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Restauratori, le contraddizioni del Ministero sulla normativa

21 dicembre 2009 • News

"Nel giro di pochi giorni abbiamo infatti assistito all’apertura di un dialogo con le parti sociali sulle modifiche da apportare alla normativa sulle qualifiche professionali e poi al rifiuto di calendarizzare e discutere una risoluzione parlamentare sulla revisione dell’articolo 182 del Codice, che avrebbe dovuto essere votata in commissione cultura alla Camera. A questi segnali discordanti si aggiungono le dichiarazioni dello stesso Ministro che continua ad interpretare la richiesta di giustizia che viene da tutto il settore del restauro come una richiesta di sanatoria che porterebbe ad una dequalificazione del mercato" proseguono i sindacati che sottolineano "la mobilitazione dei restauratori per modificare il decreto che stabilisce le regole per l’accesso alla professione va invece nella direzione opposta, quella cioè di stabilire una volta per tutte regole condivise con parti sociali e regioni e restituire dignità al lavoro che svolgono gli operatori de restauro."

"I diplomati degli istituti centrali del restauro in Italia, dal dopo guerra ad oggi sono solo mille " ricordano Feneal Filca Fillea "ne consegue che la maggior parte dei restauri eseguiti in Italia – e non solo – soprattutto quelli effettuati negli ultimi vent’anni, da quando cioè il mercato è cresciuto, e con esso il numero di addetti, sono opera unitamente degli ex alunni delle scuole di eccellenza, di migliaia di operatori appassionati e di imprese che hanno contribuito allo stesso modo a rendere la scuola italiana del restauro eccellente e riconosciuta in tutto il mondo. I titoli ed il valore di quei mille diplomati dagli istituti centrali sono indiscutibili e certificati, il problema è il riconoscimento del valore, dei titoli e del lavoro dei 20mila operatori usciti dalle altre scuole di formazione professionale, che rappresentano la stragrande maggioranza della manodopera impegnata nei cantieri del restauro in Italia, e che tutto il mondo ci invidia."

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