Settore estrattivo
Dal quotidiano L’Adige
Emendamento vincolante per il mantenimento delle concessioni. Sindacati delle costruzioni soddisfatti
SETTORE ESTRATTIVO
Sindacalista Non si scarichino sui lavoratori i cali temporanei di domanda
Licenziamenti indiscriminati Cave a rischio
Un sub-emendamento, firmato dal presidente Ugo Rossi , alla fine ne attenua la portata. Ma l’emendamento
alla Finanziaria 2015 in discussione in Consiglio provinciale, concordato tra le organizzazioni sindacali e
l’assessore all’economia e al lavoro Alessandro Olivi , se approvato (probabilmente nella giornata di domani),
rappresenterà una piccola, grande rivoluzione per il settore del porfido: saranno a rischio le concessioni delle
aziende che limitano l’escavazione e licenziano la manodopera senza la verifica delle reali condizioni
economiche. «Le aziende del porfido» commentano i segretari generali di Feneal Uil, Filca Cisl e Fillea Cgil,
Gianni Tomasi , Fabrizio Bignotti e Maurizio Zabbeni «se procederanno a licenziamenti indiscriminati,
rischieranno di vedersi revocata la concessione rilasciata dai Comuni. In pratica» secondo i rappresentanti
dei sindacati delle costruzioni, che avevano avanzato la richiesta di una maggior tutela dei lavoratori del
comparto della pietra trentina «le imprese non potranno limitare discrezionalmente l’escavazione e su questa
base licenziare la manodopera senza una verifica delle reali condizioni economiche di mercato». In concreto,
la nuova norma impone alla aziende del settore, che sono in difficoltà economica, di esperire una procedura
di consultazione con le organizzazioni del settore. Dovranno cioè «dimostrare i motivi oggettivi per i quali
stanno riducendo la produzione e quindi il personale in organico. Se non rispetteranno questa procedura»
osservano Tomasi, Bignotti e Zabbeni «la concessione a scavare potrà essere loro revocata». Il presidente
Rossi ha proposto ieri un emendamento all’emendamento all’articolo 64 della Finanziaria. È l’articolo che
stabilisce che «la decadenza può essere dichiarata, previa diffida, quando la quantità di materiale estratto
annualmente dal concessionario è inferiore al 50 per cento della media annua calcolata con riferimento al
volume di materiale da coltivare stabilito nel provvedimento previsto dal comma 1 o, comunque, quando la
ridotta attività estrattiva compromette la coltivazione delle cave presenti in aree limitrofe». Rossi inserisce il
concetto riduzione dei livelli occupazioni «in ragione di motivate e dimostrabili difficoltà economiche del
concessionario». Dunque, eventualmente la concessione «può» essere revocata. Un’impostazione che nei
giorni scorsi il Coordinamento Lavoro Porfido, che ha denunciato il ritorno del caporalato e del lavoro nero tra
le cave, ha contestato: «Basta con la discrezionalità dei “si può”. Se i disciplinari e le norme di coltivazione
non sono rispettati, si revocano le concessioni. Punto». Dal canto loro. Tomasi, Bignotti e Zabbeni,
commentando l’emendamento alla Finanzaria e auspicando che tutto il Consiglio provinciale lo faccia proprio,
aggiungono: «Non si possono scaricare sui lavoratori cali temporanei di domanda. Prima di dichiarare
esuberi, va invece garantito l’accesso a tutti gli ammortizzatori sociali previsti dalle legge nazionale e
provinciale». Si tratta, per altro, di un principio già inserito nei protocolli d’intesa sottoscritti con Provincia,
Confindustria e Assoartigiani. L’auspicio è che ora diventi legge.
Articolo pubblicato su L’Adige di Maurizio Zabbeni
« Summit per Craglia Marmi «Subito il cantiere Salerno-Avellino» »