MENU

MENU

La rassegna: Saviola, il re del legno riciclato esporterà la sua tecnologia negli Usa

6 ottobre 2015 • News

la Rassegna
Segnaliamo un articolo pubblicato su Affari e Finanza di la Repubblica del 5 ottobre 2015

Qui il ritaglio in pdf http://bit.ly/1Mcgvhn

Saviola, il re del legno riciclato esporterà la sua tecnologia negli Usa
SEGUENDO LA VIA APERTA DA MARCHIONNE CON FCA, IL GRUPPO LEGA I BONUS PER I
DIPENDENTI ALL’EBIDTA. IL FATTURATO NEL 2015 TORNA A CRESCERE, LA RISTRUTTURAZIONE È
FINITA E ORA IL GRUPPO PUNTA SUL MERCATO AMERICANO
Enrico Miele
Mantova Dalla rottura delle relazioni sindacali a un’intesa sul nuovo contratto aziendale, con tanto di profitti in
parte ridistribuiti ai dipendenti, da far invidia ai modelli di cogestione del nord Europa. Una firma, sudata, che
arriva alla fine di una lunga crisi e del conseguente risanamento, col debito ormai dimezzato e il giro d’affari in
crescita. Dopo anni di fatturati intorno ai 540 milioni di euro, il gruppo Mauro Saviola e i suoi pannelli ecologici
sono pronti a risalire. Due i Paesi “chiave”: la Germania, dove l’azienda lombarda ha chiuso un accordo con
le cucine Nolte per la fornitura di pannelli in legno d’alta gamma e, soprattutto, gli Usa, in cui la tecnologia per
il riciclo del legno latita. E a portarla potrebbe essere proprio l’azienda mantovana. L’ultimo tassello, racconta
con orgoglio il presidente Alessandro Saviola, è l’integrativo aziendale che lega bonus e risultati di bilancio.
Accordo non facile, arrivato dopo la disdetta della vecchia intesa e il trauma, per i vertici aziendali, del primo
sciopero sindacale nella storia della Saviola a fine 2014. Riaperto il dialogo, due settimane fa è arrivata la
firma con Cgil, Cisl e Uil. «La mia idea – continua – è di introdurre una nuova cultura aziendale anche tra le
maestranze, legandole sempre di più ai nostri risultati». In Italia simili casi si contano su una mano. A fare da
apripista in primavera Sergio Marchionne, col suo annuncio della partecipazione agli utili per i dipendenti
italiani di Fiat Chrysler. Il caso ha fatto scuola. Dopo l’auto, ora tocca al legno: alla Saviola parte del salario
degli oltre 800 lavoratori dei pannelli sarà legata all’andamento dell’azienda: «Il 55% dei premi è calcolato
sulle performance dei reparti, dai consumi energetici alla produttività giornaliera; il resto arriverà dalla crescita
dell’ebitda (il 25%) e dalle presenze al lavoro (il 20%)». Tirando le somme, migliaia di euro aggiuntivi in busta
paga all’anno. «Un contratto simile l’ho visto solo in Fiat e Ferrari, nel nostro settore non c’è nulla di simile.
Sono molto soddisfatto». A patto, però, che si macinino utili. Per agevolare il rilancio, in questo triennio i
Saviola hanno avviato una “cura da cavallo”, «che ci ha permesso di abbattere i costi per oltre 36 milioni su
base annua, chiudere gli stabilimenti che non davano margini e snellire il gruppo, che dalle 50 società precrisi
ora viaggia intorno alle 15. È stata la nostra salvezza». Con una holding, controllata al 100% dalla
famiglia, che guida le tre unità: pannelli bio in truciolato (da cui arriva la metà del fatturato), chimica (colle e
resine) e mobili in kit (pronti da montare). Operazioni passate per le mani del presidente Alessandro Saviola,
42 anni, che ha preso l’azienda nel pieno del crollo – col fatturato dimezzato da un anno all’altro – dopo la
scomparsa del padre, il fondatore Mauro Saviola, nel 2009 («avevo solo 35 anni ma ho imparato più durante
la crisi che prima, è stata una palestra»). Dopo bilanci da montagne russe, oggi il gruppo viaggia sui 539
milioni di fatturato consolidato e 1.360 dipendenti spalmati su 13 stabilimenti (inclusi Belgio e Argentina). Il
tutto con un “bonus sostenibilità”, visto che non abbatte un solo albero per la produzione dei suoi pannelli
truciolati ma utilizza legno riciclato. Campione nazionale del settore, l’anno scorso ha sfornato sei milioni di
mobili in kit (il suo maggior cliente è Ikea) e circa 80 milioni di metri quadri di pannelli (con cui, ad esempio, la
Scavolini attrezza le sue cucine). «Nel 2014 abbiamo raggiunto un ebitda di 74 milioni e 6 milioni di utili netti.
Quest’anno aumenteremo il margine operativo lordo di altri 3 milioni. Negli ultimi mesi il mercato dà segnali di
ripresa, anche se non riusciamo ancora a coglierla tutta». Basti pensare che lo stock del debito, ora intorno ai
270 milioni, qualche anno fa era il doppio. E se quello dei pannelli è un «mercato domestico», i mobili
raggiungono un export dell’85% in 60 Paesi tra cui Francia e Danimarca. Quanto al futuro, «stiamo
investendo sull’espansione dei panelli in Europa, puntando, come in Germania con la Nolte, su produttori di
fascia alta, per diventare un punto di riferimento nel design». L’imperativo è investire (il gruppo in media lo fa
già per 12 milioni l’anno) perché «sul fronte dei mobili i nostri impianti sono saturi e abbiamo bisogno di nuova
capacità produttiva». Il sogno, allo studio, è lo sbarco negli Usa: «Nel campo dei pannelli truciolati non
conoscono il riciclo, ma usano solo legno vergine, mentre noi abbiamo una tecnologia unica al mondo per il
materiale di scarto. Il nostro potenziale lì è enorme».

 

 

 

« »