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Il risparmio energetico

13 novembre 2009 • News

Fra le sfide determinanti per un progetto di crescita civile ed economica del nostro Paese c’è sicuramente quella del risparmio e della efficienza energetica come misura di un nuovo modo di concepire lo sviluppo, tanto più in una situazione difficile come quella che stiamo vivendo che vede bloccarsi il ruolo propulsivo del settore delle costruzioni nella determinazione del PIL.

La crisi che ha colpito duramente l’economia nazionale e internazionale va contrastata proprio a partire dal sostegno a settori, come l’edilizia, che sono volani di sviluppo. Il momento economico difficile deve spingere a maggior ragione le forze politiche ad imboccare la via della modernizzazione del paese e la questione energetica che, già fondamentale in tempi di normalità economica, lo diventa ancora di più durante una crisi come quella attuale.

Questa crisi ci spinge a cambiare volto al Paese, e su questo terreno il sindacato deve battersi con determinazione. La nostra organizzazione si batte con forza perché si rimettano in moto la crescita, gli investimenti e i progetti di sviluppo, per offrire risposte ai lavoratori sul terreno dei redditi e della stabilità occupazionale.

La Feneal vuole fare del rapporto fra ambiente, consumi energetici ed edilizia uno degli obiettivi più importanti della sua azione politico-sindacale, promuovendo, anche in termini di politica contrattuale, i temi del risparmio energetico e dello sviluppo sostenibile affinché si realizzi la pratica e la cultura della responsabilità ambientale.

Una svolta in questo senso può partire già dai cantieri, dove sono possibili miglioramenti nella protezione dei lavoratori assediati spesso da gas di scarico, rifiuti pericolosi per la salute e dalle insidie, in parte almeno evitabili, degli agenti atmosferici.

Ed è chiaro, però, che conquistare i lavoratori ad una battaglia ambientalista è più semplice se essa produce anche benefici occupazionali. Il risparmio è una questione di responsabilità che il singolo deve sentire, ma naturalmente è lo Stato che deve fornire l’esempio guida per tutti ed incentivare, oltre che regolamentare, i comportamenti sostenibili in termini ambientali.

L’edilizia eco-sostenibile può divenire una scommessa per la società di grande interesse per tutti, se però lo  Stato, le Regioni e tutte le istituzioni  sapranno cogliere l’opportunità che proviene dalla spinta legislativa, per far vivere questa scommessa concretamente sul territorio, anche sotto l’aspetto della concorrenza e della competitività.

Ecco perché siamo convinti che il sindacato può e deve dire una sua parola forte su questi temi e sugli scenari che essi richiamano, e che, ancora in parte, sono sottovalutati. E’ il caso di dire che dobbiamo essere in grado di sviluppare una vertenzialità strategica, reclamando dalle istituzioni progetti chiari e nelle finalità e nelle azioni coordinate fra i vari livelli istituzionali.

In questo caso crescita economica e crescita civile sono davvero parte di una unica opzione che riguarda la futura vivibilità, ma anche un salto di qualità nelle politiche ambientali ed industriali del nostro Paese.

Il nostro interesse nasce anche da un’altra considerazione: la tematica ambientalista non può più appartenere ad una sola realtà politica o sociale, quasi fosse l’unica distinzione ideologica da conservare a sinistra, ma deve essere parte integrante di una cultura politica riformista e quindi entrare dalla porta principale nei progetti di rinnovamento politico e sociale del nostro paese.

Rispetto a quanto di solito si tende a pensare, è nelle abitazioni private e negli edifici in genere che si consuma più energia. Il risparmio deve quindi partire dalle famiglie ed in questo senso è ovvio che diventi una ‘conditio sine qua non’ la più ampia diffusione di una cultura ambientale.

Vi sono modi molto concreti per farlo nel settore delle costruzioni, ad esempio con la certificazione e la promozione di azioni per la sostenibilità delle costruzioni, da attuare attraverso incentivi ed agevolazioni economiche, quali sconti sugli oneri di urbanizzazione, l’esclusione dal calcolo dei parametri edilizi di maggiori spessori e volumi derivanti dalla migliore qualità dell’edificio, contributi che coprano i maggiori costi iniziali per migliorare le prestazioni energetiche degli edifici stessi, e perché no, anche benefici da studiare sulle compravendite.

Ma accanto all’azione sui nuovi edifici, che rappresentano una parte largamente minoritaria delle costruzioni, è indispensabile recuperare il patrimonio edilizio esistente, che necessita di interventi radicali per ridurre significativamente l’impatto sull’ambiente. A cominciare dalla centralità del risparmio energetico.

In passato gli interventi sugli edifici sono stati possibili grazie agli incentivi concessi alle ristrutturazioni, che hanno consentito l’aumento dell’occupazione e la riemersione del lavoro irregolare. Ora si deve giocare in modo esplicito e convinto la partita dell’ambiente. Gli interventi e i progetti da attuare per valorizzare il risparmio energetico sono svariati ma per tutti diviene qualificante la formazione per le imprese e per i lavoratori.

A questo proposito è bene ricordare il contributo che danno e possono dare le scuole edili, l’istituzione di corsi permanenti per apprendere le caratteristiche dei materiali e delle tecnologie costruttive, l’informazione approfondita in merito agli aspetti energetici e ambientali riguardanti gli edifici, l’ottimizzazione delle diverse fonti d’energia, l’innovazione dei materiali, la sperimentazione, l’evoluzione tecnologica, che giova rimarcarlo, deve seguire pari passo la proposta politica perché quest’ultima sia attuabile nell’immediato e non rimanga pura progettualità.

La maggior qualità edilizia dovrà diventare strumento di marketing per imprenditori e professionisti e motivo costante di confronto sulle politiche edilizie del futuro a partire da quanto avviene nelle città.

In questo caso potremmo parlare di un mercato che sa anche essere virtuoso, in grado di dare risposte alla domanda di miglioramento ambientale che oggi si impone sempre più come una necessità per il futuro. Ecco perché siamo convinti che il sindacato può e deve dire una sua parola forte su questi temi e sugli scenari che essi richiamano, e che, ancora in parte, sono sottovalutati.

Non è male allora dar corpo all’idea di predisporre un bando di gara di ricerca per la creazione della “Banca dati dei materiali di riferimento per costruzioni ad elevata prestazione ambientale”.

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