Tra tagli e sacrifici l’edilizia resta un volano per la ripresa
La svolta vera dovrebbe determinare un’attuazione tempestiva e rapida di progetti già nel cassetto da tempo, con risorse certe e tempi definiti, senza rinvii di sorta, puntando su procedure semplici, chiare ed in grado di attirare anche nuovi investimenti. Le risorse impegnate, soprattutto, vanno spese bene, attraverso una politica che punti con decisione alla ripresa. Serve un impegno forte che miri a sbloccare e ricollocare le risorse disponibili, rimettendo in moto le infrastrutture, riattivando le medie e piccole opere, mobilitando i capitali privati, consentendo lo sviluppo del partenariato pubblico-privato e del il project financing, che consentirebbe una concreta copertura finanziaria anche in periodi di bassa crescita. Solo in questo modo si darà ossigeno ad un settore che ne ha bisogno con urgenza. Ma soprattutto va richiamata ancora una volta l’attenzione su uno dei problemi più gravi ed insoluti che affligge l’Italia: il dissesto idrogeologico, che va affrontato in prima battuta attraverso un piano pluriennale di messa in sicurezza del territorio, per scongiurare le tragedie che abbiamo vissuto in questi ultimi mesi in più parti della penisola e proteggere il nostro patrimonio paesaggistico, culturale ed artistico, altra grande risorsa da potenziare.
Insomma i versanti su cui agire sono molteplici, e ci aspettiamo che il governo operi per coniugare il consolidamento dei conti pubblici, su cui si è concentrato finora, con una incisiva operazione di sviluppo.
Le analisi economiche che oramai ci sommergono ogni giorno non promettono nulla di buono, si parla apertamente di nuova fase di recessione: calano i redditi, crollano i consumi, sale la disoccupazione, ed il costo sociale, l’impatto sulle persone e sulle vita collettiva, dovrebbe essere la prima preoccupazione di Istituzioni e politica. Numeri e statistiche devono servire a capire quanto realmente pesa questa crisi, quanto colpisce il lavoro. Riportare i conti in pareggio è fondamentale, ma esattamente di eguale importanza è far crescere il Paese e far ripartire il motore dello sviluppo.
Abbiamo già chiesto al Governo, e particolarmente al ministro Passera, un incontro, che ci auguriamo di ottenere in tempi brevi, ed auspichiamo un rapporto più costruttivo e meno deludente di quello aleatorio ed improduttivo avuto con il ministro precedente. Ci auguriamo che questo Governo, proprio perché nato con lo scopo di riportare tutti verso un cammini di crescita economica, senza i vincoli che spesso sono posti dalla politica, comprenda l’importanza ed abbia la giusta considerazione del mondo dell’edilizia per la sua fondamentale funzione propulsiva. Mai come in questo caso un ritorno alla concertazione sarebbe utilissimo, e probabilmente il riconoscimento di un ruolo propositivo alle forze sociali darebbe anche forza allo stesso governo nel confrontarsi con il Parlamento e le Istituzioni locali. Il beneficio di questa scelta, che ci attendiamo, sarebbe dato da un corposo impulso all’occupazione, non solo in termini di recupero, ma anche di nuova e qualificata forza lavoro. Se questo Governo sarà all’altezza delle aspettative e non vi saranno ulteriori disastri congiunturali, possiamo ipotizzare una ripresa del settore che potremo percepire già dalla fine del 2012. Tale ripresa purtroppo sarà lenta e, anche se sicura, non modificherà in un sol colpo e con immediatezza gli attuali indici occupazionali.