Convegno Restauro Sostenibile
URGENZA RISCHI CHIMICI : UN TAVOLO TECNICO PER RESTAURATORI E AMBIENTERidurre i fattori di rischio per la salute dei restauratori e scongiurare l’inquinamento ambientale: questo l’appello lanciato durante il convegno sul Restauro sostenibile, svoltosi oggi presso l’Orto Botanico di Roma, promosso – in occasione dell’Anno Internazionale della Chimica – dal Centro di Ricerca per le Scienze Applicate alla Protezione dell’Ambiente e dei Beni Culturali e del Dipartimento di Igiene “G. Sanarelli”dell’Ateneo Sapienza, Chimica Verde, i sindacati del settore Feneal Uil – Filca Cisl – Fillea Cgil, IA-CS e Legambiente.
Il convegno ha affrontato i temi della conservazione responsabile dei beni culturali e fatto il punto sulle nuove metodologie per un restauro sostenibile alla luce degli avanzamenti della ricerca su materiali e sostanze a basso impatto per la salute e per l’ambiente.
Il contatto diretto in ambienti diversi con polimateriali di differente grado di conservazione sottopone l’operatore addetto alla tutela del bene a rischi multipli: chimici, fisici e microbiologici. Ancora oggi, a causa della mancanza di un’adeguata informazione e schiacciati dalle leggi del mercato, gli operatori utilizzano reagenti e strumenti di vecchia generazione, che non garantiscono la salute dell’operatore e la tutela dell’ambiente. Perché allora, nonostante i grandi passi avanti fatti dalla ricerca e dall’innovazione, queste nuove pratiche non decollano?
Nel corso della mattinata sono intervenuti i segretari nazionali di Feneal, Filca e Fillea.
Per la Feneal presente il Segretario Nazionale Emilio Correale che ha ribadito la necessità, più volte sostenuta dal sindacato, ‘di rivendicare un diverso e più proficuo sviluppo del settore del restauro, attività in grado di valorizzare l’immenso patrimonio storico – culturale di cui dispone l’Italia. Proprio per questo – ha aggiunto il segretario – diviene indispensabile lavorare nella direzione giusta per il rafforzamento dei percorsi formativi e l’elevamento professionale degli addetti, in maniera tale da rendere al massimo produttive ed adeguate le risorse finanziarie destinate al recupero e alla valorizzazione dei beni culturali, tutelando l’ambiente, la salute e la sicurezza.’
Dunque, dal Convegno una prima proposta, quella di stimolare tutti gli attori della catena del ciclo della vita dei materiali, durante l’intera filiera – produzione, utilizzo e smaltimento – debbano contribuire mediante l’informazione, la ricerca e la prassi a diminuirne il duplice impatto. A cominciare proprio dall’aggiornamento per i restauratori e per gli altri operatori del settore, su cui si è concentrata la sessione pomeridiana del Convegno, offrendo una panoramica sui sistemi alternativi e maggiormente sostenibili in termini di rischi per l’operatore, per l’ambiente di lavoro e per l’integrità del bene culturale.
L’attività di restauro in Italia coinvolge circa 30.000 operatori, per l’80% donne, con una età media di 33 anni. Il 52% lavora con contratti di tipo autonomo o parasubordinato, che spesso si scoprono essere veri e propri lavori dipendenti. Il restante 48% lavora prevalentemente con contratti a tempo determinato. La precarietà diffusa in questo settore è un elemento ulteriormente aggravante rispetto al sistema di tutela del lavoro e della salute che dovrebbe essere garantita ad ogni operatore.

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