Decreto sicurezza
Veronese e Costa: “Non siamo soddisfatti di questa patente a punti”
Oggi, ultima convocazione al Ministero del Lavoro per presentarci il testo finale del Decreto attuativo relativo alla “patente a crediti”. Un testo che il governo presenta come una risposta alle tante richieste da parte del sindacato e alla piaga delle centinaia di morti sul lavoro che affliggono il nostro paese.
Questa narrazione, però, è completamente distorta e noi, con tutta la responsabilità che da parte nostra non è mai mancata, non ci stiamo. Mettiamo gli eventi in fila: da anni la Uil avanza, insieme a una serie di altre rivendicazioni, la richiesta di un sistema di “patente a punti” per controllare il rispetto delle regole su salute e sicurezza da parte delle imprese e per poter sanzionare i soggetti inadempienti, soprattutto in funzione preventiva rispetto a infortuni gravi o mortali. Questo governo, dopo il clamore mediatico registrato da quelle che non abbiamo remore a chiamare vere e proprie stragi, come quelle avvenute a Brandizzo e a Firenze, decide di realizzare, in fretta e furia, questo strumento. Scrive il testo della legge senza alcuna consultazione preventiva delle organizzazioni sindacali. Solo successivamente, una volta che i confini di questo strumento erano stati definiti, ha convocato una serie di tavoli tecnici coi sindacati: noi non ci siamo mai sottratti, abbiamo partecipato a ogni incontro, abbiamo chiesto ci fosse un coinvolgimento dei rappresentanti della sicurezza dei lavoratori e la sospensione certa della patente in caso di morte. Qualcosa è stato accettato, ma ci sono questioni di fondo in questo provvedimento che ci lasciano fortemente critici.
Come potremmo mai essere soddisfatti di questo strumento? Riteniamo che non sia costruito nel modo corretto, che abbia troppe falle e che lasci troppe scappatoie. Ma che, forse cosa ancor più grave, servirà al governo per dimostrare il proprio impegno su questo tema, quando di risolutivo non ha messo in campo niente. Senza, tra l’altro, che siano stati convocati altri tavoli, promessi più volte ,su tanti altri temi legati alla salute e sicurezza.
Una patente che parte da 30 punti, ma può arrivare a 100, ne decurta al massimo 40 in caso di infortunio mortale che sia singolo o plurimo. E solo quando si arriva ad averne 15, dopo un lungo percorso con tempi incerti per arrivare a una sentenza passata in giudicato, scattano degli obblighi per il datore di lavoro e per i lavoratori di formazione.
Quello che più fa rabbia è il tentativo di questo governo di fare “safety washing”: lucidare la propria immagine agli occhi dell’opinione pubblica, senza, però, realizzare niente di concreto per proteggere la vita di lavoratrici e lavoratori e punire le aziende che considerano gli infortuni un danno collaterale accettabile nell’esasperata ricerca della massimizzazione del profitto.
Un tentativo che, per certo, non ci vedrà mai complici.
Roma, 23 luglio 2024