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Antonio Correale interviene su crisi nel settore

13 luglio 2010 • News

Direzione FeNEAL- UIL – Roma, Jolly Hotel Vittorio Veneto

Antonio Correale, Segretario FeNEAL UIL: “Più lavoro, meno fisco, più investimenti sono le priorità. Grande errore sarebbe trascurare le potenzialità di settori come il nostro che invece resta il primo volano per tentare di ritrovare la via della crescita.”

“Se il 2009 è stato definito un “anno horribilis” per gli effetti della crisi, quello che sta accadendo sul piano internazionale e nazionale ci fa dire che in questo 2010 essa purtroppo ancora è viva e fa danni la pesante eredità dell’anno passato.”

Con queste parole Antonio Correale, Segretario Generale della FeNEAL-UIL, ha aperto i lavori della Direzione FeNEAL riunitasi oggi pomeriggio al Jolly Hotel Vittorio Veneto, a Roma, e che si concluderà domani in mattinata.

Il prezzo più alto lo paga l’occupazione, come dimostrano le recentissime stime Ocse che registrano 17 milioni di disoccupati in più nel mondo, – ha proseguito Correale – ed in questa cifra da record purtroppo recitano una parte di primo piano anche i nostri settori. Lo pagano, in particolare, in Italia i giovani, mentre si allarga la forbice fra le due fra il nord ed il sud, quest’ultimo sempre più in difficoltà. Altra vittima della crisi sono i redditi delle famiglie: non passa giorno che l’Istat ci informi non solo che calano i redditi delle famiglie, scesi nel primo trimestre del 2010 del 2,5%, ma anche che la spesa familiare si contrae andando a toccare capitoli essenziali come i prodotti alimentari. Uno scenario che sicuramente suggerisce di tenere alta la guardia.”

Secondo Correale restano forti le apprensioni su redditi e lavoro:

"Ci chiediamo quante decurtazioni dovremo ancora subire se regioni ed enti locali a corto di risorse dovranno intervenire con le addizionali Irpef e gli aumenti di tariffe e tasse locali. La questione di rilanciare la crescita, gli investimenti e la domanda interna, è dunque strettamente agganciata alla difficile situazione dell’occupazione e dei redditi. Ed è questa un partita ancora tutta da giocare.”

“Per non parlare del destino del sud sul quale invece chiediamo – prosegue il Segretario – più determinazione a Governo e Parlamento. Per le regioni meridionali può valere la critica che non spendono i fondi europei e amministrano male molte risorse, ma questo non può divenire un alibi per nessuno. Va assecondata una vera e propria rinascita politica, civile ed economica. Vanno rafforzate tutte le intese possibili fra imprese, sindacati ed istituzioni in funzione anticriminalità, per bloccare questo cancro che continua a muoversi disinvoltamente nella crisi sfruttando le paure di famiglie e imprese anche con l’arma dell’usura, sempre più micidiale.”

In conclusione il Segretario ha illustrato alcune proposte ritenute utili al rilancio dell’economia e del settore ribadendo che:“Una cosa è fuori discussione: i lavoratori, le famiglie, l’economia reale non possono aspettare. Non si deve essere costretti a vivere nell’ansia e nell’incertezza delle sfide che la crisi propone a tutti.”

Le priorità sono tre: più lavoro, meno fisco, più investimenti. Il nostro settore deve poter giocare un ruolo protagonista su questi terreni. Intanto perché la perdita di posti di lavoro è stata forte. In secondo luogo, perché come è avvenuto negli altri settori del lavoro dipendente, la leva fiscale deve intervenire per ridare ossigeno alle buste paghe – fra le più povere del mondo industrializzato – e per assestare un colpo davvero duro all’intollerabile evasione fiscale che, al di là delle parole, resta un santuario in gran parte intoccabile. In terzo luogo, perché va restituita al Paese la fiducia nel futuro e quindi vanno incoraggiati e incentivati gli investimenti dopo la paurosa caduta testimoniata, anche in questo caso, dalle rilevazioni Istat per il 2009. Investimenti che, per quanto ci riguarda, debbono essere posti al servizio di una grande opera di modernizzazione del paese, al centro della quale porre le questioni riguardanti la manutenzione del territorio, le reti infrastrutturali di livello europeo e i progetti collegati ad una maggiore autonomia energetica del nostro Paese. Stare fermi proprio non si può, se non altro per la situazione del settore.”

Il rischio per il 2009 è di perdere, dopo i 210 mila posti di lavoro del 2009, altri 50-60 mila unità lavorative. Il prezzo della crisi sarebbe allora davvero salato: in due anni andrebbero persi più di 260 mila posti di lavoro. Un’emorragia cui va posto rimedio senza attendere che altri risolvano la nostra crisi. Noi restiamo convinti- ha concluso Correale – che è un grande errore trascurare le potenzialità di settori come il nostro che invece resta il primo volano per tentare di ritrovare la via della crescita.

Labitalia/Adnkronos

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