Presentato a Roma il Rapporto Formedil
CALZONI: PER UNA “BUONA OCCUPAZIONE” CI VUOLE UNA RIFORMA CHE LEGHI LAVORO, WELFARE E RILANCIO DEGLI INVESTIMENTI.
“Siamo di fronte a uno smottamento epocale. L’industria italiana delle costruzioni sta scomparendo e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Da un lato i numeri: una perdita degli investimenti dal 2008 ad oggi di un terzo, con una contrazione di attività “regolare” registrata dalle Casse edili che si attesta intorno al 50%. Uno scenario che per le imprese strutturate è ben peggiore se si considera che la gran parte del mercato della riqualificazione tenuto in piedi dagli incentivi non riguarda le imprese piccole e medie strutturate. Sul piano occupazionale oggi ci sono 700.000 lavoratori regolari in meno, compreso l’indotto. Quello che si stenta a comprendere è che il 70% della perdita occupazionale italiana riguarda il settore delle costruzioni. Un tessuto imprenditoriale slabbrato, annichilito dal crollo dei lavori pubblici, dall’arresto della domanda di nuova edilizia residenziale e da un mercato immobiliare bloccato, che colpisce le imprese strutturate allargando le quote di lavoro nero e irregolare. Continua poi un susseguirsi di notizie allarmanti: infortuni sul lavoro, povertà crescente, crisi del welfare.”
E’ l’allarme circostanziato che il presidente del Formedil Massimo Calzoni lancia al Governo, alle forze politiche, ma anche alle parti sociali, associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali che insieme guidano il Sistema Bilaterale delle Costruzioni, di cui le 103 scuole edili coordinate dal Formedil sono parte. E lo fa nel giorno in cui il Formedil presenta il proprio Rapporto 2014 sull’andamento dell’attività di formazione nel settore. Un anno, il 2013, drammatico per il settore ma eccezionale per quanto riguarda la formazione: 12.715 corsi per oltre 343 mila ore di formazione, che hanno coinvolto 164.300 tra operai (131.000), tecnici (30.450) e altre figure professionali. Con un aumento rispetto al 2012 di circa un 25%.
“Complessivamente – sottolinea il Vicepresidente dell’Ente Enzo Pelle – negli ultimi quattro anni, dal 2010 al 2013, sono stati formati 560.000 allievi, dei quali quasi 100.000 tecnici. Se si considera che l’occupazione nel 2013 è ormai di poco superiore a 1 milione e 400 mila unità, e che i dipendenti sono 870.000, vuol dire che in un anno abbiamo formato l’11% della forza lavoro totale e il 18% di quella dipendente. Un’attività che a partire dal 2009 si è andata sempre più caratterizzando secondo progetti strutturali, tra i quali 16 ore MICS, una vera e propria campagna di massa di alfabetizzazione professionale e a favore di una consapevole cultura della sicurezza che ha coinvolto complessivamente oltre 171.000 allievi attraverso 21.026 corsi e 324.860 ore formative. Campagna caratterizzata da una regia e da una programmazione formativa unitaria nazionale e da una offerta formativa omogenea sull’intero territorio nazionale, concretizzatasi in un vero e proprio servizio formativo nazionale di settore.
Per il presidente del Formedil “è essenziale partire dal lavoro per affermare un nuovo modello di “buona occupazione” fondato su poche regole, su una contrattazione semplificata e univoca, che persegua la stabilità del lavoro senza compromettere i principi stessi dell’attività di impresa. Un sistema che preveda la flessibilità come fattore temporaneo e transitorio a cui collegare politiche e strumenti attivi in grado di riqualificare e reinserire nel mercato del lavoro chi è stato costretto ad uscirne. Vanno perseguite soluzioni a sostegno di una forte integrazione tra politiche del lavoro e welfare, anche di settore, utilizzando le buone pratiche esistenti all’interno della bilateralità, per dare sicurezza e dare prospettive professionali, per responsabilizzare tutti i soggetti, i lavoratori come gli imprenditori, ma anche le amministrazioni pubbliche, le associazioni imprenditoriali e le organizzazioni sindacali. Un percorso essenziale, che tuttavia potrebbe non bastare. Per dare senso alla formazione e per giungere a poter disporre di “una buona occupazione” ci vuole una stagione di riforme che sappia da un lato utilizzare esperienze e cercare soluzioni concretamente applicabili, dall’altro restituire alle imprese quelle condizioni economiche e finanziarie in grado di trovare un nuovo equilibrio così da poter sopravvivere e investire.”