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Edilizia in Toscana

27 ottobre 2014 • News Territoriali

Edilizia in Toscana. “In meno di un anno persi 1500 posti di lavoro” lo spiega in una nota il Segretario Generale Feneal Uil Toscana Ernesto D’Anna che afferma: “Settore sprofondato in uno stato comatoso per assenza di politica industriale, Piano Paesaggistico della Regione sbagliato, espressione di un’interpretazione conservativa  del territorio. Sull’articolo 18 siamo disponibili al confronto, ma non siamo disponibili a toccare le tutele esistenti.”
“Occorre che il lavoro edile venga riportato al centro del dibattito economico politico. L’assenza di una politica industriale, il taglio dei trasferimenti dal centro alle Autonomie Locali ed un regime esasperato e confusionario di tassazione sugli immobili  hanno sprofondato il settore delle costruzioni in un uno stato comatoso. Ma non tutto dipende dal Governo centrale. L’interpretazione esasperatamente “conservativa” del territorio ha prodotto un “ Piano Paesaggistico “ che ha ingessato la riqualificazione e l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare toscano”. Questo il pensiero del Segretario Generale della Feneal-Uil Toscana, Ernesto D’Anna, in merito alle scelte politiche in materia di edilizia dell’attuale governo.
E gli ultimi dati disponibili riferiti al primi 7 mesi del 2014 non sono confortanti. Anzi, fanno registrare un ulteriore flessione di addetti e di ore lavorate. “Nel sistema Casse Edili della Toscana nel 2013 risultavano registrati 24.540 lavoratori per 2.876.885 ore lavorate – spiega D’Anna -, nel periodo Gennaio – Luglio 2014 la media mensile scende a 23.037 lavoratori per 2.699.743 ore lavorate”. In totale sono stati persi 1500 posti di lavoro nel giro di meno di un anno.
“Il Jobs act e la legge di stabilità sono due provvedimenti ancora oggi fantasma”, avverte il Segretario della Feneal-Uil Toscana. “Giornali e osservatori stanno discutendo di due strumenti legislativi di cui il primo, il Jobs act, è una delega generica che non chiarisce molte cose e non precisa alcuni interventi di cui si parla. Il Jobs act, approvato al Senato, dice al governo di intervenire su tre argomenti, ammortizzatori sociali, politiche per l’impiego e flessibilità – precarietà, ma non come farlo. Noi pensiamo che sia giusto intervenire per ridurre l’incertezza per i lavoratori quando vengono assunti, porre un giusto equilibrio tra le esigenze aziendali di flessibilità e garanzie di stabilità nel tempo, soprattutto per i giovani ma non solo. Quindi, un contratto nuovo che assorba le tipologie spurie e sporche, le finte collaborazioni e partite iva, e l’accesso all’uso dei contratti a termine va bene, fermo restando che alla fine di un periodo, da verificare, le persone devono trovare stabilità”.
“Gli Ammortizzatori Sociali sono un tema delicatissimo, perché oggi in Italia riguarda 4 milioni di persone; pensiamo che si debba intervenire e migliorare ma non facendo un’operazione per cui tolgo a qualcuno per dare a qualcun altro, quindi l’idea di ridurre la cassa integrazione per allungare di qualche mese l’indennità di disoccupazione non è un’operazione indolore. Con la riforma degli ammortizzatori sociali, contenuta nel Jobs act, si avrebbe un aumento della disoccupazione “davvero preoccupante. Con la riforma già approvata la disoccupazione passerebbe dall’attuale tasso del 12,2% al 13,7%. I dati a disposizione per il 2013 fanno registrare, al momento, 389mila unità coperte dagli ammortizzatori che la riforma vorrebbe superare (mobilità, cassa integrazione straordinaria e in deroga). Se la riforma fosse stata già in vigore, si sarebbero trasformate in nuova disoccupazione. Lo diciamo con  chiarezza l’ipotesi che si sposti la protezione dall’azienda al lavoratore trasformato in disoccupato non ci convince, quando ci sono serie speranze di ripresa dell’impresa”.”Rispetto a quanto prevede la Legge di Stabilità in merito al Trattamento di Fine Rapporto, così come è presentata sui giornali, perché girano bozze senza conferma che siano il testo autentico,la riteniamo sbagliata perché aumenta la tassazione al momento della riscossione a carico dei lavoratori. L’anticipazione in busta paga mortifica tutti gli sforzi che il sindacato ha fatto per incentivare la Previdenza Integrativa strumento per implementare gli già esangue assegni di pensione che riceveranno i futuri pensionati. La manovra sul TFR e l’aumento della tassazione sui Fondi Pensioni è la più grande operazione di cassa a favore dello Stato fatta negli ultimi mesi. Il lavoratore non ci guadagna, a malapena se va bene pareggia se lascia il Tfr in azienda, ma significa che la sua pensione sarà più bassa del 20-30 % dell’ultimo stipendio”.

“La riduzione della tassazione sul lavoro è una battaglia “antica” della UIL. Consideriamo l’abbattimento dell’IRAP per chi assume a tempo indeterminato una scelta giusta. Osserviamo, nel merito, che così come proposta si presta a operazioni “corsare”. Così come è congegnata non seleziona imprese virtuose da quelle “furbe” tra quelle che innovano e migliorano gli standard di qualità e produttività e quelle che assumeranno per il periodo incentivato e poi scaricheranno il lavoratore sulla collettività”.Riteniamo positivo l’avvio del confronto sulle deleghe del mercato del lavoro che riprende il 27 ottobre per la legge di stabilità e le osservazioni da avanzare sul piano del “jobs act”. Nel caso in cui il confronto dovesse dare esito negativo, sull’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, già modificato dalla Legge Fornero, siamo disponibili al confronto, non siamo disponibili a toccare le protezioni e le tutele già esistenti. L’esecutivo ci spieghi come intende intervenire sulle tutele crescenti per coloro che non ce l’hanno. Se invece l’intendimento del governo è quello di andare oltre le restrizioni della legge fornero e quindi all’eliminazione delle tutele dell’ART 18 la Fenealuil Toscana lavorerà  per la piena riuscita delle azioni di lotta, compreso lo sciopero generale, così come già preannunciate dalla UIL Nazionale. Il mondo del lavoro non può rimanere escluso dalle scelte che lo riguardano, ma deve tornare protagonista di un processo di crescita e sviluppo che deve costituire la priorità delle scelte del Governo nazionale”.

 

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