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Nodo genovese, è scontro tra i sindacati e le Ferrovie

11 gennaio 2016 • News Territoriali

SECOLO XIX

LA FINE DEI LAVORI SI ALLONTANA. IL REBUS DELLO SMALTIMENTO DEI DETRITI. IL CASO
Nodo genovese, è scontro tra i sindacati e le Ferrovie «Pagano in ritardo, cantiere a rischio ». Rfi: «Scadenze saldate »
EMANUELE ROSSI

PAGAMENTI in ritardo agli operai, lavori a rilento, incertezza sui finanziamenti da parte del governo e sullo smaltimento delle rocce da scavo. Nel sottosuolo di Genova rischia di esserci l’ennesima grande incompiuta, se i lavori del Nodo ferroviario continueranno con il ritmo degli ultimi mesi. Lo denunciano i sindacati e la loro preoccupazione è condivisa da Comune e Regione: l’assessore regionale alle
Infrastrutture Giacomo Giampedrone nei prossimi giorni convocherà un tavolo di confronto con le aziende
(sia il consorzio Fergen che esegue i lavori sia Rfi, la società delle ferrovie) per capire dove siano le
criticità. «Il problema – denunciano i sindacati in un comunicato congiunto di Fillea Cgil, Filca Cisl, Feneal
Uil – è oggi il pagamento degli stati di avanzamento lavori da parte di Rfi al consorzio Fergen e l’assenza di
aree di discarica nel nostro territorio per il materiale derivante dagli scavi: mancanza che rischia di
pregiudicare l’avanzamento dei lavori e motivo per quale il Consorzio che si è aggiudicato l’appalto è
costretto a destinare tale materiale in discariche fuori Regione, con costi ovviamente maggiori mettendo a
rischio tanti posti di lavoro». I lavori del Nodo ferroviario, che secondo il cronoprogramma avrebbero dovuto
concludersi entro la fine del 2017, secondo la Regione rischiano di slittare sino al 2020. Ma in serata Rfi
replica al comunicato sindacale: «Sono stati pagati al Consorzio Fergen gli stati avanzamento lavori (SAL)
arrivati a scadenza delle opere in corso di realizzazione per il potenziamento infrastrutturale e tecnologico
del nodo ferroviario di Genova – scrive la società in una nota – RFI sottolinea che il valore dei pagamenti
effettuati è correlato alle lavorazioni effettuate e alla capacità produttiva del Consorzio». Insomma: i ritardi
nell’avanzamento dei lavori si riflettono anche sui pagamenti degli stessi. Ma dalla società arriva la
rassicurazione che l’opera «è inserita fra quelle prioritarie e strategiche del proprio piano industriale».
«Purtroppo è stato completato solo il 30% dei lavori e ora ci sono complicazioni che rischiano di fare alzare
i costi», sintetizza Fabio Marante della Cgil, «lo smaltimento in Piemonte rappresenta un problema – gli fa
eco il collega della Uil, Roberto Botto – devono ancora essere smaltiti circa 400 mila metri cubi di smarino e,
ad oggi, non si hanno garanzie su dove tale materiale potrà essere depositato nei prossimi mesi
(ovviamente in modo compatibile con l’ambiente). Non vorremmo essere di fronte all’ennesima opera
incompiuta sul nostro territorio».

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