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Legno Arredo

6 giugno 2013 • News

Legno e arredo, domani mobilitazione nazionale

I sindacati protestano per la decisione di Federlegno/Arredo  di sospendere la trattativa per il rinnovo del contratto

Stop al settore del legno/arredo: domani è in programma la mobilitazione nazionale del comparto, con quattro ore di sciopero, decisa dai sindacati di categoria Feneal-Uil, Filca-Cisl e Fillea-Cgil, ad eccezione di alcune regioni che sciopereranno il 10 giugno. La protesta, che si articolerà a livello territoriale e culminerà lunedì 17 giugno con un presidio presso la sede di Federlegno, a Milano, arriva dopo la sospensione della trattativa per il rinnovo del contratto legno-industria da parte di Federlegno/Arredo, e dà seguito a quanto deciso dalle tantissime assemblee che si sono svolte in queste settimane nelle aziende del settore in tutta Italia.

“Il contratto del legno è scaduto il 31 marzo scorso – spiegano i segretari nazionali di Feneal, Filca e Fillea, Pascucci, Acciai e Meschieri – e ci sono 370mila addetti in attesa del rinnovo. La decisione di Federlegno/Arredo è certamente da stigmatizzare: la nostra controparte si è assunta una responsabilità gravissima e ad oggi non è in grado di porre soluzioni che permettano una rapida conclusione del contratto”. Dall’inizio della crisi sono spariti 52mila addetti e 10mila aziende. La Cassa integrazione ha fatto registrare un aumento del 700% e il calo della domanda interna è pari al 40%. Il provvedimento varato recentemente dal governo, anche grazie alle iniziative congiunte e al protocollo sottoscritto da Feneal, Filca, Fillea e Federlegno, e che ha inserito gli arredi nelle detrazioni Irpef del 50% previste per le ristrutturazioni,  dovrebbe evitare di subire la perdita prevista per il 2013.

Per i sindacati, però, “il settore dovrebbe puntare sulla qualità dei prodotti e sulla promozione ed il rafforzamento del Made in Italy, mentre da parte datoriale – spiegano i tre segretari nazionali – si vuole essere concorrenziali scegliendo la strada più semplice, vale a dire aumentando la flessibilità, gestendo gli orari in modo unilaterale e, possibilmente, riducendo il salario. Una ‘strategia’ che respingiamo al mittente ed osteggiamo con forza”, concludono gli esponenti di Feneal, Filca e Fillea.  

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