Comitato Centrale
I lavori sono stati introdotti dal Segretario Generale Antonio Correale che ha sviluppato una serie di considerazioni sul momento politico e sindacale, a partire dalla questione della contrattazione integrativa, giunta al momento cruciale dell’avvio del confronto tra le controparti su tutto il territorio nazionale.
Ma prima ancora di affrontare i temi più direttamente legati alle problematiche interne, il segretario si è soffermato ampiamente sulla politica internazionale sconvolta dalle rivolte dei paese nord-africani e dallo spaventoso maremoto avvenuto in Giappone
, che ‘ha provocato non solo una gigantesca distruzione di tantissime vite umane e della loro organizzazione civile, – ha commentato Correale – ma ha anche messo allo scoperto un altro disastro: quello procurato dagli stessi uomini, che ancora una volta hanno mostrato tutta la loro fragilità al cospetto dell’incontrollata ribellione della natura, che essi stessi hanno avuto la vana pretesa di saper controllare e sfruttare.’‘Il risultato è quello di una terribile offesa, per un popolo che ha già subito i tremendi effetti di una guerra nucleare, e che ora è vittima di un’ulteriore letale contaminazione radioattiva, che inciderà in modo, non si sa quanto esteso, ma sicuramente per un tempo di durata inimmaginabile.’
‘Intanto è esplosa la crisi libica – ha continuato il segretario con la sua relazione – che proprio in questi giorni sta facendo soffiare inaspettati venti di guerra, che coinvolgono anche il nostro Paese. La violenta reazione di Gheddafi contro il suo stesso popolo, nel tentativo di contrastare la sua spinta rivoluzionaria per acquisire maggiore democrazia, è il segnale della tumultuosa trasformazione che sta avvenendo in tutta l’area che si affaccia sul Mediterraneo. Con questo sommovimento si stanno aprendo nuovi scenari politici ed economici, che il nostro Paese farebbe bene a considerare, non tanto con l’occhio dell’approfittatore, come sembra stia facendo la Francia, ma come “opportunità da non perdere” e da consolidare nel lungo periodo, così come ci siamo permessi di indicare noi con il nostro recente e apprezzatissimo Convegno di Napoli.’
E proprio su questo punto, Correale, ha annunciato l’iniziativa che si terrà il prossimo 22 settembre, a Potenza, per celebrare il 60° anniversario della Feneal. ’Noi siamo fieri della nostra identità – ha detto il segretario – e, ciò nonostante, il legittimo orgoglio che ci pervade non è stata mai inteso come un atto di superbia, con cui sottolineiamo la sostanziale differenza tra noi e le altre organizzazioni sindacali della nostra categoria. Anzi, per onestà intellettuale, ma anche per la nostra consueta concretezza ed obiettività, noi riconosciamo che abbiamo ancora da rimuovere una quota non secondaria di difetti, che ancora frena la velocità della nostra crescita. Perciò, proprio in questa fase di acuta contraddizione sul piano dei rapporti unitari, riteniamo che sia giunto il momento per avviare una più compiuta analisi di tali differenze. Il fine non può essere quello di acuire le divaricazioni, ma, al contrario, l’intento è quello di individuare le modalità, oltre che le ragioni, per riprendere, nella chiarezza delle posizioni e nel rispetto reciproco, il comune percorso di una corretta rappresentanza, ormai disperso.’
Il segretario ha poi esposto le sue riflessioni sull’attuale situazione economica e sociale del nostro Paese. ‘C’è da dire che agiamo in uno scenario che per il nostro Paese continua ad essere preoccupante e dagli sbocchi incerti. Stiamo attraversando – ha spiegato Correale – una lunghissima crisi, mentre il mondo cambia con velocità impressionante e non solo, come dicevamo, per la lezione che ci arriva dal Nord Africa.Dobbiamo essere grati al Presidente della Repubblica che in questo clima molto negativo ha saputo garantire equilibrio, invitando a più riprese i partiti e le Istituzioni ad occuparsi dei problemi concreti del Paese. Non solo, ma il Presidente Napolitano è riuscito, in questi giorni di festeggiamenti per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, a risvegliare un quasi sconosciuto sentimento di orgoglio nazionale, e di unità patriottica, a dispetto dei tanti guastatori dell’immagine dell’Italia e dei numerosi anti italiani, privi di cultura nazionale e spesso caricati esclusivamente della rozza cultura della separazione. Non vogliamo sottovalutare l’impegno di alcuni Ministri a contenere i danni sociali della crisi, né vanno ignorate quelle posizioni nell’opposizione che spingono per uscire dalla logica della contrapposizione fine a se stesse, ma tutto questo certamente non riesce a cambiare uno scenario nel quale la politica appare incapace di progettare un qualsiasi futuro intrappolata nel duello infinito fra maggioranza e opposizione, che non permette all’Italia di avere le carte in regola per competere meglio sul piano internazionale. È innegabile, poi, che da mesi non si registrano interventi efficaci per rimettere la nostra economica sui binari dello sviluppo. Il Governo non è stato neppure capace di rinunciare a qualche centesimo di euro di accise per interrompere la corsa impetuosa dei prezzi dei carburanti, che è sempre di più una ulteriore tassa sui redditi di lavoratori e pensionati che sono già fin troppo tartassati. Né è riuscito a fugare i forti dubbi che l’introduzione del federalismo municipale porti con sé nuovi balzelli, aggravando la già pesante imposizione fiscale, che in termini reali è già oltre il 50%. I risultati ottenuti nel vertice europeo a leggero favore delle regioni del sud non possono illudere un Paese che ormai non sa scegliere alcun modello di sviluppo nuovo e che, comunque, ha un debito pubblico troppo elevato per poter dormire sonni tranquilli.’
Ma anche l’opposizione non da segni di novità, – chiosa il segretario – essa, purtroppo, interpreta una politica non vecchia ma vecchissima e senza “appeal”. Noi che proveniamo da una tradizione laica e riformista ci domandiamo come mai si moltiplicano le acrobazie, in termini di alleanze, dando credito a tutti coloro che demonizzano l’avversario, anche se esso è costituito dal pur deprecabile berlusconismo, mentre non si manifesta, invece, alcun interesse a realizzare in Italia una forza politica autenticamente riformista, di stampo europeo, in grado di offrire un chiaro messaggio di rinnovamento della nostra società, che comprenda anche quello, a nostro avviso fondamentale, delle sue classi dirigenti.’
‘Le immagini di questa prima rivoluzione, sostenuta da Internet sulla sponda africana del Mediterraneo, interpretata da giovani che hanno il coraggio di morire per la democrazia, sono emblematiche’ – ha detto il segretario, riprendendo la questione che al momento è una delle più urgenti e sferzanti per politica mondiale. ‘Certamente l’entusiasmo di questi giovani è grande ma è anche fragile: riteniamo, infatti, che i processi politici di cambiamento, così radicale, difficilmente possono reggere alla prova del tempo, poggiando solo sulla carica ideale che arriva da sponde di carattere generazionale. Eppure – ha aggiunto – la forza ideale di quella protesta non può esimerci dal farci riflettere sulla stanchezza dei nostri riti democratici, sempre più confinati nelle rappresentazioni mediatiche e privi di quel necessario ritorno alla progettualità ed alla partecipazione, che potrebbero favorire una riduzione del grande distacco fra la politica e i giovani. I giovani devono riuscire a vederlo davvero il futuro, mentre, invece, nel nostro Paese non si è avuto il coraggio e non lo si ha di colpire duramente gli sprechi, di aggredire senza remore l’evasione fiscale, di liberarsi di costi della politica che appaiono ogni giorno insopportabili e talvolta anche moralmente inaccettabili. In fondo, prima del cammino federalista, forse sarebbe stato il caso di indicare al Paese le priorità per una sua concreta modernizzazione, responsabilizzando un rinnovato gruppo dirigente per una più adeguata azione di governo. Perciò, se il nostro sistema soffre di bassa crescita e di una competitività inferiore ai nostri concorrenti internazionali non è però a causa di un destino cinico ed avverso. Il nostro paese sta accumulando ritardi anche perché sembra ingessato dalla paura di cambiare.’
‘Se paesi come la Francia, la Germania, la Gran Bretagna annunciano obiettivi di crescita del tasso di occupazione per il 2020 tutti superiori al 70%, – ha spiegato Correale – l’Italia si attesta sul 67-68% che visto come vanno le cose appare per giunta assai ottimistico. E se sull’abbandono scolastico tutti i Paesi più progrediti in Europa puntano a scendere sotto il 10%, noi pensiamo di incatenarci attorno ad un modesto 15-16%. E intanto, come abbiamo ben illustrato nel nostro Convegno di Napoli dello scorso ottobre, il divario Nord-Sud sta diventando sempre più pericoloso.’ Sulle infrastrutture ha commentato Correale: ‘ Non c’è documento in Italia che non le citi come una priorità ineludibile. L’esigenza di rilanciare la realizzazione delle infrastrutture viene regolarmente accostata al tema della ricerca, per la quale si chiedono giustamente più risorse, a quello delle nuove reti tecnologiche, a quello delle energie alternative e della tutela dell’ambiente. Un pacchetto di interventi che significherebbe cambiare faccia all’Italia e, forse, evitare alla nostra società il declino e la marginalità. Ma è un pacchetto importante sulla carta che non è suffragato da una concreta attenzione politica. Abbiamo detto più volte e lo ripetiamo ora, come Feneal, che se non si affronta la questione delle grandi opere infrastrutturali e della manutenzione del territorio, sottraendola alle beghe politiche, garantendo, invece, una sostanziale condivisione su un terreno bipartisan, progettuale, di impegno pluriennale e certo nelle risorse e nei tempi, non si farà molta strada. Ebbene la scommessa resta questa. E noi siamo convinti che malgrado le “orecchie da mercante” della politica, essa vada rilanciata con forza.’
Affrontando le questioni più strettamente collegate al ruolo del sindacato il segretario ha sottolineato la necessità di un Sindacato attivo, capace di siglare accordi e determinare mutamenti che garantiscano i lavoratori che rappresentiamo, lontano da sterili e inutili antagonismi.
Il rischio per il Sindacato sarebbe quello di lasciare l’iniziativa ai vari Marchionne di turno, ma sarebbe anche quello di vedere fortemente insidiato il nostro sistema contrattuale ed i diritti decisivi per la dignità del lavoro. Noi ci occupiamo – ha ribadito – di rappresentanza e rappresentatività, ma dovremmo concentrarci di più sul ruolo che il sindacato può e deve esercitare come forza sociale indispensabile per il Paese. La partecipazione è un grande valore della democrazia, che, però, senza un sindacato forte non potrà mai verificarsi.’
‘Il Sindacato svolge un ruolo di sorveglianza politica ed istituzionale – ha sostenuto Correale – utile a contrastare il sommerso che ha ricominciato ad imperversare, nella crisi che è in corso. Né possiamo permetterci di sottovalutare le tentazioni di alcuni imprenditori tese a ridurre al minimo la contrattualità. Ruolo, contrattazione, rappresentanza sono i tre capisaldi di un unico ragionamento che deve portarci, con gradualità e senza tradire le nostre tradizioni, verso una nuova stagione dell’impegno sindacale. Il nostro settore ha dovuto misurarsi con un tunnel della crisi lungo e profondo. Secondo il Cresme il nostro settore presenta luci ed ombre: nei primi tre trimestri del 2010 il settore residenziale ha mostrato i primi segnali di frenata della discesa – compresi i prezzi calati del 18,6 in media fra il 2007 e il 2010 – che ha toccato nel 2008 il suo culmine negativo. Ma le difficoltà del mercato residenziale non sono certo ancora finite, visto che per quest’anno non si va oltre una stabilizzazione degli indicatori. Peggiore è, invece, lo scenario per il mercato non residenziale. Infatti, se torna positivo – con un più 4% – il segno degli investimenti in costruzioni residenziali, dopo il meno 21,8% del 2009 ed il 14,1% del 2010, quello che riguarda, invece, complessivamente il settore non residenziale, non va oltre un timido 1,9%. Il mercato pare sostenuto soltanto dagli intereventi di ristrutturazione. Anche sul terreno cruciale dell’occupazione si registra qualche timido segnale di rallentamento della crisi. Ma c’è un fenomeno che non dobbiamo trascurare nelle nostre valutazioni e si riferisce al fatto che in tempi di congiuntura negativa si verifica una contrazione netta del lavoro italiano, a cui corrisponde una crescita altrettanto netta del lavoro straniero, dovuta certamente alla maggiore flessibilità del settore e al loro minor costo. E’ ovvio che noi ci opponiamo ad una lettura della crisi che metta contro lavoratori italiani e stranieri. Ma proprio per questo abbiamo il dovere di esercitare il massimo della nostra iniziativa per garantire un mercato del lavoro nel quale le professionalità non siano mortificate.’ ‘La nota più dolente se guardiamo al biennio 2008-2010 viene dalle opere pubbliche, soprattutto da quelle di derivazione locale. Le grandi imprese hanno tenuto, le piccole fanno ancora molta fatica. E qui si nota tutta la responsabilità del grande assente che è il Governo la cui azione a reale sostegno del settore appare molto debole. Le attese sono per il mantenimento di alcune grandi opere, soprattutto di carattere stradale e per il famoso Piano casa2 finora deludente. Ma è troppo poco – ha commentato Correale – per un settore che invece deve tornare ad essere un grande volano di crescita e di modernizzazione, di spinta all’innovazione e di garanzia per l’assetto del territorio.’
Le questioni aperte sono, dunque, molte ed importanti per la FeNEAL. Tra esse, va portata a buon esito la stessa necessità di regolamentare il mercato delle costruzioni, consentendo l’ingresso e lo sviluppo solo alle imprese strutturate e virtuose, attraverso l’accesso al settore acquisendo la cosiddetta “patente a punti” che ‘noi proponiamo affidata alla nostra bilateralità’ – ha specificato Correale.

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