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Restauro, bando sospeso

26 novembre 2010 • News, restauro

Finalmente il bando per la selezione dei requisiti per la qualifica di restauratori e collaboratori restauratori, dopo tutte le battaglie fatte insieme ai lavoratori, è stato sospeso (verrà pubblicata sulla G.U. del 30 novembre 2010).Un importantissimo risultato raggiunto che, tra l’altro, toglie le castagne dal fuoco agli stessi uffici amministrativi e telematici del Mibac, che erano alle prese con caotiche e contraddittorie procedure ed in presenza di oltre 16.000 domande e circa 35.000 accreditamenti al sito predisposto dal Mibac.

Ed ora il Mibac CONVOCHI l’immediata apertura di un “tavolo tecnico/politico che coinvolga il Miur, le parti sociali e le regioni. Solo così sarà possibile individuare regole condivise per la procedura di qualificazione e per avviare in modo ragionevole l’iter parlamentare necessario alla revisione dell’art. 182 del Codice dei beni culturali e del paesaggio e non rischiare di provocare un’ ulteriore paralisi del comparto.”

Proprio in mattinata FeNEAL, FILCA e FILLEA avevano inviato un comunicato unitario alla stampa per  sollecitare nuovamente il Ministro ad aprire un tavolo di confronto per individuare insieme regole condivise per la qualificazione delle professioni legate al restauro.Segue comunicato precedente:

A pochissimi giorni dalla scadenza del termine per la presentazione delle domande al Bando di selezione per il conseguimento della qualifica professionale di restauratore e di collaboratore restauratore di beni culturali prevista per il 30 novembre, sale la preoccupazione di Feneal Uil Filca Cisl Fillea Cgil per il futuro delle migliaia di operatori del restauro che di fatto verrebbero esclusi “le proteste dei lavoratori del comparto e le migliaia di ricorsi presentati al Tar hanno fino ad oggi prodotto ben 4 proroghe della scadenza di quel bando” si legge in una nota sindacale “togliendo tra l’altro le castagne dal fuoco agli stessi uffici amministrativi e telematici del Mibac, alle prese con caotiche e contraddittorie procedure ed in presenza di oltre 16.000 domande e circa 35.000 accreditamenti al sito predisposto dal Mibac, una mole di pratiche che potrebbe creare difficoltà non facilmente superabili in merito alla successiva fase di valutazione di tutta la documentazione prodotta dai candidati ed all’espletamento della prova di idoneità.”

Dall’uscita del decreto ministeriale (n. 53/2009) che ha dato il via alla procedura, Feneal Filca Fillea hanno denunciato più volte perplessià “in merito alla gestione della regolamentazione del comparto del restauro e al metodo, privo di qualsiasi confronto con le parti sociali e le Regioni” una denuncia che si è concretizzata con numerose mobilitazioni in tutta Italia e con proposte di modifiche presentate da tempo al Mibac, al Parlamento ed al Quirinale. “Ai lavoratori del restauro – affermano i sindacati – deve essere riconosciuto la professionalità acquisita e garantite regole certe dal punto di vista formativo.

Da anni denunciamo, in relazione al settore dei Beni Culturali, la situazione insostenibile che quotidianamente vivono i lavoratori del restauro e dell’archeologia nei cantieri: elusione dall’applicazione dei CCNL o sottoinquadramento; utilizzo di forme di lavoro atipico scarsamente retribuite e prive di tutele sindacali, che nascondono, sotto forma autonoma, rapporti di lavoro subordinato.

Segnaliamo tre elementi ostativi preoccupanti: il mancato riconoscimento dell’attività svolta ai fini del titolo professionale dopo il 2000 che penalizza principalmente i giovani restauratori del settore; la documentazione richiesta a corredo della domanda, difficilmente reperibile, che favorisce in prevalenza i titolari d’impresa a discapito dei professionisti che hanno lavorato alle loro dipendenze; il fatto che si voglia cancellare la valenza dei corsi finanziati negli anni dalle Regioni ai sensi della Legge n° 845/1978 in un mercato, quello dei beni culturali, di forte e potenziale sbocco occupazionale.”

Da Feneal Filca Fillea dunque l’invito alla ragionevolezza “il Mibac torni sui suoi passi rispetto ad una gestione della procedura che rischia di ritorcersi contro e provocare la paralisi del comparto” ed immediata apertura di un “tavolo tecnico/politico presso il Ministero, che coinvolga il Miur, le parti sociali e le regioni. Solo così sarà possibile individuare regole condivise per la procedura di

qualificazione.”

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