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Crisi edilizia e disoccupazione

14 maggio 2009 • News

Il boom del settore delle costruzioni è abbondantemente alle spalle. Nel 2009 – sono dati della contabilità nazionale – il calo di investimenti sarà di circa l’8%. Una cifra che finisce per essere una dura sentenza di disoccupazione. La crisi che abbiamo di fronte si misura in una riduzione dei livelli di produzione, considerando una minore flessione della riqualificazione e di una tenuta delle opere pubbliche del 15/20% in tre anni.

Il 2009 ed il 2010 saranno gli anni più difficili. Una flessione degli investimenti del 10% vuol dire una perdita occupazionale di 200 mila unità e di 30 miliardi di euro nel valore della produzione. E poi va considerato anche l’indotto che ruota attorno all’edilizia che non è meno importante di quello dell’auto. A resistere fino all’ultimo è stato il motore della produzione residenziale.

Ma la frenata del 2008 è da allarme rosso: compravendite in calo del 15% e probabilmente un mercato che nei prossimi anni ripartirà, se va bene, sotto di un terzo rispetto al picco del 2006. Crisi finanziaria e restrizioni del credito stanno facendo il resto e colpendo duro soprattutto le piccole imprese.

Chiediamo che il Governo ed il Ministro Tremonti in particolare esercitino un monitoraggio severissimo sul comportamento delle banche. Proprio perché la produzione residenziale è stata l’ultima a mollare sarebbe fondamentale – ha spiegato il leader della Feneal – che essa potesse ripartire ed auspico che le misure di sostegno all’edilizia, impropriamente note con la dizione di “piano casa 2”, soprattutto dopo l’accordo Stato/Regioni, venga rapidamente attuato.

La manovra ha una portata tale da agire sulla crisi ed il valore del mercato attivabile è stato misurato dal CRESME in 60 miliardi di euro, stima che prevede che il 10% degli aventi diritto intraprenda l’attività di ampliamento ma i suoi effetti si faranno sentire solo dal 2010.

Per questo occorre che gli ammortizzatori sociali del settore siano in grado i mantenere in vita i rapporti di lavoro, impedendo i licenziamenti e garantendo innanzitutto il superamento di quest’anno. E’ una richiesta specifica e chiara che avanziamo al Governo e su cui chiediamo il sostegno a tutte le forze politiche – ha ribadito Moretti – . Senza queste politiche condanneremmo per anni l’Italia alle posizioni di coda della comunità internazionale.

Ma per ricostruire, per modernizzare serve il recupero di una capacità progettuale che deve anche essere il frutto di un confronto ampio e serrato nella politica e fra Governo e parti sociali. Ora si riscopre il ruolo dello Stato, bene, se lo si fa con equilibrio e con lungimiranza, ma ancora meglio se si ritrovasse la via di una concertazione incisiva, mirata su obiettivi reali, pronta a riconoscere le ragioni migliori dei partecipanti al confronto.

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