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La Ces interviene sul pacchetto “Better Regulation”

25 giugno 2015 • INTERNAZIONALE, News

Pubblichiamo la Dichiarazione della CES sul pacchetto “Better Regulation” (Legiferare meglio, legiferare meno)’ approvata dal Comitato Esecutivo della CES del 17-18 giugno 2015. Secondo la Ces queste norme, che dovrebbero semplificare le leggi e le procedure, nascondono in realtà il tentativo di favorire gli interessi delle imprese  limitando, a discapito dei diritti dei lavoratori,  il dialogo sociale aumentando i poteri della Commissione Europea in merito.

Il Pacchetto “Better Regulation” pubblicato il 19 maggio 2015 dalla Commissione europea dovrebbe garantire una regolamentazione UE migliore, più semplice e meno onerosa. La CES sostiene questo obiettivo. Desideriamo una buona regolamentazione che tuteli i lavoratori e che sia facile da applicare e far rispettare. La legislazione dovrebbe evitare burocrazia e costi inutili.  La legislazione dell’UE può essere ben più efficace se sostituisce la legislazione nazionale nei 28 Stati membri.

In realtà, il pacchetto ‘Better Regulation’ mette le presunte esigenze delle imprese al di sopra di tutto; trasforma gli standard minimi in standard massimi; attribuisce alle valutazioni d’impatto un valore che esse non hanno; comporta una procedura più lunga, più costosa e più burocratica che  rischia di ritardare il progresso sociale; rende più difficoltoso per le istituzioni elette dell’UE modificare le proposte della Commissione europea e potrebbe minare il principio in base al quale il diritto comunitario che si applica a tutti in egual modo. In breve, aumenta la burocrazia, rallenta il   cambiamento graduale e sdemocratizza l’Europa. Questi sgraditi cambiamenti sono anche  contenuti nel nuovo Accordo interistituzionale.

Accordi con le parti sociali

La CES insiste sul fatto che l’agenda della Commissione sul tema della “better regulation” deve rispettare l’autonomia delle parti sociali ed il loro ruolo in qualità di legislatori come stabilito dai Trattati. Pertanto la CES è preoccupata del fatto che la Commissione affermi che gli accordi delle parti sociali mirati ad essere Direttive debbano prima essere sottoposti a valutazioni d’impatto incentrate in particolare sulla rappresentatività dei firmatari, sulla legittimità dell’accordo e su un controllo di sussidiarietà e di proporzionalità.

La CES non ritiene che questi tre elementi costituiscano una valutazione d’impatto. Essi fanno già parte del processo in corso. Al di là di questo, non è accettabile sottoporre un accordo fra sindacati e datori di lavoro alla valutazione d’impatto.

La CES respinge l’affermazione in base alla quale la Commissione ha il diritto (ai sensi dell’Articolo 155, paragrafo 2, del TFUE) di decidere se presentare o meno al Consiglio un accordo fra le parti sociali qualora i firmatari ne facciano richiesta.

Mettere le imprese al di sopra di tutto

La Commissione europea sembra essere del parere che la legislazione debba beneficiare le PMI ed evitare di imporre ad esse un ‘onere regolamentare’. La CES si oppone alla scelta di un settore della società, le imprese, quale principale beneficiario della ‘better regulation’. La CES ritiene che la legislazione dovrebbe avere un vantaggio per la società e che le esigenze delle imprese non siano prioritarie rispetto a quelle dei lavoratori o, ad esempio, all’ambiente. La CES ritiene che la proposta di un “regime meno rigido” per le PMI ed una “definitiva esenzione  per le micro-imprese” porti a una concorrenza sleale e mini il principio fondamentale della legislazione dell’UE che si applica  a tutti in modo equo. Giova rilevare che l’85% dell’occupazione complessiva è nelle PMI. I lavoratori devono godere delle stessa tutele indipendentemente dalla dimensione dell’impresa.
Nessuna prova viene fornita al fine di dimostrare che ogni potenziale risparmio di costi per le imprese sarebbe investito in innovazione e forza lavoro.

Migliorare gli standard minimi

La CES si oppone a che la Commissione chiedendo agli Stati membri, in linea di principio, di non andare al di là di ciò che è ‘necessario’ quando attuano la legislazione dell’UE. In questo modo, la Commissione si sta trasformando spesso quali sono i requisiti minimi “in standard qui est violazione anno al massimo livello massimo dei trattati. La Commissione dovrebbe piuttosto insistere sul diritto degli stati membri per migliorare gli standard. Questo è significativo soprattutto nel campo assicuratore sociale per il progresso sociale. La CES è particolarmente preoccupato que la Refit ha portato a programmare la salute e la sicurezza che la strategia non contiene proposte legislative, in ritardo e molto miglioramenti necessari deve normativa sulla salute e la sicurezza esistenti.

Valutazione d’impatto

La CES non accetta il fatto che le valutazioni d’impatto siano necessariamente uno strumento tecnico neutrale. Al contrario, sono spesso utilizzate come strumento politico, non solo ritardando la legislazione, ma anche formulando raccomandazioni basate su un modello che favorisce gli interessi economici a breve termine ed è indifferente, o persino cieco, rispetto ai potenziali benefici a lungo termine.

Un lungo, costoso e burocratico iter legislativo

Invece di rendere la legislazione UE più efficace, la CES ritiene che il pacchetto “Better Regulation” eriga molte nuove barriere all’iter legislativo: l’introduzione di un significativo aumento delle valutazioni d’impatto e delle consultazioni pubbliche, l’istituzione di un “Consiglio per il vaglio normativo”, che dovrà dare un parere positivo prima che ogni nuova iniziativa possa essere adottata, e la creazione di una “piattaforma delle parti interessate REFIT”, nonché la proposta d’istituire gruppi e comitati “indipendenti “per le valutazioni d’impatto in ciascuna istituzione dell’UE. La CES non ritiene che un’istituzione dell’UE debba poter imporre ad un’altra istituzione una valutazione d’impatto. Per quanto riguarda la piattaforma delle parti interessate REFIT, la CES chiede una rappresentanza equilibrata dei diversi gruppi di interesse in modo da evitare un altro gruppo Stoiber.

La CES ritiene che la disillusione dei cittadini rispetto al progetto europeo sia rafforzata dalla mancanza di nuove proposte legislative a livello sociale e che questo nuovo sistema limiti la possibilità di ulteriori progressi sociali dell’UE. La CES avverte che ciò rischia di creare ulteriore  malcontento nei confronti dell’UE.

Un’Europa più democratica?

La Commissione europea chiede al Parlamento europeo e al Consiglio di effettuare una valutazione d’impatto qualora modifichino significativamente le proposte della Commissione durante l’iter  legislativo. La CES ritiene che questo sia un palese tentativo di rendere più difficile per le istituzioni democraticamente elette dell’UE modificare le proposte della Commissione. La CES condanna questa ‘presa di potere’ da parte della Commissione europea e sottolinea che ciò è contrario all’impegno assunto dal Presidente Juncker per un’Europa più democratica.

Trasparenza?

La CES rileva che l’impegno della Commissione europea di valutare l’impatto Chi non si applicava al pacchetto “Better Regulation” e che il suo dichiarato impegno in favore della trasparenza e della consultazione non si estendeva fino alla discussione del suo pacchetto “Better Regulation” con il  Parlamento europeo.

 

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