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Massa Carrara, ancora un morto sul lavoro

14 dicembre 2015 • News Territoriali

ENNESIMO INCIDENTE A CARRARA. DOMANI LO SCIOPERO.

Cgil Massa-Carrara, Cisl Toscana Nord sede di Massa Carrara e Uil Area Nord Toscana proclamano uno sciopero generale provinciale di otto ore per la giornata di domani martedì 15 dicembre in occasione dei funerali di Stefano Mallegni, morto venerdì scorso in una segheria di Massa. Dicono le tre sigle: “Si tratta della terza morte negli ultimi mesi che colpisce il nostro territorio, e a questo stillicidio noi diciamo basta. La scelta di proclamare lo sciopero generale provinciale vuole essere un modo per manifestare da un lato tutta la nostra vicinanza alla famiglia, l’ennesima colpita da un grave lutto, e allo stesso tempo occasione per tutti affinchè si apra una riflessione seria sul tema della sicurezza”. “Come organizzazioni sindacali – aggiungono i sindacati – molto avremmo da dire sulla necessità di adottare un’organizzazione del lavoro che metta al centro il controllo e la prevenzione. Abbiamo protocolli che vengono sistematicamente inapplicati e le sanzioni economiche forse non sono lo strumento sufficente affinchè si metta al centro la sicurezza e l’incolumità di chi lavora. Non è più accettabile una simile situazione nella quale assistiamo alla tendenza delle controparti a non voler più istituire momenti di confronto condivisi che permettano un’analisi compiuta sui rischi derivanti da condizioni e da pratiche di lavoro sempre più rischiose”.

IL TIRRENO
ancora SANGUE Muore schiacciato tra due lastre

Nuova tragedia nel mondo del marmo, l’incidente alla Italmarble, la vittima aveva 52 anni
MASSA Ancora sangue sul marmo, ancora un morto sul lavoro. Il terzo in meno di quattro mesi, forse un
record in una terra che pure di incidenti in cava e nei laboratori di marmo ne registra storicamente
tantissimi. Stavolta la morte è arrivata “al piano”, come si dice qui per indicare depositi e segherie dove si
lavorano le pietre scese dal monte. È calata, ieri pomeriggio poco prima delle 16, nel piazzale della ditta
Italmarble Pocai di via Martiri di Cefalonia, nella zona industriale di Massa. Stefano Mallegni, 52 anni,
operaio esperto e coscienzioso è morto ucciso da una lastra di granito che si è mossa e lo ha colpito di
spalle, al collo. L’uomo stava forse manovrando la gru “carroponte” del piazzale o forse stava ispezionando
i materiali quando il granito si è mosso e no gli ha lasciato scampo. La ricostruzione del terribile incidente è
ancora in gran parte da completare. Saranno la polizia, i vigili del fuoco, gli addetti del servizio di Sicurezza
sui luoghi di lavoro dell’Asl a stabilire quali sono state le cause, se ci sono responsabilità precise di
qualcuno: mancata applicazione delle norme di sicurezza, manovre pericolose, o altro. Ma, intanto, la
comunità si ritrova intontita e scoraggiata a piangere un’altra vittima del lavoro. Senza sapere che cosa
fare, come reagire per fermare questa strage. Uno scoraggiamento che traspare anche dalle parole dei
sindacalisti, che, anzi, di parole ne hanno ben poche da spendere. «È un problema grossissimo, tre vittime
in quattro mesi, non so cosa dire, sono senza parole. Al piano erano ormai anni che non accadevano
incidenti gravi. Sul piano della sicurezza sono stati fatti tanti passi avanti. Non bastano. Evidentemente»,
dice Francesco Fulignani, segretario della Feneal Uil. «Vorrei essere a fare un altro lavoro. Non è più
sopportabile che succedano cose come questa. Davvero, non si più cosa fare», aggiunge a mezza voce
Roberto Venturini, segretario della Fillea Cgil. Che qualcosa sia cambiato in materia di sicurezza nel mondo
del marmo, è un dato di fatto. Dopo anni, decenni, di far west, c’è stata una diffusa presa di coscienza da
parte delle aziende. La svolta fu nel 1998, all’indomani dell’incidente a Bettogli, dove morirono due giovani
cavatori sepolti da una frana. Da allora le autorità di prevenzione, Asl in testa hanno cominciato a entrare
con maggiore decisione sui luoghi di lavoro, a imporre regole e “fare formazione”. «Tutti i giorni abbiamo
incontri con le imprese e con i lavoratori. Si fanno corsi, si scrivono disciplinari di sicurezza. E troviamo
ascolto, ci sembra che queste iniziative siano proficue, che si sia grande consapevolezza sia da parte dei
lavoratori, sia da parte degli imprenditori», dice ancora Venturini. Per la movimentazione delle gru a
carroponte, ad esempio è , il servizio di sicurezza sui luoghi di lavoro dell’Asl ha compilato e distribuito nelle
aziende un manuale di accorgimenti per operare in massima sicurezza. Pagine e pagine per spiegare che
occorre essere sempre in due quando si manovra la gru, per ribadire che si devono mantenere distanze
non oltre passabili dai blocchi in movimento e da quelli in deposito, per ripetere che ci vogliono scarpe
antinfortunio e che bisogna sembra portare il caschetto. Chissà chi l’ha letto, quel disciplinare. E in quanti lo
applicano. Il problema, spesso sono i ritmi di lavoro. Vero: sai bene che quell’operazione è pericolosa. Ma
seguire tutti gli accorgimenti di sicurezza costa troppo tempo. E tu no ne hai: il “padrone” ti pressa, il
camion deve partire, la spedizione deve essere terminata. Altre volte, è l’eccessiva confidenza con il
pericolo: il ripetere mille volte un movimento a rischio, trasforma quel gesto in qualcosa che si reputa
“normale”. E così la sicurezza viene dimenticata, passa in secondo piano: prima viene la produttività. Poi il
lutto. Claudio Figaia

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