Dopo la manifestazione di oggi Fillea Cgil Filca Cisl Feneal Uil Genova hanno annunciato che i cantieri del nodo ferroviario restano fermi e i lavoratori rimangono in sciopero “fintanto non si chiariranno le posizioni alla presenza del Governo”. “È un paradosso: un’opera finanziata inserita nel Patto di Genova che doveva essere completata ad aprile scorso. Dopo la cassa integrazione ordinaria, a rischio 100 posti di lavoro oltre ai lavoratori in subappalto”, scrivono i sindacati, sottolineando che il Consiglio regionale e il Consiglio Comunale hanno approvato “un importante ordine del giorno che impegna le rispettive giunte a fare chiarezza sullo stato del contratto tra stazione appaltante Italferr e Fergen”. “Un segnale importante. Il rischio è che a pagare controversie tra stazione appaltante e consorzio siano esclusivamente i lavoratori e la città”, sottolineano i sindacati annunciando nuove manifestazioni per domani.
L’ordine del giorno varato dal consiglio comunale all’unanimità impegna il sindaco e la giunta ad attivarsi “per comprendere esattamente lo stato del contratto” e “nel caso di recesso di una delle parti a convocare immediatamente un tavolo di coordinamento con la presenza delle organizzazioni sindacali per utilizzare lo strumento della ‘clausola di subentro’ e garantire la continuità dell’opera e la salvaguardia occupazionale degli addetti del consorzio Fergen e delle ditte di subappalto”. I lavoratori hanno incontrato i capigruppo del consiglio comunale e il vicesindaco Stefano Bernini che si è impegnato a sollecitare un intervento da parte del sottosegretario alla presidenza del consiglio Claudio De Vincenti, visto che il Patto per la città firmato sabato dal presidente del consiglio Matteo Renzi insieme al sindaco di Genova Marco Doria definisce il nodo ferroviario di Genova un’opera strategica e necessaria.
In mattinata i lavoratori vevano manifestato anche in Regione dove hanno avuto un incontro con il presidente Toti, il consiglio ha approvato all’unanimità un documento che impegna la Regione nella tutela dei livelli occupazionali, Pd e M5S hanno espresso inoltre la necessità di un tavolo urgente con Rfi. “I lavori non si possono fermare – sottolineano i democratici in consiglio – e devono andare avanti non solo perché sono necessari al Terzo Valico, ma anche perché sono fondamentali per la mobilità genovese, rappresentando un tassello importante per l’integrazione ferro-gomma. Oltre a questo, poi, è necessario garantire l’occupazione dei lavoratori che sono stati impiegati nel nodo di Genova”.
Sull’emergenza occupazionale anche il M5S. “Al posto di Toti – sottolinea Alice Salvatore, portavoce in regione del movimento – convocherei subito un tavolo con Rfi e rimetterei in discussione il contratto di servizio perché se l’azienda non garantisce l’occupazione dei 100 lavoratori edili coinvolti dalla crisi Fergen, a rischio di licenziamento il 7 dicembre, e se RFI da stazione appaltante e committente non garantisce che i lavori del nodo ferroviario si concludano al più presto, non sta scritto da nessuna parte che Regione Liguria, che rappresenta l’interesse dei cittadini, debba per forza stipulare proprio con RFI il contratto di servizio”.
I lavori del nodo, che avrebbero dovuto essere conclusi già lo scorso aprirle, consistono nel potenziamento infrastrutturale della tratta Genova Voltri-Genova Brignole, e dovrebbero separare i flussi di traffico passeggeri a lunga percorrenza e merci da quello metropolitano regionale. Tra gli interventi previsti, quello che quadruplica i binari tra Genova Voltri e Genova Sampierdarena, e quello che invece prevede di portare a sei i binari tra Genova Principe e Genova Brignole, il riassetto degli impianti di stazione di Genova Voltri, Genova Sampierdarena, Genova Brignole con ottimizzazione dell’interscambio con la metropolitana comunale e risistemazione dei servizi nell’area di Terralba, ammodernamento degli impianti di sicurezza e controllo. L’intervento complessivo è stato approvato dal Cipe per un importo totale di 622,4 milioni di euro suddivisi in quattro lotti. L’inizio lavori era previsto a gennaio 2010, la fine è programmata ad aprile 2016 ma, secondo i sindacalisti, al momento la realizzazione ha raggiunto solo il 40%.
Dopo la manifestazione di oggi Fillea Cgil Filca Cisl Feneal Uil Genova hanno annunciato che i cantieri del nodo ferroviario restano fermi e i lavoratori rimangono in sciopero “fintanto non si chiariranno le posizioni alla presenza del Governo”. “È un paradosso: un’opera finanziata inserita nel Patto di Genova che doveva essere completata ad aprile scorso. Dopo la cassa integrazione ordinaria, a rischio 100 posti di lavoro oltre ai lavoratori in subappalto”, scrivono i sindacati, sottolineando che il Consiglio regionale e il Consiglio Comunale hanno approvato “un importante ordine del giorno che impegna le rispettive giunte a fare chiarezza sullo stato del contratto tra stazione appaltante Italferr e Fergen”. “Un segnale importante. Il rischio è che a pagare controversie tra stazione appaltante e consorzio siano esclusivamente i lavoratori e la città”, sottolineano i sindacati annunciando nuove manifestazioni per domani.
L’ordine del giorno varato dal consiglio comunale all’unanimità impegna il sindaco e la giunta ad attivarsi “per comprendere esattamente lo stato del contratto” e “nel caso di recesso di una delle parti a convocare immediatamente un tavolo di coordinamento con la presenza delle organizzazioni sindacali per utilizzare lo strumento della ‘clausola di subentro’ e garantire la continuità dell’opera e la salvaguardia occupazionale degli addetti del consorzio Fergen e delle ditte di subappalto”. I lavoratori hanno incontrato i capigruppo del consiglio comunale e il vicesindaco Stefano Bernini che si è impegnato a sollecitare un intervento da parte del sottosegretario alla presidenza del consiglio Claudio De Vincenti, visto che il Patto per la città firmato sabato dal presidente del consiglio Matteo Renzi insieme al sindaco di Genova Marco Doria definisce il nodo ferroviario di Genova un’opera strategica e necessaria.
In mattinata i lavoratori vevano manifestato anche in Regione dove hanno avuto un incontro con il presidente Toti, il consiglio ha approvato all’unanimità un documento che impegna la Regione nella tutela dei livelli occupazionali, Pd e M5S hanno espresso inoltre la necessità di un tavolo urgente con Rfi. “I lavori non si possono fermare – sottolineano i democratici in consiglio – e devono andare avanti non solo perché sono necessari al Terzo Valico, ma anche perché sono fondamentali per la mobilità genovese, rappresentando un tassello importante per l’integrazione ferro-gomma. Oltre a questo, poi, è necessario garantire l’occupazione dei lavoratori che sono stati impiegati nel nodo di Genova”.
Sull’emergenza occupazionale anche il M5S. “Al posto di Toti – sottolinea Alice Salvatore, portavoce in regione del movimento – convocherei subito un tavolo con Rfi e rimetterei in discussione il contratto di servizio perché se l’azienda non garantisce l’occupazione dei 100 lavoratori edili coinvolti dalla crisi Fergen, a rischio di licenziamento il 7 dicembre, e se RFI da stazione appaltante e committente non garantisce che i lavori del nodo ferroviario si concludano al più presto, non sta scritto da nessuna parte che Regione Liguria, che rappresenta l’interesse dei cittadini, debba per forza stipulare proprio con RFI il contratto di servizio”.
I lavori del nodo, che avrebbero dovuto essere conclusi già lo scorso aprirle, consistono nel potenziamento infrastrutturale della tratta Genova Voltri-Genova Brignole, e dovrebbero separare i flussi di traffico passeggeri a lunga percorrenza e merci da quello metropolitano regionale. Tra gli interventi previsti, quello che quadruplica i binari tra Genova Voltri e Genova Sampierdarena, e quello che invece prevede di portare a sei i binari tra Genova Principe e Genova Brignole, il riassetto degli impianti di stazione di Genova Voltri, Genova Sampierdarena, Genova Brignole con ottimizzazione dell’interscambio con la metropolitana comunale e risistemazione dei servizi nell’area di Terralba, ammodernamento degli impianti di sicurezza e controllo. L’intervento complessivo è stato approvato dal Cipe per un importo totale di 622,4 milioni di euro suddivisi in quattro lotti. L’inizio lavori era previsto a gennaio 2010, la fine è programmata ad aprile 2016 ma, secondo i sindacalisti, al momento la realizzazione ha raggiunto solo il 40%.