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Intesa Italcementi al Ministero

21 gennaio 2013 • News

Intesa al ministero su cigs per 669 lavoratori. L’intervista a Pierpaolo Frisenna: ‘Investire in nuove tecnologie e riconvertire gli impianti per salvaguardare produzione e occupazione.’

"Italcementi, colosso mondiale del cemento, ha siglato al ministero del Lavoro nei giorni scorsi con i sindacati Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil un accordo che prevede il ricorso alla cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione dal 1° febbraio 2013 al 31 gennaio 2015 per un numero massimo di 669 lavoratori. Non è il primo accordo firmato, ma segue l’intesa sottoscritta alla Federmaco a fine dicembre che prevedeva un piano di ristrutturazione del gruppo per far fronte alla grave crisi che sta colpendo il settore del cemento e che vede la capacità produttiva delle imprese in Italia superiore del 50% alle richieste di mercato." E’ quanto riporta il diario del lavoro dopo iun’intervista con Pierpaolo Frisenna, Responsabile per la Segreteria Nazionale Feneal del settore cemento.

 

"L’accordo sul ricorso agli ammortizzatori sociali è conseguente alla decisione di ristrutturare gli stabilimenti del gruppo nella speranza che il mercato del cemento possa riprendersi da qui ai prossimi due anni."

Frisenna spiega al diario che ‘la cassa integrazione interesserà a rotazione i lavoratori e tale rotazione avverrà, come si legge nel testo dell’accordo, in relazione alle fungibilità professionali sull’intero organico e alle esigenze tecnico organizzative. Le modalità e tempistiche di realizzazione della rotazione  – continua la nota del giornale online – saranno oggetto di specifici confronti a livello locale con Rsu e organizzazioni sindacali territoriali, nonché oggetto di verifica negli incontri di monitoraggio periodico a livello nazionale.’

Nello specifico fa sapere il dirigente sindacale "Italcementi, viste le capacità produttive e le richieste differenti, ha diviso le cementerie del gruppo in tre sottogruppi: cementerie a ciclo completo che saranno interessate in misura marginale dall’intervento della cigs; le cementerie che si occuperanno della macinazione e della commercializzazione del cemento che se il mercato si riprenderà entro il 2015 ritorneranno ad essere a ciclo completo, altrimenti saranno riconvertite in soli centri di macinazione con una fuoriuscita notevole di forza lavoro. E infine, le cementerie in cui la produzione verrà sospesa e che alla fine della ristrutturazione saranno utilizzate solamente come centri di commercializzazione. Questi stabilimenti in particolare sono: Monselice (Padova), Broni (Pavia) e Trieste, rispetto ai quali comunque l’azienda si è impegnata a valutare la ripresa produttiva “in relazione al mercato” e per Monselice “in rapporto anche alla pronuncia del Consiglio di Stato sulla legittimità di procedere alla costruzione di un nuovo impianto”. Nel piano di ristrutturazione sono previsti investimenti di circa 180 milioni di euro: 95 milioni saranno impiegati in interventi nell’impianto di Rezzato, i restanti 95 nell’innovazione del sistema informatico, del sistema commerciale, della sede."

Ancora l’ntervista rende noto che nell’accordo di fine dicembre Italcementi si è impegnata a sostenere con 550 euro al mese i dipendenti che supereranno i tre mesi di cassa ed anche a farsi carico di spese sanitarie e scolastiche dei figli dei lavoratori sospesi per più di 6 mesi, fino ad un massimo di 1.000 euro. L’accordo prevede, inoltre, l’avvio, attraverso il lavoro di agenzie specializzate, di percorsi condivisi con il sindacato per ricollocare i lavoratori internamente ed esternamente al gruppo, riqualificare e incentivare i dipendenti all’apertura di attività in proprio.

Infine è positivo il commento di Pierpaolo Frisenna che definisce l’accordo "superiore a tanti altri realizzati nello stesso settore nell’ottica della tutela dei lavoratori". Il sindacalista si dice però preoccupato a causa del disimpegno produttivo che caratterizza tutto il Paese, dal momento che non ci sono condizioni favorevoli per la produzione del cemento e molto viene importato dall’estero dove il costo del lavoro e dell’energia elettrica è più conveniente. Frisenna auspica, infine, che in risposta a questa crisi del settore, che inevitabilmente a suo giudizio comporterà un ridimensionamento della capacità produttiva con una fuoriuscita notevole di addetti, le imprese scelgano di investire in nuove tecnologie e riconvertire gli impianti per salvaguardare la produzione e di conseguenza l’occupazione.

 

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