In rassegna
Panzarella, con il nuovo contratto puntiamo a un lavoro stabile e di qualità
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Il segretario della Feneal, il sindacato degli edili della Uil, fa il punto sui contenuti del recente rinnovo contrattuale. Formazione, sicurezza, inquadramento professionale e salario gli elementi cardine dell’intesa. Ma il caro energia e la difficoltà nel reperire i materiali, avverte Panzarella, dovuti alla ripresa dell’economia e al conflitto ucraino rischiano di paralizzare il settore.
Panzarella il 3 marzo è stato rinnovato il contratto degli edili. Qual è il valore di questo rinnovo?
Il rinnovo del contratto punta a qualificare il settore, attraverso una valorizzazione dei lavoratori e quindi delle stesse imprese. La sfida delle qualità e dell’innovazione può essere vinta unicamente attraverso la formazione e la sicurezza. Si tratta di dare stabilità a una fetta del mondo del lavoro che ha risentito molto della crisi negli ultimi anni, anche attraverso importanti aumenti salariali. Quello delle costruzioni è un comparto vitale per l’intera economia del paese, perché occupa più di un milione di addetti, ed è in grado di muovere ingenti risorse di denaro e investimenti. Il rinnovo è il risultato di relazioni industriali positive, incentrate sul dialogo, e un atteggiamento responsabile e costruttivo di tutte le parti. Insieme alle controparti deve continuare il confronto con il governo per quanto sugli appalti, e la possibilità di applicare un decalage al super bonus, per dare più tempo alle imprese di soddisfare le richieste.
Il rinnovo come affronta il tema dell’inquadramento professionale?
L’inquadramento è un tema che abbiamo voluto affrontare con particolare attenzione nel rinnovo. Nell’edilizia circa il 70% degli addetti sono classificabili come operai di 1° e 2° livelli, cioè comuni e qualificati. Una situazione di sotto inquadramento cronico, figlia del forte dumping contrattuale e della frammentazione del settore, che il rinnovo contrasta attraverso l’introduzione di un meccanismo autonomo. A ogni operaio comune, con 36 mesi di servizio, 12 nella stessa azienda, dopo aver sostenuto un percorso formativo presso i nostri enti bilaterali, sarà riconosciuto l’inquadramento di operaio qualificato. Per chi è già nel 2° livello, dopo 48 mesi, passerà al 3° livello di inquadramento, ossia operaio specializzato.
Il nuovo contratto come guarda alla formazione?
La formazione è strategica. Nel rinnovo abbiamo innalzato all’1% il contributo a carico delle imprese per la formazione. La metà di questo 1% è destinato alla sicurezza. Abbiamo dato la possibilità ai preposti di partecipare a corsi di formazione gratuiti presso gli enti bilaterali del settore. Questo è un punto centrale se si vuole mettere lavoratori e imprese nelle condizioni di sapersi confrontare con le nuove tecnologie e le innovazioni del settore, come il green building, la bio edilizia, il rischio sismico e il recupero energetico. In tema di prevenzione e salute abbiamo stabilito che l’aggiornamento per tutti i lavoratori avvenga ogni 3 anni anziché 5 come previsto dalla legge. Inoltre è prevista una formazione minima (16 ore) anche per gli impiegati che entrino in cantiere per la prima volta.
La guerra in Ucraina e l’aumento dei costi dell’energia che effetti possono avere sul settore?
Con la ripresa dell’economia, sostenuta dagli interventi del governo, ci siamo trovati davanti a un fenomeno mai verificatosi negli ultimi anni, ossia la crescita dell’inflazione. A questo si deve aggiungere l’impennata dei beni energetici e dei materiali, anche a seguito del conflitto in Ucraina. Rischiamo di trovarci in uno scenario opposto a quello di qualche mese fa, quando le imprese non riuscivano a soddisfare tutte le commesse legate al super bonus, e si aveva difficoltà a reperire la manodopera. Ora, invece, il pericolo è la paralisi, con molte imprese che stanno finendo i materiali, con ripercussioni anche sull’occupazione. Uno scenario che non deve assolutamente concretizzarsi e che il governo deve aiutarci a prevenire. Se si bloccano le costruzioni, si blocca il motore della ripresa.
di Tommaso Nutarelli – Il diario del lavoro