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Contratti

14 settembre 2020 • cemento, lapidei, laterizi, legno, News

Adnkronos/Labitalia
Contratti: sindacati edili, a breve con Confapi nuovo Ccnl materiali da costruzione

Circa 50 mila i lavoratori coinvolti

Tre settori produttivi e 50mila lavoratori coinvolti. Sono i numeri di un nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro, che ne ‘unifica’ tre, e che dovrebbe essere sottoscritto a settembre, come annunciano i sindacati dell’edilizia ad Adnkronos/Labitalia i sindacati dell’edilizia Fillea Cgil, Feneal Uil e Filca Cisl.

“Con Confapi stiamo lavorando sull’accordo per unificare i contratti dei tre settori: cemento calce gesso, laterizi e manufatti, e lapidei, in unico contratto, ‘quello dei materiali da costruzione’, che auspichiamo di firmare a breve”, racconta ad Adnkronos/Labitalia, Vito Panzarella, segretario generale della FenealUil.

Un tassello in più verso la riduzione dei contratti e la semplificazione ed anche la prova, secondo i sindacati dell’edilizia impegnati da un anno e mezzo nel rinnovo del Ccnl legno senza successo, che se c’è la volontà della controparte i contratti si possono rinnovare.

“I costi del contratto collettivo Confindustria, Confapi e artigiani sono gli stessi. Un contratto non costa meno uno dell’altro ndl nostro settore, per un’operazione di allineamento fatto negli anni scorsi. Noi confidiamo nelle prossime settimane di chiudere il contratto unico dei materiali. Qualora riuscissimo a farlo, e siamo ottimisti, sarebbe la prova appunto che l’atteggiamento di Federlegno Confindustria non è tanto di merito sindacale quanto di altro”, sottolinea ad Adnkronos/Labitalia il segretario generale della Fillea Cgil, Alessandro Genovesi.

E per Franco Turri, segretario generale della Filca Cisl “Confapi ha accettato la sfida, del welfare, della bilateralità. Se la controparte lo fa, come in questo caso, il sindacato è disposto anche ad accettare la sfida di convincere i lavoratori a risparmiare qualcosa dal punto di vista del salario, per non appesantire l’azienda, con la possibilità di recuperarlo in seguito. Con Federlegno questo ad esempio non è avvenuto, con loro non si può ragionare”, conclude Turri.

Sono circa 250mila i lavoratori del settore legno-arredo che ormai da un anno e mezzo aspettano il rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro. Un rinnovo che, nonostante una decina di incontri tra la parte datoriale FederlegnoArredo, aderente a Confindustria, e i sindacati di categoria Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil, è sempre più lontano dopo la nuova rottura delle trattative lo scorso agosto. E proprio i sindacati, dopo lo sciopero del febbraio scorso, hanno deciso, passata l’emergenza Covid-19, di tornare alla mobilitazione, proclamando lo stato di agitazione e bloccando gli straordinari.

Una vertenza che vede coinvolti grandi nomi del made in Italy, come ad esempio Foppapedretti e Scavolini, con un settore che è tra i traini fondamentali dell’export italiano, colpito però dal lockdown e dall’emergenza. Ma per i sindacati a pesare nella trattativa è soprattutto il ‘nuovo corso’ in Confindustria, con l’arrivo di Bonomi.

“Federlegno deve solo decidere se, poichè la trattativa è stata fatta, mettere gli interessi delle imprese davanti alle questioni politiche di Confindustria, o se al contrario vuole inserire anche il contratto del legno in questa dinamica di scontro”, attacca il segretario generale della Fillea Cgil, Alessandro Genovesi, intervistato da Adnkronos/Labitalia.
“Credo che Federlegno -spiega Genovesi- stia molto ‘politicizzando’ questa vertenza. Da questo punto di vista il fronte unitario dei sindacati è forte e quindi nei prossimi giorni penso che se non ci saranno novità da Federlegno, e qui vedremo se le aperture dei giorni scorsi di Bonomi avranno effetto, non ci resterà che inasprire il livello di scontro. Nei prossimi giorni terremo le segreterie unitarie”, annuncia il leader sindacale.

La piattaforma presentata dai sindacati prevede aumenti salariali in linea con il precedente rinnovo, intorno ai 100 euro in più in busta paga. “E invece il tavolo -spiega Genovesi- è saltato di nuovo sulla parte salariale per una questione politica esplicita. Confindustria in pratica ha preso ‘in ostaggio’ il contratto del legno, senza fare neanche gli interessi delle aziende, per caratterizzare la trattativa in uno scontro. Abbiamo avuto una rottura del contratto non per una distanza enorme dai punti di merito ma perchè a un certo punto Federlegno ha ritenuto di prendere in ostaggio il contratto per favorire la linea di scontro di Confindustria. E e se vado a prendere tempo quando i contratti sono scaduti vado a colpire i lavoratori e a peggiorare il clima in azienda”, rimarca ancora Genovesi.

Una posizione condivisa da Vito Panzarella, segretario generale della FenealUil. “Ad agosto abbiamo avuto una nuova brusca frenata del negoziato -spiega ad Adnkronos/Labitalia- a causa della controparte che persiste in un atteggiamento di chiusura incomprensibile. Un comportamento gravissimo che dimostra lo scarso valore che si attribuisce alle relazioni industriali. Nei 15 incontri noi abbiamo sempre dimostrato -sottolinea- la nostra disponibilità nel trovare soluzioni condivise alle esigenze delle imprese, senza avere risposte esaustive né sulla parte normativa, né sulla parte economica della nostra piattaforma. Federlegno, da parte sua, ha dimostrato dal primo momento la volontà di perseguire un modello di impresa basato non sulla qualità del lavoro, sugli investimenti, sulla professionalità e sul benessere organizzativo, ma sulla riduzione dei costi e su una gestione unilaterale dell’organizzazione del lavoro”, attacca il leader degli edili della Uil.
Nel dettaglio spiega Panzarella “dopo circa un anno di trattative abbiamo ottenuto di confermare sulla parte economica quella che è una sorta di scala mobile ‘contrattata’ presente già nel contratto. In pratica si decide una parte fissa non collegata all’inflazione e poi ogni anno aggiorniamo la restante parte sulla base dell’Inflazione reale, utilizzando l’indice Ipca integrale dell’anno precedente. Abbiamo poi raggiunto un accordo anche sulla stagionalità del lavoro, venendo incontro alle richieste di alcune aziende del comparto, ed anche il tema delle percentuali della somministrazione di lavoro è sempre stato affrontato senza porre pregiudiziali”, sottolinea il sindacalista.

Ma le intese raggiunte sui diversi punti non hanno aiutato a concludere positivamente la trattativa. “Non è servito a nulla, mancano ancora -continua Panzarella- risposte sui temi ambiente e sicurezza, formazione, diritti, bilateralità, welfare e aumenti retributivi e per questi motivi ad agosto abbiamo proclamato lo stato di agitazione per tutto il settore, con il blocco della flessibilità e degli straordinari. Dopo lo sciopero di febbraio speravamo di chiudere ma al momento non ci sono avanzamenti da parte di Federlegno e certo l’emergenza Covid non ha aiutato l’economia ma il settore non è totalmente in sofferenza”.

Anche, perchè sottolineano i leader di Fillea e Feneal “nonostante alcune parti dell’export siano in sofferenza, c’è tutto il mercato interno che sta avendo un balzo soprattutto per le forniture dei banchi alle scuole, ma anche per la fornitura di arredi alle rsa. E poi anche il mercato dei mobili per la casa sta andando bene”, sottolineano i sindacalisti.
Ma a preoccupare il sindacato è anche “l’incapacità da parte di visione del futuro da parte di Federlegno. La controparte continua a rivendicare maggiori flessibilità che però, per come viene proposta, si trasforma in una forte precarietà. E dal punto di vista economico non vogliono riconoscere quanto almeno quanto è dovuto ai lavoratori”, spiega ad Adnkronos/Labitalia Franco Turri, segretario generale della Filca Cisl.

“E i problemi -continua Turri- non si fermano qui. Noi stiamo proponendo anche delle soluzioni innovative. Quando il presidente di Confindustria parla di rivoluzione noi rispondiamo che la rivoluzione la vogliamo fare facendo partecipare i lavoratori alle decisioni. Abbiamo fatto una proposta sulla bilateralità e attraverso un welfare sociale che raccolga un po’ anche bisogni dei lavoratori e delle loro famiglie. Ma su tutto questo Federlegno si limita a dire solo no, no e no”, ricorda Turri.

Per il sindacato “una posizione inaccettabile in un momento in cui i lavoratori sono chiamati a rischiare la propria vita per il Covid-19 e a portarlo anche a casa ai propri cari. E Federlegno tra l’altro è stata l’unica categoria a livello nazionale a non aver firmato un protocollo sull’emergenza Covid-19. Questo a dimostrare che Federlegno non vuole relazioni sindacali in cui si partecipa ma vuole solo flessibilità che si risolva in precarietà, non quella giusta, contrattata, che ci deve essere in questo momento. Federlegno non è più disponibile a rinnovare il contratto con il modello scaduto ma porre tutto in termini variabili”, ribadisce ancora tutti. E per il sindacato “Fedelegno non è capace di adeguarsi a situazioni nuove, ma continua a guardare indietro, abbiamo difficoltà a parlare con loro di 4.0. In questo momento, in cui i lavoratori hanno accettato di continuare a lavorare con lo spauracchio Covid-19, e si vedono non rinnovare i contratti. Anche nella parte normativa, che non costa nulla”, conclude Turri.

(di Fabio Paluccio)

L’intervista sul sito dell’agenzia

 

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