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Camera - Senato

Codice Appalti

11 gennaio 2017 • Edilizia

da Edilizia e Territorio – Sole 24 ore

Appalti, sindacati: rivedere il sistema «80-20» dei concessionari, terna subappaltatori anche sottosoglia
Mauro Salerno

Manutenzioni e progettazione fuori dal sistema «80-20» (80% in gara 20% in house) dei lavori delle concessionarie, clausola sociale obbligatoria, riduzione e qualificazione delle stazioni appaltanti, estensione ai contratti sottosoglia della terna di subappaltori da indicare con l’offerta. Sono le quattro principali richieste avanzate dai sigle sindacali dell’edilizia, ascoltate ieri dalle commissioni Ambiente e Lavori pubblici di Camera e Senato, alla ripresa del ciclo di audizioni in vista dl decreto correttivo della riforma degli appalti che il governo deve varare entro il prossimo 19 aprile.
I rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil hanno premesso in apertura l’apprezzamento complessivo per l’impianto del nuovo codice, rimarcando «lo sforzo del legislatore che vuole riportare a normalità il sistema degli appalti». Un sistema che col tempo «si è degenerato, fino ad arrivare a situazioni patologiche come corruzione, lievitazione dei costi, riduzione dei diritti dei lavoratori».
Le richieste di correzione
In vista del correttivo i sindacati hanno centrato lo sguardo su alcuni punti ritenuti chiave. La prima citazione è andata all’obiettivo di ridurre il numero delle stazioni appaltanti, varando allo stesso tempo un piano di “qualificazione” delle competenze tecnico-giuridiche dei funzionari della Pa. Di qui la richiesta di velocizzare i tempi di approvazione degli specifici provvedimenti attuativi previsti dal codice.
L’altra richiesta riguarda la terna dei subappaltatori. Qui la proposta è di rafforzare gli obblighi attualmente previsti dal codice introducendo il vincolo di indicare in partenza la rosa di tre possibili subaffidatari anche per gli appalti sotto la soglia comunitaria «di 5,2 milioni per i lavori».
Non potevano mancare poi due riferimenti agli aspetti che più hanno contraddistinto le prese di posizione dei sindacati sul codice appalti in questi ultimi mesi. Il primo riguarda la clausola sociale «da rendere obbligatoria». Il secondo la revisione del sistema «80-20» per i lavori delle concessionarie autostradali che (dal 2018) innalzerà dal 60% all’80% la percentuale di lavori da affidare sul mercato con gara, abbassando al contempo dal 40% al 20% la quota di lavori assegnabili in via diretta alle imprese controllate. Qui la richiesta è di riprendere in mano il protocollo siglato con le Infrastrutture che escludeva dal calcolo dell’80% dei lavori mandati in gara gli appalti per la manutenzione e per i servizi di progettazione delle infrastrutture. I sindacati hanno rilanciato l’allarme occupazione stimando in 3.600 il numero dei lavoratori a rischio.«Sono stati già licenziati 403 lavoratori e per il prossimo mese si teme l’arrivo di un altro centinaio di lettere», hanno detto.
I no alle modifiche
Una parte dell’audizione è stata dedicata a sottolineare la contrarietà dei sindacati ad alcune delle correzioni di cui si è più discusso nelle ultime settimane. In particolare le sigle edili hanno detto no a revisioni dell’obbligo di mettere in gara solo progetti esecutivi (fosse anche solo per gli interventi di manutenzione) e no a estensioni al rialzo del limite di un milione per l’uso del massimo ribasso. «Se si alzasse la soglia a 2,5 milioni – è la posizione riportata in audizione – il 95-96% degli appalti verrebbe affidato al prezzo più basso, lasciando all’offerta più vantaggiosa uno spazio assolutamente marginale».
Sul fronte dell’attuazione sono arrivate, infine, la richiesta ad accelerare l’approvazione del decreto sul débat public e quella di aprire le porte della cabina di regia di Palazzo Chigi ai sindacati, sia pure per una partecipazione «a carattere consultivo».

documento_sindacati_audizione_correttivo

 

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