- 25% I trimestre 2010 che in proiezione fa un – 48% su base annua).

Il 2010, e in parte il 2011, saranno anni di crisi del sistema delle imprese: si può ragionevolmente pensare che il 10% degli attori della filiera delle costruzioni non difficilmente riuscirà a sopravvivere. I fallimenti e i suicidi degli imprenditori sono lì a dimostrare la situazione di difficoltà. Le piccole opere e la spesa degli enti locali scende drammaticamente, le grandi opere ripartono con forza ma trovano dei tempi lunghi di attuazione. Nel 2009 sono state bandite solo 18.673 gare di opere pubbliche (erano 49,687 nel 1998), per un totale di importi messi in gara pari a 31,1 miliardi di euro , contro i 19,7 miliardi del 1998. La situazione attuale è questa: le grandi imprese, con le grandi opere in ritardo ma presto in cantiere tengono, le medie e le piccole vivono in pieno la crisi, le piccolissime si tengono in piedi solo grazie agli interventi di riqualificazione.

Uilweb Tg del 1 giugno 2010

Italia Oggi

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