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Osservatorio Feneal-Uil / CRESME

13 novembre 2009 • News

L’Osservatorio Feneal-Uil / CRESME sul mercato del lavoro e sulla sicurezza nei cantieri nelle province delle aree metropolitane italiane consente una lettura nuova dello scenario di mercato delle costruzioni, delle dinamiche dell’occupazione e dei processi di regolarizzazione e sicurezza.

In questa edizione l’Osservatorio è stato arricchito, al fine di monitorare al meglio la situazione in atto, dei

dati di altre Province ritenute significative.

Il settore delle costruzioni comincia a sentire gli effetti della crisi economica

Dai dati del primo trimestre 2009 emergono con maggiore chiarezza gli effetti della crisi economica sul settore delle costruzioni. Nella media delle 13 città campione la variazione tendenziale delle ore lavorate nel I trimestre del 2009 tocca quota -12,3%, contro il -7,8% del IV trimestre 2008; la contrazione del numero di lavoratori, invece, passa al -6,5% contro il -3,7% del trimestre precedente, mentre il numero di imprese si riduce del -4,3% contro il -2,3% del IV 2008. L’aggravarsi della congiuntura economica, quindi, si manifesta preliminarmente nella riduzione netta della quantità di lavoro (ore lavorate), per poi ripercuotersi sull’occupazione ed, in ultimo, sul numero di imprese.

L’Osservatorio evidenzia la seguente situazione:

1) Una forte contrazione delle ORE LAVORATE: – 12,3%. Nel I trimestre 2009 le ore lavorate

denunciate alle Casse Edili delle province monitorate sono passate dalle 27.092.223 del I trimestre

2008 alle 23.749.921 del I trimestre 2009, con un decremento del – 12,3%. Le contrazioni più

consistenti si sono realizzate a Bologna (- 20,5%), Brescia (- 15,5%), Cagliari (- 14,8%) e Torino (-

14,7%). La forte contrazione delle ore lavorate è un fenomeno che interessa tutte le province esaminate

accompagnandosi, nella maggior parte dei casi, ad un netto peggioramento del quadro tendenziale nel

confronto tra il I trimestre 2009 rispetto al IV trimestre 2008.

2) Una decisa flessione dell’OCCUPAZIONE: – 6,5%. Nel I trimestre 2009 i lavoratori iscritti alle Casse

Edili osservate sono stati 208.993 contro i 223.536 del I trimestre 2008, pari ad un – 6,5%. Dopo un

decennio di crescita occupazionale assistiamo, per la prima volta, ad una flessione dell’occupazione. Le

contrazioni più consistenti si sono registrate a Bologna, cui spetta il primato “negativo” (- 12,6%) ma

altrettanto importante risulta la contrazione di Cagliari (- 11,5%), Bari (- 9,4%) e Brescia (- 7,8%). In

forte controtendenza si deve segnalare Catania (- 5,2%) e Milano (- 4,6%) che, nella rilevazione

precedente, avevano fatto registrare una variazione non significativa.

3) La flessione occupazionale riguarda sia i lavoratori italiani che stranieri. La stretta occupazionale

interessa nel complesso in egual misura i lavoratori italiani (- 6,8% tendenziale) e i lavoratori stranieri (-

6,6%) sfatando diversi “miti” e confermando che la crisi è in atto. I lavoratori italiani risultano in calo in

tutte le province, con picchi che sfiorano il – 12% a Cagliari, il – 10% a Bologna, il – 9,8% a Bari, il – 8,2%

a Napoli ed il – 7,2% a Roma, mentre nelle altre province la contrazione oscilla intorno al – 5%. I

lavoratori stranieri, invece, segnano una crescita solo a Napoli, ma probabilmente si tratta di una coda

degli intensi fenomeni di emersione avviati gli scorsi anni, mentre l’incremento di Cagliari risulta assai

contenuto in valore assoluto. In tutte le altre province la contrazione occupazionale risulta consistente,

toccando il massimo a Bologna (-17,2%), Catania ( -16,1%), Verona (-12,7%) e Brescia (-11,4%).

4) Il Part-time sembra in forte riduzione: cominciano a pagare i più esposti. La fase espansiva del

mercato aveva fatto segnare un forte incremento del lavoro part-time, con particolare riferimento ai

lavoratori stranieri, un fenomeno che, in molti casi, era da interpretare come l’effetto di un diffuso

processo di emersione dal sommerso. Con l’inizio della crisi del settore e la significativa contrazione del

volume di lavoro (ore lavorate), il processo ha subito una significativa battuta d’arresto e i dati riferiti al

lavoro part-time nel I trimestre 2009 hanno fatto segnare un calo tendenziale del – 14,4% delle ore

lavorate ed un – 7,4% del numero di lavoratori impiegati.

5) È iniziata la flessione delle imprese seppur meno evidente di quella occupazionale. Meno

evidente appare la contrazione del numero di imprese che, tuttavia, ad eccezione di Catania (+ 4,7%),

segna valori negativi in tutte le altre province, toccando il picco negativo a Bologna (- 10,5%) seguita da

Cagliari (- 8,5%) e Verona (- 7,7%), mentre il resto delle province oscillano attorno alla soglia del – 4%.

6) La sicurezza: il dato degli infortuni è sostanzialmente invariato. Nel I trimestre 2009 il numero di

ore di malattia segna una variazione tendenziale del – 10,9% mentre, per le ore di infortunio, si registra

un – 14,5%, entrambi valori assolutamente in linea con la contrazione delle ore lavorate -12,7%

(escludendo Milano, Firenze e Palermo). Anzi, la riduzione delle ore di infortunio è superiore di quasi 2

punti percentuali a quella delle ore lavorate, non destando ancora preoccupazioni circa la possibilità

che, con la stretta occupazionale conseguente alla crisi, si possa determinare un peggioramento delle

condizioni di lavoro sul cantiere con l’aumento degli incidenti.

CONSIDERAZIONI

I numeri parlano chiaro.

Il settore edile è entrato nella sua fase di crisi dopo un decennio di continua crescita, più o meno uniforme su tutto il territorio nazionale, che ha toccato il suo picco massimo nel 2007, ponendo così fine al suo ciclo

espansivo iniziato nel 1998.

Per la prima volta dal 2007, anno di inizio delle rilevazioni dell’osservatorio, nel I trimestre 2009 si è

registrato nelle province campione un deciso calo dell’occupazione con un – 6,5% pari a – 14.543 posti di

lavoro.

In un anno, dunque, si sono persi quasi 15mila posti di lavoro che, se proiettati sul complesso della forza

lavoro dipendente del settore (poco oltre il milione di addetti) significa oltre 70 mila occupati in meno a livello

nazionale.

Se consideriamo che la forza lavoro occupata nelle Costruzioni è pari, secondo le rilevazioni Istat ed

Eurostat, a 2milioni di addetti tra dipendenti ed indipendenti, possiamo stimare una perdita di oltre 150mila

posti di lavoro nell’ultimo anno, cifra che si avvicina alle 200mila unità confrontando il dato attuale con quello relativo al IV trimestre 2007 (- 9,67% nelle province campione pari a meno 23mila posti di lavoro).

Altro segnale della crisi il forte calo delle ore lavorate che hanno fatto registrare, nelle aree campione, un –

12,3% tendenziale nel I trimestre 2009 pari ad oltre 3milioni di ore annue perse, dato che tocca quota

4milioni nel confronto con il IV trimestre 2007.

Ciò che accomuna gli indicatori LAVORATORI ed ORE LAVORATE nel I trimestre 2009 è che in tutte le

province campione si è registrata una variazione tendenziale negativa mentre nella rilevazione precedente si registravano ancora situazioni di tenuta o di invarianza.

La crisi comincia quindi a farsi preoccupante e riteniamo che i dati risentano ancora dell’onda lunga della

regolarizzazione / sanatoria degli immigrati del 2003 e dell’effetto DURC (avviato nel 2006) che pare così

aver esteso la sua efficacia su tutto il territorio nazionale, anche se in maniera meno consistente nei lavori

privati (con un residenziale in calo del 25% e le compravendite del 34% nell’ultimo anno).

Ciò significa che, da un lato, con molta probabilità, la contrazione effettiva si aggira già attorno al – 20% per le ore lavorate e a – 10% per la forza lavoro, nonché che questi indicatori saranno destinati a peggiorare nei prossimi mesi.

Il più contenuto calo delle imprese (- 4,3% tendenziale pari a – 2mila unità nelle province campione) oltre a confermarci ulteriormente la crisi ci spiega cosa sta accadendo attualmente nel settore.

Probabile aumento del lavoro nero, con quota parte di lavoratori espulsi (principalmente immigrati comunitari e non) riassorbiti dalle imprese che lavorano, anche solo parzialmente, nel sommerso; lavoratori (italiani e stranieri) che, per non essere licenziati, accettano di lavorare per lo stesso datore di lavoro “a partita iva” o con altre forme contrattuali atipiche o precarie incrementando il numero dei falsi lavoratori autonomi; squadre di lavoratori (italiani e stranieri) per lo più specializzati che accendono partita iva volontariamente “vendendosi” come cottimisti sul mercato.

Stiamo entrando, dunque, nel vivo della della crisi del settore e gli attori (imprese e lavoratori) cercano di

difendersi percorrendo tutte le strade possibili per salvarsi.

Leggi l’intero documento che trovi in allegato.

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