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#oggixdomani L’intervento integrale di V. Panzarella

22 luglio 2015 • News

Roma 18 luglio 2015

L’intervento integrale di Vito Panzarella alla Manifestazione Nazionale #OggiXDomani

Grazie per essere qui presenti, per aver voluto partecipare a questa straordinaria giornata di lotta.
Questa mobilitazione dei lavoratori della filiera delle costruzioni costituisce la nostra risposta unitaria all’incapacità della politica e del Governo di affrontare con scelte serie  e incisive la crisi che le lavoratrici e i lavoratori delle costruzioni stanno subendo ormai da sette anni.
Siamo qui ancora una volta per dire basta.
Basta ad una politica inconcludente, capace di riempire i salotti televisivi con promesse puntualmente disattese.
Siamo qui ancora  una volta per gridare al Governo e al Paese la nostra esasperazione, ma soprattutto  la nostra rabbia, la rabbia di chi è consapevole di poter dare un importante contributo alla ripresa del Paese, di chi propone soluzioni praticabili e tuttavia resta ancor oggi inascoltato.
Questa crisi è diventata anche una crisi di fiducia verso il futuro che condiziona i comportamenti di famiglie e imprese, creando un micidiale circolo vizioso.
In tutto questo periodo si sono alterati gli equilibri sociali e territoriali mettendo in pericolo la stessa tenuta sociale del Paese e la sua capacità di restare in Europa e la vicenda della vicina Grecia ci dovrebbe mettere in guardia.
Si è accentuata la distanza fra cittadini e politica a causa di contrapposizioni d’ogni tipo, assieme al dilagare della corruzione e degli sprechi pubblici.
L’assenza della buona Politica ha solo favorito ricette sbagliate e inefficaci ed eccessiva austerità che hanno stremato il mondo del lavoro, le imprese e gli strati sociali più deboli.

Nel Paese è sempre più forte la necessità di fatti concreti e tangibili per i cittadini ed in particolare per i lavoratori.
E’ profondamente sbagliato, inoltre, che l’analisi della crisi dimentichi il prezzo pagato dalle regioni meridionali.
Il destino del mezzogiorno sembra sparito dalle agende politiche come se esso fosse un problema che non riguarda più il nostro Paese.
Questa situazione richiederebbe una vera e propria terapia d’urto da parte delle istituzioni centrali e locali per riportare in equilibrio il settore.
In questi anni neppure le numerose iniziative comuni fra imprese e sindacati, hanno determinato una maggiore attenzione istituzionale e politica verso il settore.
Basta con le promesse non mantenute e i soliti slogan da campagna elettorale, servono piani pluriennali con tappe e risorse chiare e definite per concludere le opere infrastrutturali più necessarie, per mettere in moto un processo continuo di manutenzione del territorio e di miglioramento della qualità della vita dei nostri  centri urbani.
Oggi ci unisce tutti insieme in questa piazza una Manifestazione Unitaria Nazionale che assume una particolare importanza,  non solo nel quadro dell’azione rivendicativa che abbiamo esercitato in questi anni di crisi, ma anche nel contesto definito dall’agenda politico-parlamentare sui temi delle pensioni, dell’occupazione e degli appalti.
E’ evidente quanto questo appuntamento assuma una particolare importanza, non a caso la manifestazione sarà conclusa dall’intervento dei nostri Segretari Generali Confederali.
Feneal Filca e Fillea in modo unitario e condiviso hanno elaborato una piattaforma che rappresenta una linea di azione dei prossimi mesi specie nel confronto con il governo e le istituzioni.
Gli effetti perversi prodotti da disoccupazione, aumento di illegalità e diminuzione delle protezioni sociali necessitano di risposte immediate.
I lavoratori delle costruzioni non possono più aspettare e chiedono risposte immediate su:

  • PENSIONI
  • LAVORO
  • LEGALITÀ, REGOLARITÀ, SICUREZZA

Nonostante qualche segnale positivo nello scenario economico generale, nel nostro settore ancora nessun segnale incoraggiante.
Eppure il settore delle costruzioni, per sua natura, è un settore strategico che rappresenta una porzione importante del PIL e che più di ogni altro ha un effetto moltiplicatore sull’economia italiana.
Come si può pensare che si possa avviare una reale e robusta ripresa del Paese senza coinvolgere le potenzialità del nostro settore.
Noi siamo certi che senza la ripresa delle costruzioni non ci sarà vera crescita!

Il settore delle costruzioni negli ultimi anni è stato oggetto di politiche pubbliche che l’hanno penalizzato.
Restano impietosi i dati che certificano una diminuzione del 35% degli investimenti in costruzioni tra 2007 e 2014, con un calo del 65% delle nuove costruzioni residenziali e non, con i tagli alle risorse destinate alle opere pubbliche.
Alcuni elementi in particolare non hanno giocato a favore del comparto:
–  una politica fiscale sugli immobili opprimente e priva di un disegno complessivo e strategico, utile solo a fare cassa. Il mattone è sempre stato il bene rifugio per gli italiani ma da quando è diventato un bancomat per le casse dello Stato si è stravolta una tradizione che aveva reso solida la nostra economia.
–   Altro fattore rilevante è la forte contrazione degli investimenti pubblici e privati che ha avuto ricadute disastrose sull’occupazione di tutta la filiera dell’industria delle costruzioni.

Ma a ben vedere la crisi economica ha solo accelerato un processo di riconfigurazione del mercato delle costruzioni, che sta operando una trasformazione nell’ambito delle dinamiche contrattuali determinando profondi squilibri.
Oggi sui cantieri edili troviamo applicati ai lavoratori un insieme diversificato di contratti, con costi assai diversi tra loro e soprattutto tutti meno onerosi del contratto degli edili.
Così nei cantieri, abbiamo una babele di contratti; per non parlare poi della crescita del lavoro nero dopo anni in cui si era riusciti a limitare la crescita.
In questa situazione le imprese operano verso un esodo dai Contratti Nazionali degli Edili approdando a contratti economicamente più convenienti, ma non adatti a tutelare le molteplici difficoltà di organizzazione del fattore lavoro tipiche dell’Edilizia.
Si vincono lavori, gare e appalti in quanto le imprese che applicano contratti non edili sono evidentemente avvantaggiate nella competizione.
Siamo difronte a un imponente “dumping contrattuale”.
Non è solo un problema contrattuale, non è un problema di forma.
È un qualcosa di più profondo e insidioso in quanto è l’intero sistema di salvaguardia sociale tipico delle lavorazioni edili che viene distrutto, un sistema in cui pur di lavorare vengono svendute le tutele conquistate con il contratto edile ed il sistema della bilateralità”.
Alla prolungata violenza della crisi non si deve rispondere con meno tutele e meno contrattazione ma con un sforzo per rinnovare diritti e contratti.
Naturalmente per rimanere protagonisti in un periodo di grandi cambiamenti nessuna forza sociale può rimanere immobile o prigioniera di immutabili schemi ideologici.
Se il settore ed il mondo del lavoro cambiano velocemente anche il sindacato deve essere in grado di proporsi come interlocutore serio e autorevole, ma sempre più unitario e lungimirante.
Una battaglia comune è quella di riconquistare un sistema pensionistico pubblico equo e solidale, specie per i lavoratori del nostro settore oggi particolarmente svantaggiati.
L’ultima riforma pensionistica ha dimostrato unicamente di essere una grande operazione per fare cassa, che comporterà un grande risparmio per l’INPS finendo per fare degli italiani la popolazione più anziana d’Europa ad andare in pensione, creando nuove sperequazioni in un sistema già fortemente iniquo.
Per il nostro settore in particolare riteniamo grave l’attuale assenza di una scala di valutazione sull’usura del lavoro dato che a tutt’oggi non si distingue tra tipologie di lavoro, fino a non considerare usurante quello del settore delle costruzioni.
La Riforma Fornero va cambiata.
Per i lavoratori delle costruzioni le pensioni sono troppo basse e soprattutto arrivano troppo tardi.
Gli edili in particolare, così come i lavoratori delle cave e di altri impianti industriali, sono sottoposti a condizioni lavorative non compatibili con gli attuali limiti di età per il pensionamento.
Se siamo un Paese civile questi requisiti per il pensionamento vanno modificati e resi compatibili  con la possibilità di lavorare ad una certa età su una impalcatura di 50 metri come all’interno di una cava.
Obiettivo è quello di riconoscere flessibilità in uscita senza penalizzazioni per i settori di lavoro gravoso tutelando il lavoro discontinuo.
È quindi indispensabile una correzione dell’attuale sistema in modo da introdurre correttivi a favore dei lavori realmente pesanti ed usuranti al fine di ottenere uno sconto in termini di età pensionabile che porti all’anticipazione del pensionamento per i lavoratori interessati.
Occorre inoltre una grande “operazione verità” che faccia chiarezza una volta per tutte sulla tenuta del nostro sistema pensionistico attraverso la trasparente divisione della previdenza, a carico dei lavoratori, con l’assistenza, a carico della fiscalità generale.
Finché questo non verrà realmente realizzato assisteremo ancora ad operazioni a danno delle pensioni dei lavoratori.
Il nostro impegno, unitario e convinto, deve caratterizzare sempre più questo difficile momento per i lavoratori che rappresentiamo per i diritti che tuteliamo!
Ed è proprio per questo che oggi siamo qui.
Per queste ragioni oggi  le lavoratrici e i lavoratori della filiera della costruzioni sono tornati in piazza con atteggiamento responsabile e costruttivo, per dare il loro contributo, proponendo soluzioni concrete, per rivendicare il diritto ad un  lavoro dignitoso, quale presupposto per una vita dignitosa, per ricordare al governo che senza gli edili l’Italia non si può ricostruire, che senza lavoro e diritti non c’è futuro, e senza la ripresa delle costruzioni non ci sarà vera crescita.
Siamo qui oggi per ribadire che il nostro settore è strategico per l’economia ed il benessere del Paese e come tale non deve essere lasciato a se stesso, ma deve essere sostenuto da un nuovo modello di sviluppo, capace di produrre buona occupazione e qualità nel costruito.
Di un’altra cosa siamo sicuri: FENEAL, FILCA E FILLEA, unite e determinate, proseguiranno nel portare avanti, nel promuovere ed nel difendere le istanze dei lavoratori.
Forti dell’appoggio e della condivisione di intenti con CGIL, CISL e UIL,  continueremo a chiedere con forza risposte concrete, forti della nostra scelta di difendere nei fatti e quotidianamente i lavoratori che rappresentiamo, per incrementare la buona occupazione e lo sviluppo del settore e del Paese.

W i lavoratori

W il sindacato

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