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Firmato integrativo edili a Udine

21 settembre 2017 • Edilizia, News Territoriali

Dopo 10 anni firmato l’integrativo di settore tra Confapi e sindacati. Coinvolge 400 imprese e 2.500 addetti.

Dal Messaggero Veneto di Maura Delle Case

UDINE Dopo 10 anni di “vacatio” è stato firmato ieri pomeriggio a Udine, nella sede di Confapi Fvg, il contratto integrativo per i lavoratori delle imprese industriali attive in edilizia. Per la prima volta l’istituto è declinato non su base provinciale, com’era storicamente, bensì regionale. Interessa 400 imprese e 2.500 lavoratori cui garantisce, in presenza di indicatori territoriali riferiti all’andamento del settore anche parzialmente positivi, un incremento salariale fino a un massimo del 4% sui minimi tabellari in qualita di retribuzione variabile. Aggioma inoltre gli istituti contrattuali della trasferta, del trasporto e dell’indennità di mensa e introduce, quale nuovo elemento retributivo, l’indennità di guida. «L’integrativo che firmiamo equivale a una cornice di principi all’interno della quale andranno poi costruite ulteriori specificità a livello provinciale», ha esordito il capogruppo degli edili di Confapi Denis Petrigh, salutando con favore la firma del contratto sottoscritto nella sede dell’associazione assieme ai segretari regionali di FenealUil Mauro Franzolini, Filca Cisl Gianni Barchetta, e Fillea Cgil Emiliano Giareghi. Una firma attesa, che ha richiamato attorno al tavolo non solo dirigenti e funzionari di Confapi, a partire dalla direttrice Lucia Piu, ma anche diversi imprenditori. Presenti a testimoniare l’importanza che viene riconosciuta al rinnovo dell’istituto. Parola di Mirko Zannier della Socmas di Pasian di Prato: «La crisi non può diventare un alibi. Le aziende svolgono un ruolo sociale e vogliono il bene delle proprie maestranze». Bene che significa migliore remunerazione, ma anche sicurezza e formazione. Necessarie a non disperdere forze ulteriori considerata la pesante selezione già operata dalla crisi. Dal 2008 a oggi le aziende e gli occupati si sono ridotti della metà. I lavoratori sono precipitati da 18 mila a 9 mila circa. Il settore non può permettersi di perderne altri e un primo freno all’emorragia è rappresentato proprio dall’integrativo firmato ieri. «Voltiamo pagina e investiamo per preservare le maestranze che danno gambe e braccia all’edilizia», ha dichiarato Giareghi. Oggi l’investimento passa dal riconoscimento economico. Domani «dalla formazione» ha rilanciato Barchetta «perché se è vero che l’edilizia non sarà più la stessa, allora, per accompagnare e sostenere il cambiamento, accanto a quelle di un tempo ci vorranno competenze nuove». Viceversa, il rischio è che tra qualche anno le imprese non siano più competitive. «Il ricambio è poco – ha detto ancora Petrigh -. Le nostre imprese faticano dal punto di vista del credito. Gli appalti pubblici sono bloccati. Andare all’estero non è possibile». Ne deriva un rischio di competizione al ribasso, dove le aziende strutturate e regolari si trovano in una situazione di crescente difficoltà. Per Confapi occorre spingere il sistema nella direzione opposta, mettendolo sul binario della qualità del lavoro, sapendo che è sinonimo di qualità delle costruzioni. E occorre cercare vie nuove. La stagione dell’espansione massiccia è definitivamente terminata. «Oggi bisogna puntare sul recupero degli edifici e sul risparmio energetico che deve coinvolgere anzitutto gli enti pubblici. Ci vuole una risposta politica al problema – ha detto dal canto suo Franzolini – per tornare a investire soldi che ci sono ma che restano (causa il patto di stabilità) fermi nelle casse pubbliche».

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