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CCNL Legno

14 settembre 2013 • News

L’articolo sul blog ‘La Nuvola del Lavoro’ del Corriere della Sera, a cura di Dario DI Vico

IL RINNOVO DEL CCNL LEGNO ( CHE NON INTERESSA L’IKEA )

di Antonio Sgobba

Il salario dei lavoratori del legno passerà da circa 1300 euro a 1420 euro. L’aumento di 115 euro sarà graduale, in tre fasi, a partire da quest’anno fino al 2015. È una delle novità introdotte dal nuovo contratto nazionale firmato in questi giorni da Federlegno e Cgil, Cisl e Uil. L’accordo riguarda 37omila lavoratori e 7omila imprese.

Tra le novità c’è l’introduzione di alcuni elementi di flessibilità: le aziende potranno concordare con i rappresentanti sindacali un orario variabile a seconda dei periodi dell’anno. Ci sarà la possibilità di servirsi di contratti di lavoro a tempo determinato e somministrazione per il 25% del totale dei lavoratori utilizzati, senza obbligare l’imprenditore al rinnovo. «In questo modo l’impresa potrà fronteggiare più facilmente commesse impegnative o inaspettate», spiega Fabrizio Pascucci, segretario nazionale Feneal UIL, responsabile delle politiche contrattuali.

All’accordo si è arrivati dopo dieci mesi di trattativa. Il testo finale riguarda anche i neoassunti, verso i quali non ci sarà nessuna discriminazione salariale o normativa. Sull’apprendistato per i giovani tra i 15 e i 19 anni è stata definita una percentuale di conferma pari al 30% per le imprese con meno di 10 dipendenti e 50% per le imprese con più di 10 dipendenti.

Per quel che riguarda il welfare integrativo, viene istituito un fondo di sanità  il cui costo, 10 euro al mese, è a carico delle imprese, e il versamento delle aziende al Fondo di previdenza Arco aumento dello 0,50%.

«Un buon risultato, dato il periodo di crisi», dice Pascucci. Il settore infatti solo nell’ultimo anno ha perso 10mila aziende e 52mila lavoratori. In grossi gruppi come Scavolini e Snaidero ci si serve della cassa integrazione e Natuzzi ha fatto ricorso a oltre 1700 esuberi. Regge solo l’export e le produzioni di fascia alta.

«I prodotti di bassa gamma hanno un mercato soprattutto interno. E quello si è fermato. In Italia non si comprano più mobili», commenta il sindacalista. E sebbene i primi mobili che vengono in mente a molti sono quelli Ikea, l’accordo non riguarda le aziende che lavorano con il gruppo svedese

«I fornitori italiani di Ikea producono tutti all’estero – ricorda il segretario Feneal Uil – Natuzzi, per esempio, in Cina e Romania. Saviola in Romania e Brasile. I prezzi di Ikea sono talmente bassi che questa diventa una scelta obbligata».

twitter@antoniosgobba


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