7°/8° Rapporto sulla cassa integrazione
Nella presentazione allo studio viene spiegato che la cassa Ordinaria scende poiché molte grandi imprese sospendono la produzione ma impressiona secondo la Uil il salto in avanti della Cassa in deroga che, con 38 milioni di ore, aumenta in un solo mese del 60,3 %.
"Ancora oggi – si legge nella nota – la cassa integrazione riesce per centinaia di migliaia di persone, proteggendo 443.000 unità di lavoro, ad evitare il passaggio dal disagio al dramma, cioè dalla sospensione temporanea alla disoccupazione, ."
Regioni che vivono la crisi in maniera ancor più drammatica vedono crescere in un mese le richieste anche del 228 % come la Liguria, del 137 % la Val d’Aosta del 137% e della Puglia che con oltre 10 milioni di ore cresce dell’86 % in un mese. Tra le Province questa triste classifica vede in testa Taranto, per drammatici noti motivi, con oltre 8 milioni di ore autorizzate, più del doppio di Milano (4,1 mln di ore), con picchi alti a Brescia (3,9 mln.), Bergamo (3,3 mln.), Benevento (2,7 mln.), Roma 82,5 mln.) e Torino ( 2,1 mln.).
"Quando con agosto si completano 2 trimestri su 3 è opportuno fare una prima analisi del 2013 ed emerge che quest’anno è, purtroppo, in linea con il 2012 . 703 milioni di ore autorizzate ( – 0,4 %) con la Cassa Ordinaria che cresce e la deroga ancora sotto l’anno precedente solo perché vi è stato il sostanziale blocco dovuto al ritardo dei trasferimenti dallo Stato alle Regioni."
Secondo la Uil 2 sono le considerazioni da fare, e cioè la prima è che la cassa integrazione è uno strumento di protezione per chi è coinvolto da crisi aziendali ma è inevitabilmente una medicina di fronte ad una malattia, la crisi, che va curata con altre terapie: rimessa in moto dei consumi, drastica riduzione della pressione fiscale sul lavoro, incentivi alle imprese che sono in grado di assumere ; la seconda riguarda la ipotesi di riduzione, già dal prossimo anno delle risorse da destinare alla cassa in deroga con conseguente ridefinizione dei criteri. Criteri che inevitabilmente lascerebbero fuori dalla protezione sociale decine di migliaia di persone, peraltro le più esposte alle crisi aziendali e che rischierebbero di scivolare verso il dramma della disoccupazione.
In conclusione la UIL non ritiene accettabile che di fronte ad una possibile ripresa che avrà un effetto sul lavoro in tempi lunghi si laceri il rapporto tra impresa e lavoratore.