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APPROFONDIMENTO DURC

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Per l’attuale fase di emergenza COVID-19 sono state introdotte misure straordinarie, a partire da quelle previste nel decreto “Cura Italia”, che si occupano di garantire sostegno ai lavoratori e alle imprese in un momento di estrema difficoltà. 

Come FENEALUIL siamo convinti della necessità che una volta usciti dall’emergenza sanitaria il nostro Paese debba essere messo nelle condizioni di far ripartire a pieno regime l’insieme delle attività produttive, impedendo che a quella sanitaria faccia seguito un’altrettanta grave crisi economica.

Questa convinzione, tuttavia, consolida la determinazione che la ripartenza debba far leva sui principi di trasparenza e legalità, invalicabili anche in un contesto di emergenza.

Non siamo disponibili a cedere un solo passo di fronte alla necessità di garantire che tutte le procedure per affrontare la crisi sanitaria siano attuate nel pieno rispetto dei principi di regolarità.

In virtù di questa ferma convinzione, che continuerà ad orientare l’azione sindacale anche in questa fase difficile per il Paese, abbiamo chiesto al Ministro del Lavoro e al Presidente dell’INPS chiarimenti su un messaggio dell’Istituto interpretativo del decreto “Cura Italia” in riferimento alle procedure di sospensione del DURC.

Infatti, mentre l’articolo 103 del Decreto Legge prevede che “tutti i certificati, attestati, permessi, concessioni, autorizzazioni e atti abilitativi comunque denominati, in scadenza tra il 31 gennaio e il 15 aprile conservano la loro validità fino al 15 giugno 2020”, non si comprende per quale ragione con questa circolare l’INPS abbia scelto di retrodatare la verifica della regolarità contributiva di 120 giorni dal 31 gennaio 2020 e quindi riportandolo al 4 ottobre 2019.

Infatti, sulla base del messaggio in questione, potremmo trovarci di fronte a un’azienda che ha chiesto il DURC a dicembre 2019 e non gli è stato concesso per una irregolarità contributiva sulla mensilità di ottobre, che nulla ha a che fare con l’emergenza sanitaria, mentre, se lo richiedesse oggi avrebbe la possibilità di avere il DURC in regola.

In alcuni settori, come l’edilizia e i servizi, significherebbe rimettere in bonis una serie di imprese la cui irregolarità dipende da aspetti che afferiscono al salario dei lavoratori e alla sicurezza in evidente contrasto con la ratio dello stesso decreto “Cura Italia”. 

Riteniamo che scenari di questo tipo potrebbero aprire la strada, in particolare nel settore degli appalti, ad una serie di contenziosi anche con la pubblica amministrazione che rischierebbero di rallentare ulteriormente alcuni processi in questo momento necessari.

Il rischio di spalancare le porte, ad una serie di operatori economici la cui irregolarità afferisce a questioni che poco attengono all’ emergenza sanitaria in corso, potrebbe generare un serio danno alle imprese sane e ai diritti dei lavoratori.

In questo messaggio dell’INPS, attuativo del decreto “Cura Italia” si evidenziano gran parte delle nostre preoccupazioni rispetto alla necessità di tenere alta la guardia nell’introdurre strumenti che allentino la presa in tema di trasparenza e legalità, soprattutto in un momento così delicato, in cui non siamo tutti impegnati solo su come far fronte all’emergenza, ma soprattutto su quale direzione dare allo sviluppo del Paese.