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21 maggio 2015 • News

Edilizia e territorio – 20 maggio 2015

Investimenti in costruzioni, in un anno Italia -4,9%: ripresa rimandata al 2016

di Massimo Frontera

Il Rapporto annuale Istat sulla situazione del Paese, presentato oggi a Roma, conferma la fragilità del comparto delle costruzioni, con una perdita di investimenti e occupati proseguita nel corso di tutto il 2014. Di seguito, alcune valutazioni sintetiche tratte dal rapporto che riguardano il settore delle costruzioni.

Caduta degli investimenti in costruzioni
La quota degli investimenti sul Pil nei paesi dell’Unione economia e monetaria è passata dal 22,7 nel 2008 al 19,6 nel 2014. Tra i principali paesi europei, la contrazione maggiore, legata alla caduta del mercato immobiliare, si è registrata in Spagna (7,8 punti percentuali la riduzione della quota di investimenti sul Pil tra il 2008 e il 2014). Anche nel 2014 l’apporto degli investimenti è stato negativo. Gli investimenti lordi sono ancora diminuiti, segnando in media d’anno una flessione del 3,3 per cento e un contributo alla crescita negativo per 0,7 punti percentuali; il calo, seppure inferiore a quello del 2013, ha riguardato le costruzioni (-4,9 per cento) e gli investimenti in macchinari e attrezzature (-2,7 per cento), mentre per i mezzi di trasporto la contrazione (-1,2 per cento) ha interrotto la risalita dell’anno precedente (+4,7 per cento). La componente dei prodotti della proprietà intellettuale, infine, che con il passaggio al nuovo sistema europeo dei conti Sec 2010 è divenuta più ampia includendo la spesa in ricerca e sviluppo, ha segnato un lieve incremento (+0,3 per cento).

Per l’edilizia primi segnali «erratici» di miglioramento 
Nel settore delle costruzioni emergono primi segnali, per quanto erratici, di miglioramento. Nel trimestre finale del 2014, il valore aggiunto del comparto è diminuito dello 0,5 per cento, pressoché dimezzando la caduta congiunturale registrata nel terzo. L’indice destagionalizzato della produzione nelle costruzioni ha registrato un incremento in gennaio (+1 per cento su base congiunturale, dopo il +2,7 per cento in dicembre) a cui è però seguita in febbraio una contrazione (-1,3 per cento); a marzo, le attese di brevissimo termine sugli ordini e/o i piani di costruzione, tratte dalle inchieste qualitative, hanno conseguito un ulteriore rialzo, legato soprattutto al comparto degli edifici.

Per la ripresa delle costruzioni aspettare il 2016 
Nel corso del 2015 ci si attende una crescita più sostenuta per i prodotti della proprietà intellettuale, più reattivi al miglioramento delle condizioni di liquidità. Si prevede che gli investimenti in macchine e attrezzature crescano a un ritmo più contenuto, alimentati dalla moderata ripresa dell’output e, nel breve periodo, anche dal miglioramento delle condizioni di liquidità. La ripresa degli investimenti in opere non residenziali, meno reattiva ai ritmi produttivi, si concretizzerebbe solo nel corso del 2016 e verrebbe favorita anche dalle recenti misure di politica economica varate dalla Commissione europea (Piano Juncker) che destinano risorse per il miglioramento delle infrastrutture. «Immaginiamo che la crescita continuerà e probabilmente si rafforzerà nella parte successiva dell’anno», ha commentato il presidente Istat, Giorgio Alleva, rispondendo ai giornalisti in occasione della presentazione del Rapporto 2015. Per valutare gli effetti sull’occupazione, avverte, bisognerà «aspettare 6 mesi da giugno», quindi inizio 2016. Alleva non si è invece sbilanciato sul superamento a livello prettamente tecnico della fase recessiva: «gli economisti sanno che un cambiamento di ciclo presuppone la persistenza di un certo segno, ne abbiamo avuto uno positivo, aspettiamo il secondo».

Occupazione, l’edilizia ha perso 69mila addetti 
Nelle costruzioni l’erosione dei livelli occupazionali è invece proseguita per tutto il 2014, con un calo complessivo di quasi mezzo milione di occupati dal 2008 (-24,0 per cento), di cui 69 mila solo nel 2014. Rilevanti, nel periodo 2011-2012 in termini sia assoluti sia relativi, sono state le perdite occupazionali del settore manifatturiero che vede ridursi di quasi il due per cento il numero degli addetti (72 mila unità). L’altro settore produttivo in forte sofferenza occupazionale è quello delle costruzioni (-98 mila addetti, -6,0 per cento).
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