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38° Rapporto Uil su cassa integrazione

12 marzo 2012 • News

LA SINTESI

ANCHE NEI PROSSIMI 2 ANNI SERVIRANNO LE RISORSE PER PROTEGGERE I LAVORATORI.

CASSA IN DEROGA: SE CONTINUA IL TREND DI CRESCITA, PER QUEST’ANNO SI PREVEDE UNA SPESA DI 2,1 MILIARDI DI EURO.

SENZA NUOVE RISORSE RIFORMA "FINTA" .

Febbraio mese nero, si torna a numeri da crisi piena: 82 milioni di ore, crescono su gennaio ma anche sul 2011.

Gli effetti della mancata crescita sono implacabilmente verificabili attraverso il dato che indica un aumento delle ore di cassa integrazione richieste (82 milioni) dalle aziende, nel mese di Febbraio, per rispondere alle difficoltà. Un aumento – osserva Guglielmo Loy, Segretario Confederale UIL – che ha investito sia la Cassa Ordinaria (25 milioni di ore con un +23,9 % su gennaio), utilizzata per crisi “temporanee”, sia la Straordinaria (25 milioni di ore con +20,4%), richiesta per crisi “più profonde” sia, soprattutto, la Cassa in Deroga (31 milioni di ore con +134%) che sostiene in gran parte le piccole e medie imprese nelle fasi di difficoltà.

Non c’è settore produttivo (+160,4% nel commercio, + 80,3% nell’artigianato, + 41,3% nell’edilizia, + 32,3% nell’industria), area geografica (+90,8% al Centro, +60,4% nel Mezzogiorno, + 35,4% nel Nord) che si salvi e ciò segnala – sottolinea Loy -che la febbre sale e che la cura non può essere affidata ad un strumento seppur efficace, come la Cassa Integrazione.

Se le imprese dovessero utilizzare tutte le ore richieste sarebbero oltre 480.000 le unità di lavoro in meno nel sistema produttivo. Peraltro, è solo grazie a questo potente ammortizzatore che ciò non si traduce, rapidamente, nell’alimentare il già consistente bacino di disoccupati.

Sostanzialmente omogeneo è il dato regionale: il ricorso allo strumento aumenta in 17 Regioni su 21 con picchi drammatici in Molise (+ 220,8%), Sicilia (+145,4%), Umbria (+144,7%), Sardegna (+137,2%) e Toscana (+116,5%), Puglia (+94,4%).

Non meno preoccupante l’effetto del perdurare della crisi nei territori, dove si registra un aumento in 73 Province, con Messina e Pistoia in testa per il passaggio dalle zero ore richieste nel primo mese dell’anno alle rispettive 510 mila e 102 mila di Febbraio, ma con Milano (oltre 6 milioni di ore) che torna ad essere la provincia più “cassaintegrata” , seguita da Torino (5.9 milioni) e Roma (5.3 milioni).

Questi dati confermano, per la UIL, che non è possibile né pensabile che lo Stato si lavi le mani sul tema RISORSE. La protezione sociale è la vera questione di civiltà che il Paese ha di fronte. Risorse da garantire sia in questo drammatico periodo di crisi, sia quando si tornerà, auspicabilmente presto, alla “normalità economica”.

Se per la riforma degli ammortizzatori sociali la UIL ha stimato – ricorda Loy – in 2,2 miliardi di euro, a regime, la quota di contributo pubblico all’implementazione del nuovo sistema di sostegno al reddito, si pone, da subito, il tema delle risorse per garantire a milioni di lavoratori di essere protetti dalla cassa integrazione in deroga. Tale esigenza è ancora più stringente visti i dati di febbraio che segnalano un boom di richieste di ore autorizzate. Anche se occorre aspettare il dato delle ore effettivamente utilizzate (il cosiddetto “tiraggio”), i numeri di febbraio sulla richiesta delle ore di deroga sono allarmanti e, se confermato nei prossimi mesi questo trend, a fine anno, il costo di questo emergenziale strumento sarà di 2,1 miliardi di euro, in aumento del 33,8% rispetto al 2011 quando la spesa si è attestata a 1,6 miliardi di euro.

E se per quest’anno le risorse a disposizione, provenienti dalla fiscalità generale (7,5 miliardi di euro per il periodo 2009-2012), sembrano essere sufficienti a garantire la copertura finanziaria in tutte le Regioni – dal momento che ad oggi sono stati spesi 3,8 miliardi di euro – altrettanto non si può dire a partire dal prossimo anno, quando scadrà l’Accordo Governo-Regioni.

Le priorità – conclude Loy – dovranno incentrarsi sia sulla proroga di questo ammortizzatore sia, soprattutto, nel risolvere la questione che riguarda decine di migliaia di lavoratori “anziani ma non troppo” coinvolti in crisi aziendali, assicurando loro, dopo accordi che hanno previsto la fuoriuscita dall’impresa in crisi, l’accesso alla pensione o un adeguato reddito fino al raggiungimento dell’età pensionabile. (Fonte: Nota Uil).

Lo studio completo

 

 

 

 

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