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1° Dicembre 2010 Piazza Montecitorio

17 novembre 2010 • News

INTERVENTO DI ANTONIO CORREALE

SEGRETARIO GENERALE FeNEAL UIL

Governo e Parlamento non s’illudano: sindacati, imprese, mondo cooperativo non stanno insieme per tornare subito dopo nell’anonimato. Noi vogliamo una svolta vera, la pretendiamo, non siamo disposti a mollare la presa.

Vogliamo una svolta profonda perché siamo contro l’idea di un paese fermo come è l’Italia di oggi. Perché un Paese fermo vuol dire ancora disoccupazione, ancora cantieri chiusi, ancora degrado del territorio, ancora ritardi nella modernizzazione delle infrastrutture.


Manca insomma una vera e responsabile consapevolezza della dimensione della crisi. Un solo eloquente dato: sui bilanci 2009 di 1060 società della filiera delle costruzioni   l’80% di esse ha perso fatturato con oscillazioni che vanno dal 15% al 50%. Con un 31% del campione che ha dichiarato, per giunta, una perdita di esercizio.


Questo scenario impedisce di pensare a miglioramenti prossimi di occupazione e produzione visto che i dati sul mercato ci dicono che le cose con i bilanci del 2010 non miglioreranno. E se non si fa qualcosa nemmeno nel 2011.

Anzi è più probabile che si vada ancora indietro. Lo diciamo con forza a governo e partiti: dovete comprendere che il 20% dell’offerta della filiera delle costruzioni è a rischio con conseguenze occupazionali drammatiche anche per il futuro. E dovete sapere che noi non staremo a guardare.


Siamo contro la insopportabile e continua politica degli annunci che promettono molto ma mantengono niente. Vogliamo invece un tavolo di confronto per decidere, con il nostro contributo unitario e responsabile, progetti concreti   di sviluppo e di rilancio del settore delle costruzioni che è e resta uno dei pochi e veri volani di crescita economica e civile.


Siamo contro lo stillicidio di posti di lavoro, di professionalità, di capacità imprenditoriali, così come siamo contro la rinuncia irresponsabile di avviare progetti di qualità che possano assicurare un futuro migliore alla nostra economia ed al vivere civile.


Questa di oggi è una grande sfida che lanciamo ad Istituzioni e forze politiche: la nostra convinzione è che ripartendo dal nostro settore, l’Italia può ritrovare fiducia nel suo futuro.
Siamo convinti che la ripresa degli investimenti ci sarà quando affluiranno nuovamente in edilizia. Siamo certi che l’occupazione risalirà quando i troppi cantieri, che potrebbero essere aperti e non lo sono, torneranno ad offrire una prospettiva lavorativa stabile.

Ogni disattenzione al rilancio produttivo in una fase ancora critica dell’economia è colpevole, umilia gli interessi generali del Paese, non è accettabile come non lo è alcuna logica di rinvio.

 
Siamo consapevoli che le risorse economiche sono limitate, ma il Paese deve sapere che anche entro quei limiti molto si potrebbe fare se si sdoganassero realmente i soldi già stanziati e disponibili.

E’ questa inerzia che oggi noi condanniamo e che chiediamo sia superata al più presto. Dobbiamo abbandonare, nel settore delle opere pubbliche, la politica di proclami che determinano solo un continuo “slittamento” delle risorse. Ed ecco l’amara morale: dal 2005 al 2010 abbiamo perso poco meno del 20% degli investimenti in opere del genio civile. C’è uno stillicidio di chiusure di piccole imprese, c’è lavoro nero, c’è distruzione di posti di lavoro e di professionalità.

 
E non vogliamo neppure subire la rissosità fra schieramenti ed il clima di crisi latente, ma continua, che accompagna il confronto politico in questo periodo.
Un punto deve essere chiaro: se la politica frana, non può che presentare il conto a se stessa. Ma se il Paese frana, come sta franando, il conto non lo possono pagare le imprese, i lavoratori, i cittadini. Quel conto deve essere onorato fino in fondo da Governo e partiti.

Ed è un conto salato: pensate allo stato del territorio e del nostro patrimonio artistico: un danno enorme sul piano economico e sociale, ma anche uno spot pubblicitario suicida per il nostro turismo, per l’immagine complessiva dell’Italia nel mondo. Ecco perché noi insistiamo con tenacia nel proporre un piano decennale di interventi di prevenzione e manutenzione, svincolati da polemiche politiche ma bipartisan, con progetti condivisi, risorse davvero spendibili, tempi certi di attuazione.


L’Italia da ricostruire non può attendere tempi migliori. Sono questi i tempi decisivi per il nostro futuro. Abbiamo ritardi infrastrutturali che rischiano di collocarci ai margini dell’Europa, ai margini degli investimenti internazionali e, soprattutto, di far sprofondare il Sud ancora di più ai margini dello sviluppo europeo e mediterraneo.
 
Noi siamo qui per manifestare in nome di una concretezza di progetti, interventi, decisioni che ora manca ma che si può raggiungere solo se si ascolteranno di più le parti sociali, se si darà più importanza al fattore tempo, se si darà valore prioritario ad una ripartenza forte e profonda della nostra economia.

Noi chiediamo di litigare meno e di realizzare molto di più. Partendo dal disagio profondo nel quale si muovono lavoratori ed imprese.

Ci sono nella crisi disuguaglianze che vanno frenate e ridotte perché altrimenti risultano sempre più odiose: pensiamo alla questione della cassa integrazione, pensiamo al lavoro nero con la concorrenza sleale che esso determina, pensiamo alla insopportabile iniquità fiscale che strangola i contribuenti onesti, siano essi lavoratori, pensionati, imprenditori che vivono e rischiano con il loro lavoro.

Noi reclamiamo la fine delle discriminazioni sulla cassa integrazione: siamo uno dei settori fondamentali per lo sviluppo produttivo del Paese, chiediamo pari condizioni con l’industria.


Noi vogliamo che si metta la parola fine ad una sorta di graduatoria assurda fra settori produttivi in difficoltà che pongono i riflettori solo su alcuni e lasciano alla deriva lavoro ed imprese di altri, come dimostra la assoluta incuranza nei confronti della crisi di interi comparti che lavorano per l’edilizia e che valgono migliaia di posti di lavoro.


Noi non ci accontentiamo di una promessa di riduzione della pressione fiscale. Noi chiediamo che il Governo dia un segnale preciso: anticipi interventi che allentino la morsa del fisco, che recuperino effettivamente evasione ed elusione fiscale, ma anche che permettano di rendere più agevole il cambiamento qualitativo del nostro ambiente e delle nostre città, usando anche l’incentivazione fiscale.


Noi non siamo qui a proporre scelte per un settore che ha bisogno di difendersi, di ritardare il declino. Noi vogliamo scelte nuove perché siamo un settore dinamico e centrale per lo sviluppo del Paese dal quale dipende la possibilità di dare all’Italia un volto nuovo e più moderno. E vogliamo che questo ruolo sia riconosciuto nei fatti.
 
E siamo convinti che in questo momento, con questa manifestazione, diamo anche una prova di coesione sociale quanto mai necessaria in tempi di divisioni e di arretramenti sociali. La nostra tenuta è forte e significativa. Ma non deve esser un alibi per nessuno. Questa coesione condanna e condannerà chi fa il furbo, chi non si muove, chi è capace solo di offrire parole.

Noi siamo stanchi di parole e di cantieri chiusi. Siamo stanchi di vedere un’Italia che non cresce come potrebbe e dovrebbe. Siamo stanchi di federe la libertà dei nostri giovani di puntare ad un futuro solido frustrata da una politica che non va oltre il giorno per giorno. Siamo stanchi di vedere tante professionalità, tante idee, tanti progetti affondare nelle sabbie mobili di un Paese che non decide. E siamo stanchi anche di vedere come di tutto questo approfitti la criminalità organizzata.


Ma non siamo stanchi di batterci per ridare respiro e prospettive al settore delle costruzioni ed al lavoro. Non lo siamo e non lo saremo: Questa non è una promessa, ma è una garanzia di impegno che manterremo con la nostra più grande determinazione.’


RILANCIAMO IL LAVORO, SOSTENIAMO L’EDILIZIA.

IL FUTURO SI COSTRUISCE INSIEME, ORA.

Edili in piazza

Il video della protesta su Labitalia/Adnkronos

Le foto su Repubblica.it

Il servizio sulla Uilweb.tv

I PRECEDENTI

Vai alla della conferenza stampa del 14 maggio 2010

Vai ai dispacci Ansa, Edilportale, Labitalia, Adnkronos, Il diario del lavoro

Vai agli articoli del 9-10-19 novembre 2010

 

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