CCNL imprese di restauro beni culturali
“Un contratto che toglie salario e diritti” è il giudizio di Feneal
Uil – Filca Cisl – Fillea Cgil sul Contratto Nazionale sottoscritto da
Ugl Costruzioni e Finco per i dipendenti delle imprese di restauro di
beni culturali, promosso dall’ Associazione Restauratori d’Italia.
Per i sindacati “non corrisponde al vero quanto affermano i firmatari di
quel contratto e cioè che vengono riconosciute le alte professionalità
del settore” come gli operatori del restauro artistico, “già da anni
contrattualizzati nel CCNL edile per il lavoro in cantiere e, in parte,
dal CCNL legno e lapideo per l’attività in laboratorio. A questi
lavoratori, che rappresentano la fetta più importante del totale degli
addetti, questo nuovo contratto taglierebbe sensibilmente la retribuzione,
che oggi prevede, a parità di mansioni, minimi tabellari decisamente più
elevati. Non solo, ma con questo nuovo contratto verrebbero a perdersi
anche la contrattazione integrativa territoriale – oggi garantita dai
contratti vigenti e per questo nuovo contratto invece tutta da fare – ed
il ruolo della bilateralità di settore, con una ulteriore perdita che
oscilla tra i 300 ed i 500 euro netti mensili.”
“Oltre all’arretramento salariale e normativo per i lavoratori, questo
nuovo Contratto Nazionale avrebbe un effetto dirompente nel mercato
del lavoro del settore” proseguono i sindacati“ producendo un dumping contrattuale tra le imprese
operanti nei settori edilizia, legno e materiali lapidei.”
“A pagarne il prezzo sarebbero le imprese che applicano i contratti
vigenti, schiacciate dalla concorrenza al ribasso di chi applicherà
questo nuovo contratto, ed ovviamente i lavoratori, che oggi si
troverebbero a fare i conti non solo con una crescente precarizzazione, ma
anche con una diversa e più penalizzante contrattualizzazione.”
Per Feneal Filca Fillea inoltre “l’esito di questa iniziativa di Ugl, Finco e
Associazione dei Restauratori d’Italia, associazione nota nel settore
per essere costituita prevalentemente da titolari di aziende operanti nel
campo del restauro, “rischia di avere ripercussioni pesanti sull’intero
sistema delle imprese e sulle condizioni di vita di decine di migliaia di
lavoratori e lavoratrici del settore, e lascia aperta una questione: su
cosa si fonda realmente la rappresentatività dei soggetti che l’hanno sottoscritta?”
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