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Italcementi tedesca

31 agosto 2016 • cemento, News

Su La Repubblica del 31 agosto segnaliamo l’articolo di Raffaele Ricciardi in cui si fa il punto sulla vertenza Italcementi con i sindacati. Per la Feneal intervistato il segretario nazionale Fabrizio Pascucci.

Le aziende
Italcementi tedesca subito 400 esuberi si teme per la ricerca
Sindacati in allarme per l’ex sede centrale di Bergamo e gli altri 14 siti. Heidelberg: nessun taglio fino al
2020 Il nuovo proprietario si aspetta 400 milioni di risparmi dalla fusione Aperto un tavolo di crisi al
ministero dello Sviluppo
MILANO. Perdere il quartier generale ma difendere l’italianità della ricerca in attesa di capire il futuro dei 14
stabilimenti sparsi per la Penisola. È la priorità di governo e sindacati mentre viaggia l’Opa dei tedeschi di
Heidelberg sul 55 per cento di Italcementi, avviata a inizio settimana, per concludersi il 30 settembre.
L’obiettivo è revocare le azioni da Piazza Affari e integrare l’azienda bergamasca in un colosso da 17,8
miliardi di fatturato pro-forma. Il prezzo (10,6 euro, premio del 70,7 per cento) e la prospettiva di delisting
anche con adesione incompleta (attraverso la fusione con una società non quotata del gruppo), fanno
credere che non ci saranno sorprese sul mercato, anche se il ritmo di adesioni è finora blando. Il 45 per
cento del gruppo era già passato dalla famiglia Pesenti ai tedeschi, in un’operazione che vale in tutto 3,7
miliardi. Sotto il cappello tedesco, Bergamo perderà il quartier generale di via Camozzi a vantaggio di
Heidelberg. Sul tavolo tra sindacati, azienda e Mise sono arrivati 415 esuberi, in gran parte amministrativi
della sede lombarda. Da parte tedesca, c’è la volontà di ricollocare 170 persone, che non lenisce lo
“scoramento” colto da Ivan Comotti della Fillea-Cgil. Centrale per le parti sociali il ruolo di i.Lab, il centro di
ricerca dove è nato il cemento biodinamico di Palazzo Italia di Expo 2015, promosso dagli acquirenti a
“innovation center” dell’intero gruppo. «Temiamo però che sia ridimensionato – allerta Comotti – e i suoi
progetti di ricerca non riescano a sopravvivere». Ecco perché ai prossimi incontri al Mise ci si aspetta che il
governo porti «un pacchetto di proposte che parte dalla rete di know-how del territorio lombardo, per
arrivare al patent box per convincere Heidelberg a investire». È attesa anche una proroga degli
ammortizzatori sociali: «La cassa autorizzata scade nel settembre 2017: non basta per gestire gli esuberi»,
dettaglia Fabrizio Pascucci della Feneal-Uil. La carta da giocare è la deroga alle nuove norme del Jobs act
prevista per le vertenze di impatto nazionale: dalle istituzioni filtra fiducia sulla possibilità di fornire le risorse
necessarie. Quando si alza lo sguardo sul lungo periodo, sale la preoccupazione: «Ad oggi non vediamo un
vero e proprio piano industriale», sintetizza Comotti. Per il viceministro dello Sviluppo Economico Teresa
Bellanova l’integrazione può sì «dare una prospettiva a tutte le lavoratrici e i lavoratori coinvolti», ma a patto
che si «mantenga il piano industriale già concordato con Italcementi. La priorità è il rilancio dei siti produttivi
e dei centri di ricerca come quello di Bergamo: un’eccellenza da valorizzare». L’indicazione degli acquirenti
è di sinergie per 400 milioni su tutto il gruppo, con la garanzia di non toccare la struttura produttiva tricolore
al 2020. Ma, spiega ancora Comotti, «la sensazione è che i sei forni non siano in discussione», mentre
traballerebbero gli impianti di macinazione. Molto dipenderà dal mercato nel suo complesso, e le
prospettive non sono rosee: «Serve un tavolo di crisi del settore», sottolinea Salvatore Federico della Filca
Cisl. «Rischiamo di ridurre la produzione oggi per andare a comprare il materiale domani all’estero.
Sarebbe la beffa dopo il danno».
LE TAPPE

L’ANNUNCIO
Il 28 luglio 2015 HeidelbergCement ufficializza l’acquisto del 45% di Italcementi dalla famiglia Pesenti per 1,67 miliardi di euro.
Il 1° luglio 2016 si definisce l’accordo.

L’OFFERTA IN BORSA
Dal 29 agosto al 30 settembre 2016, Heidelberg promuove l’Opa obbligatoria sul 55% di Italcementi quotato, a 10,6 euro.
L’operazione sale a 3,7 miliardi di euro.

L’INTEGRAZIONE
L’obiettivo tedesco è delistare la società fondata nel 1864.
Il nuovo gruppo sarà presente in 60 Paesi con oltre 60mila dipendenti, per un fatturato pro-forma di 17,8 miliardi

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