Rapporto Annuale Istat. La situazione del Paese nel 2009
Se il biennio 2008-2009 – ha detto il presidente dell’Istat – è stato straordinariamente difficile per l’economia mondiale e il sistema economico degli scambi italiano, il 2010, avviatosi sotto il segno di una ripresa della produzione e degli scambi internazionali, presenta ancora forti rischi di instabilità. In Italia la caduta del prodotto è stata molto accentuata e più forte di quella registrata negli altri grandi paesi industrializzati: il Pil è tornato ai livelli dell’inizio degli anni Duemila. La ripresa si avvia verso una fase di "progressivo consolidamento" nei prossimi mesi in tutti i settori "ad eccezione delle costruzioni" che restano a picco, in Italia così come in altri Paesi europei quali Francia e Spagna. Lo afferma il Rapporto, avvertendo tuttavia che il recupero dei livelli pre-crisi, a partire dalla produzione industriale, non sarà rapido. Il settore delle costruzioni, fortemente colpito dalla recessione, non mostra segnali di recupero e anzi, dice l’Istat, "non sembra avere ancora toccato il minimo ciclico": per i Paesi dell’Unione monetaria a gennaio-febbraio 2010 l’indice ha segnato un calo congiunturale del 2,9% sul bimestre precedente.
L’occupazione in Italia è calata nel 2009 dopo 14 anni di segno positivo e, complessivamente, gli occupati si riducono di 380 mila unità (-1,6%). Nel marzo 2010, il numero di occupati è inferiore di oltre 800 mila unità rispetto al massimo di marzo 2008 e vicino a quello registrato a fine 2005. La riduzione maggiore riguarda gli uomini con -2% (più concentrati nell’industria) rispetto alle donne -1,1%. Ma le donne che lavorano nell’industria, in senso stretto, calano più del doppio degli uomini -7,5% contro -3%. Comunque, grazie al diffuso ricorso alla cassa integrazione guadagni (Cig), la contrazione degli occupati nella trasformazione industriale (-4,1%, 206 mila unità) è relativamente meno accentuata che nell’Ue. Il tasso di disoccupazione e l’inattività sono cresciuti. Il reddito disponibile delle famiglie in termini reali, dopo essere aumentato molto lentamente negli anni Duemila, è diminuito per due anni consecutivi: il reddito disponibile annuo pro capite è oggi inferiore di circa 360 euro rispetto a quello del 2000.
Questi gli aspetti critici evidenziati: le caratteristiche dimensionali e di posizionamento settoriale delle imprese industriali e dei servizi, nonché la loro scarsa propensione alla ricerca e all’innovazione; la presenza di due milioni di giovani che non studiano e non lavorano, nonché un tasso di disoccupazione giovanile salito quasi al 25 per cento; la bassa quota di investimenti pubblici e il ritardo infrastrutturale di cui soffre il Paese; le debolezze del sistema formativo delle giovani generazioni e degli adulti, il quale non solo non fornisce le competenze necessarie per svolgere le attività richieste dalla società della conoscenza, ma conserva le diseguaglianze sociali di partenza; il sottoutilizzo delle risorse femminili; il sottoinquadramento sul posto di lavoro che interessa oltre quattro milioni di persone e configura uno spreco di capitale umano inaccettabile; un miglioramento dell’efficienza energetica e ecologica che non procede ai ritmi necessari per assicurare la sostenibilità ambientale.
Sul sito dell’Istat tutti i dettagli del Rapporto, il volume con le tavole statistiche e la sintesi.