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Congedo per donne vittime di violenza

17 giugno 2015 • News

Menelao: comunicato sul «congedo per le donne vittime di violenza»

Nei decreti varati la settimana scorsa c’è un articolo che non possiamo accogliere favorevolmente come centri di ascolto Mobbing&Stalking contro tutte le violenze della UIL. Si tratta nello specifico del “congedo per le donne vittime di violenza di genere”.
Apprezziamo lo sforzo del governo nel trattare la tematica della violenza ma non possiamo accettare che le donne debbano essere certificate dai servizi sociali, dai CAV e dalle case rifugio. Riteniamo questo un ritorno indietro perché così si ghettizzano solamente le donne vittime di violenza facendole subire una ulteriore brutalità.  Inoltre visto che le politiche di welfare in Italia lasciano molto a desiderare e, non per mancanza di volontà degli operatori, ma per il continuo taglio dei fondi a loro necessari, tali strutture non potranno essere in grado di farlo compiutamente. Si rischia così di non dare assistenza necessaria a molte donne. Ricordo che le vittime sono, secondo gli ultimi dati Istat, il 31,5 % della popolazione italiana. E allora riteniamo che andrebbero inseriti altri soggetti esterni, come i centri di ascolto,  che con i protocolli già attivati con alcuni CAV e con le forze dell’ordine potrebbero svolgere un ruolo fondamentale perché eviterebbero di far sentire le donne una “razza a rischio con un bollino certificato”.
Inoltre nell’articolo si legge “la lavoratrice ha diritto alla sospensione del rapporto contrattuale per soli tre mesi”. Forse chi ha scritto la norma non conosce il procedimento sostanziale e giuridico che le donne vittime di violenza debbono fare. Tre mesi sono veramente pochi sia per denunciare che per cominciare un percorso terapeutico che le faccia stare meglio. Non capiamo perché le lavoratrici domestiche debbano essere escluse dal provvedimento. Come centri di ascolto riteniamo che questo art. 23 debba essere modificato auspicando che venga fatto al più presto. Non vorremo che questo sia l’ennesimo decreto che non può essere portato a termine per mancanza di una politica lungimirante.

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