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Direttiva sul distacco UE

20 aprile 2016 • INTERNAZIONALE, News

LE ULTIME NOVITà SULLA DIRETTIVA DISTACCO UE

Sulla revisione della direttiva DISTACCO UE, la FETBB ha organizzato l’8 aprile una seconda riunione del Gruppo strategico per la valutazione del testo di revisione della direttiva sul distacco, nonché sulle eventuali proposte di modifica.
La valutazione complessiva della FETBB  è positiva, in particolare, secondo la Federazione, la bozza del testo proposto è migliorativa rispetto alla direttiva vigente. La nuova formulazione, infatti, sulla definizione  “retribuzione” e “tutti gli elementi della retribuzione” dei contratti collettivi di applicazione, degli accordi vigenti  collettivi o di  altri contratti del personale collettivi, è più ampia e migliorativa  del testo della  direttiva esistente, che faceva riferimento, invece, alle  “tariffe minime salariali”.

Gli obiettivi  che la FETBB  si propone con la revisione sono:

1) rendere esigibile in  tutti gli Stati membri ospitanti la parità di trattamento per i lavoratori distaccati”, quindi “stesso lavoro stesso salario.”

2) le normative della direttiva dovranno salvaguardare “le condizioni più favorevoli ” esistenti nei singoli Stati sia per lo  Stato ospite che per lo stato di residenza del lavoratore.

Un passo verso il raggiungimento del primo obiettivo è la sostituzione delle “tariffe minime salariali” della  vecchia direttiva” con la dicitura “tutti gli elementi della retribuzione” contenuta nella proposta di modifica.

Tuttavia, secondo  la FETBB, dovrebbe essere, in aggiunta esplicitamente indicato che il concetto di “remunerazione” deve essere definito  dalle legislazioni e dai contratti dello Stato membro ospitante.

Un altro elemento che aiuterebbe nella lotta per la parità di trattamento è la scelta della base giuridica per la direttiva. La FETBB ha proposto che ci sia una nuova doppia base giuridica, facendo riferimento all’articolo 153.1 del TFUE (tutela dei lavoratori e il miglioramento delle condizioni di lavoro), nonché all’articolo 57 del TFUE,  ove si afferma, tra l’altro, che la persona che fornisce  un servizio può farlo “secondo i termini che vengono imposti dallo  Stato ospitante per i  propri cittadini”. Si prende a riferimento quindi l’impostazione giuridica  utilizzata nella sentenza della Corte Sähköalojen dal 2015, che ha imposto la parità di trattamento per i lavoratori polacchi che lavoravano in Finlandia .

Per quanto riguarda il secondo obiettivo FETBB, ovvero per considerare la direttiva come la normativa minima,  anche in questo caso  si potrebbe fare riferimento, nella proposta di modifica della  direttiva, alla sentenza Sähköalojen, che  innova la giurisprudenza europea in materia dopo che la sentenza Laval dal 2007 aveva  trasformato i contenuti direttiva sul distacco come i diritti massimi applicabili,  avendo come  solo come riferimento le condizioni applicate nel paese di provenienza.

Ma in Europa si assiste ad una frattura fra i paesi dell’Europa centrale e orientale, che sono favorevoli a garantire la libertà di circolazione delle proprie imprese e alla applicazione, per i lavoratori, dei contratti e delle leggi vigenti nei loro paesi che creerebbero loro un dumping salariale nei confronti delle imprese dei vecchi stati dell’Europa occidentale. Questi ultimi, invece, sono favorevoli alla parità di tutti i lavoratori che operano nei loro paesi e quindi vicini alle posizioni portate avanti dal sindacato europeo. Quindi non si può affermare con certezza che questo sarà il testo definitivo anche perché prima dell’8 marzo era circolata una bozza dai contenuti che accoglievano le istanze dei paesi dell’Europa centro-orientale.

La FETBB fa sapere, inoltre, che il Comitato Esecutivo della Confederazione Europea dei Sindacati, riunitosi all’Aia il 13  aprile, ha recepito  tali valutazioni, dal momento che la FETBB opera nel settore maggiormente soggetto all’applicazione della direttiva distacco dei lavoratori.  Pertanto la FTBB farà parte  della “task force”  della Ces per negoziare le proposte di modifica del progetto di testo con il Parlamento europeo, essa non rappresenterà solo i propri aderenti  ma parlerà anche a nome delle sei principali Federazioni Sindacali europee settoriali: EFBWW, EFFAT, FSESP, ETF, IndustriALL Europa e UNI Europa.

 

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