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Edilizia e territorio intervista Panzarella

23 luglio 2015 • News

Contrattazione di secondo livello, aumenti potenziali di ulteriori 50 euro

Giuseppe Latour

Da qui alla fine del 2016 è attesa una valanga di accordi che saranno decisivi per il futuro delle imprese sul fronte economico. Finora presentate poche piattaforme

Altri cinquanta euro di aumenti potenziali, su base mensile. Senza contare le indennità di mensa, di trasporto e di trasferta. Se la partita dei contratti nazionali si è appena chiusa con gli aumenti di inizio luglio, i prossimi mesi consegnano all’edilizia un’altra sfida, ancora più complessa: quella della contrattazione di secondo livello. In base agli accordi sottoscritti un anno fa, i sindacati a partire dallo scorso gennaio dovevano trasmettere le loro piattaforme all’Ance in 109 territori. E’ accaduto grossomodo nel 50% dei casi ma da nessuna parte le trattative con i costruttori sono entrate nel vivo. Da qui alla fine del 2016, allora, è attesa una valanga di accordi, che saranno decisivi per il futuro delle imprese sul fronte economico.

Gli aumenti di luglio
Il quadro degli aumenti nazionali si è composto a luglio scorso. Secondo il contratto sottoscritto nel 2014 tra Ance e sindacati, infatti, i bonus dovevano essere divisi in due tronconi. Il primo, dal valore di 15 euro al livello minimo, è partito immediatamente, a luglio del 2014. Mentre per il secondo (altri 25 euro) è stato necessario attendere lo scorso primo luglio. Complessivamente, al livello più basso, l’aumento è stato di 40 euro, ai quali vanno aggiunti gli 8 euro dedicati alla previdenza complementare che vengono versati dallo scorso primo gennaio. Adesso, con la partita della contrattazione di secondo livello, le parti sociali se ne giocheranno almeno altrettanti.

Cosa prevede il contratto nazionale
Il contratto nazionale, infatti, prevede che, a partire da gennaio 2015, i sindacati potevano presentare le loro piattaforme, per avviare la trattativa della contrattazione di secondo livello. Gli accordi non potevano entrare in vigore prima di luglio 2015, per evitare sovrapposizione tra gli aumenti nazionali e quelli locali. Le piattaforme sono negoziate separatamente nei singoli territori: si tratta, in totale, di 109 accordi diversi. Il loro cuore è l’Elemento variabile della retribuzione (Evr). E’ un sistema piuttosto complesso che, nella sostanza, fissa un tetto massimo di aumento (il 6%).

Ogni territorio deve andare a considerare una serie di fattori che misurano l’andamento del comparto a livello locale: le ore lavorate, la cassa integrazione, imprese e addetti iscritti. La tendenza dei diversi fattori determina la quota di aumento. Se le cose vanno molto bene, in linea di principio, si incassa per intero l’incremento. La partita, però, è resa più complessa dal fatto che a livello nazionale sono state date solo indicazioni generali sui pesi da considerare. Saranno gli accordi locali a definire il dettaglio delle ponderazioni. Da questo dettaglio, ovviamente, deriveranno gli aumenti in busta paga.

Trattative in ritardo
La situazione delle piattaforme è ancora piuttosto ferma. Parla Vito Panzarella, segretario generale Feneal Uil: “Siamo in ritardo. Da gennaio ad oggi molti territori sono rimasti indietro. Ad aprile abbiamo fatto un appello unitario alle nostre strutture sul territorio per avviare le procedure e portare avanti le proposte, ma non tutti si sono ancora mossi”. Franco Turri, segretario nazionale Filca Cisl, spiega lo stato dell’arte. “Siamo a circa metà delle piattaforme presentate. Lazio, Toscana, Lombardia, Piemonte, Emilia Romagna e Abruzzo si sono mosse. Altre aree sono parecchio indietro. Penso alla Sardegna, dove la crisi sta mordendo parecchio”.

Pesa la crisi
Perché il problema, in questa fase, è che nelle zone dove il settore soffre di più non conviene nemmeno formulare una proposta: il meccanismo dell’Evr produrrebbe aumenti minimi. Conviene aspettare e sperare in qualche miglioramento. “Le trattative procederanno a rilento in mancanza di una vera ripresa”, aggiunge Turri. E Panzarella conferma: “Il meccanismo dei pesi porta le situazioni di crisi a incidere moltissimo. Comunque mi aspetto che, entro la fine del 2016, ci possa essere un’accelerazione”. Anche il segretario Filca Cisl parla di “possibilità di chiudere molti accordi tra ottobre e novembre”.

Gli aumenti sul piatto
In ballo c’è davvero molto. Anzitutto, sul fronte economico: il 6% vale più o meno cinquanta euro al mese al livello più basso. Quindi, nei diversi territori, ci si gioca un aumento di importo grossomodo pari a quello nazionale. Ma non è tutto. “Ci sono altri elementi importanti, come le indennità di mensa, quella di trasporto e quella di trasferta da negoziare a livello locale”, dice Panzarella. Per Turri, “in alcune aree solo per mensa e trasporto vengono versati anche dieci o dodici euro al giorno”. Cifre che, su base mensile, danno idea del peso che le voci di salario fuori dalla paga base potrebbero assumere.

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