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Tecnis, commissariamento finito

5 aprile 2017 • Edilizia, News

Commissariamento finito per Tecnis, ma l’impresa è «a rischio fallimento» per i crediti non pagati

Alessandro Arona – Edilizia e Territorio Sole 24 Ore

Da ieri l’impresa di Catania è tornata alla proprietà, ma ci sono 40 milioni non pagati dalla Pa. I sindacati: «A rischio 500 dipendenti»

«Il commissario Saverio Ruperto ha fatto nell’ultimo anno un ottimo lavoro, sia sui cantieri in corso che per ottenere nuovi appalti; l’impresa ha buoni fondamentali, debiti contenuti con le banche e un portafoglio ordini di 1,2 miliardi di euro. Ma rischia di fallire, con i suoi 500 dipendenti, perché vanta crediti accertati per 40 milioni di euro per lavori eseguiti che gli enti pubblici non gli stanno pagando da mesi e mesi».
A spiegarlo è il sindacalista Donato Ciddio, responsabile Feneal Uil per Mercato del lavoro e legalità, e Grandi opere, che insieme ai colleghi di Fillea Cgil e Filca Cisl ha incontrato lunedì al Mise il ministro Carlo Calenda, il commissario giudiziale uscente Saverio Ruperto (avvocato di Roma e sottosegretario agli Interni nel governo Monti) e il manager Luca Egidi, nuovo amministratore dell’impresa edile di Catania da ieri, 4 aprile, nominato dalla proprietà (gli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco) dopo la fine del periodo di commissariamento deciso a febbraio dal Tribunale di Catania, a decorrere dal 4 aprile.
«Apprezziamo l’impegno – questo il comunicato congiunto dei sindacatai – annunciato dal dottor Egidi ed il suo pragmatismo, gli auguriamo buon lavoro ma restiamo dell’avviso che senza un pressing sul governo, e quindi senza un’azione sugli Enti appaltanti debitori, la Tecnis rischia seriamente di cessare l’attività, con buona pace di chi si è sempre professato ottimista e con il dramma sociale di quasi 500 licenziamenti».
Senza il commissario, infatti, da ieri i creditori della Tecnis possono tornare ad “aggredire” il suo patrimonio, a chiederlo ai tribunali cioè, e in ultima istanza possono chiederne il fallimento.

La Tecnis, impresa numero uno al Sud dopo le crisi di Giustino e Matarrese, fatturato di oltre 300 milioni di euro nel 2013 e 2014, oltre 800 dipendenti, è andata in difficoltà dal 2015, con ricavi ridotti a 198 milioni, Ebitda ed Ebit entrati per la prima volta in territorio negativo, perdite nette per 12 milioni. «Nel settembre 2015 – ricorda Ciddio, Feneal Uil – la Tecnis era già in difficoltà con i pagamenti dei fornitori e aveva chiesto il concordato ex articolo 182-bis. Nel frattempo è arrivata l’inchiesta Anas “Dama Nera” (che ha coinvolto l’impresa per vari cantieri Anas, ndr), e nel febbraio 2016 il Tribunale di Catania, ha nominato il commissario giudiziale, il professor Saverio Ruperto».

Il giudizio del sindacato sull’anno di lavoro di Ruperto è eccellente: «Siamo soddisfatti del lavoro svolto dal commissario Ruperto» si legge nel comunicato ufficiale. «Su 100 aziende commissariate con questa procedura – spiega Ciddio – 98 falliscono. Ruperto è una persona eccezionale, ha gestito molto bene l’azienda. Ha proseguito bene i cantieri in corso, consegnando prima del tempo il lavoro per l’autorità portuale di Genova (che ora però non paga il premio di accelerazione, lo vedremo tra poco) e per un lotto della metropolitana di Catania, e ha ottenuto anche nuovi appalti, dall’Anas, per lotti della Terni-Rieti e della Cagliari-Olbia».

Quanto vale oggi Tecnis? «Certo la crisi è stata pesante – spiega Ciddio – il fatturato 2016 è crollato a 60-65 milioni, ma Tecnis resta la più grande impresa di costruzione del Sud Italia, con 500 dipendenti (tra diretti e sui cantieri, calcolando la sola quota Tecnis nei consorzi d’appalto) e 1,2 miliardi di euro di lavori in portafoglio, le quote ancora da eseguire. Oltre a quelle già avviate, la metropolitana di Catania, un lotto del Passante ferroviario di Palermo, un lotto Anas della Salaria a Rieti, sono ancora da avviare i due lotti Anas vinti nel 2016 e due concessioni ospedaliere in Calabria, (Gioia Taura e Salaria)».

Il punto però, che rischia di far fallire Tecnis secondo i sindacati, sono mancati pagamenti per lavori già accertati, per un ammontare complessivo di oltre 40 milioni di euro.
La fetta più grande viene dal Comune di Roma, 21 milioni già accertati dal Ctu fin dal 2013 in seguito a contenzioso, per i lavori sulla Tiburtina. «Sono arrivati all’80% circa di Sal – spiega Ciddio – ma di fatto sono fermi perché il Comune non paga. Ruperto ci ha raccontato che prima il commissario Tronca e poi assessori della giunta Raggi si erano impegnati ad avviare una transazione per pagare, ma all’ultimo incontro hanno mandato un funzionario, che non aveva il potere di decidere nulla. Ma così si danneggiano da soli, perché rischiano di non completare l’opera. E poi nella Pa è pieno di funzionari che pensano solo a coprirsi le spalle con atti formalmente corretti, o addirittura lavorano per un sistematico rinvio dei pagamenti».
Il secondo caso è quello dell’Autorità portuale di Genova, un premio di accelerazione di 11 milioni concordato nel 2016 ma che ora il nuovo presidente dell’Autorità vuole “studiare bene”. «Su questo siamo fiduciosi – dice Ciddio – Delrio ci ha assicurato che farà di tutto per sbloccare questo pagamento».
Poi ci sono 3,5 milioni dovuti dall’Anas per opere in Sicilia, «ma bloccati – spiega Ciddio – per una decisione di Equitalia regionale che sembra difficile poter cambiare, ma su cui sta lavorando il nuovo amministratore tramite la rischiesta di “rottamazione delle cartelle”».

Cosa può fare il governo per sbloccare la situazione? «Oltre al pressing di Delrio sull’Autorità portuale di Genova – sostiene Ciddio – credo che la scelta giusta sia di premere sulle banche, per dare nuovo credito all’impresa. Non possiamo far fallire l’unica grande impresa di costruzione rimasta al Sud. La situazione finanziaria di Tecnis è solida, hanno solo 120 milioni di debiti, di cui una 50ina dalla benche, poi da fornitori, dipendenti (varie mensilità non pagate) e il fisco».

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