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Contratti agricoli per i muratori e poi si va nei cantieri pubblici

5 dicembre 2014 • News, News Territoriali

Notizie Monza e Brianza
dal quotidiano il Cittadino di Monza e Brianza

Contratti agricoli per i muratori
E poi si va nei cantieri pubblici
«Ho di recente seguito la storia di alcuni lavoratori edili licenziati e riassunti, poi, come manovali ma con un
contratto agricolo – racconta Ignazio Verduzzo, Filca Cisl – Costoro sono stati, in seguito, distaccati per
eseguire lavori in grossi cantieri pubblici, anche brianzoli.
Un fenomeno, quello del “contratto pirata” talmente in espansione, complice anche la crisi, che abbiamo
iniziato a collaborare pure con l’Anas per evitare che imprese senza scrupoli facciano a meno d’iscriversi in
Cassa Edile aggirando le più elementari norme contrattuali». Insomma, «nel comparto si moltiplicano le
partite Iva e pure la piaga della manodopera straniera in distacco irregolare non accenna a sanarsi – continua
il sindacalista – Lo dimostra il caso di un’azienda brianzola con 35 anni di storia che, dopo essere stata
costretta a mettere i 20 dipendenti in cassa integrazione per 52 settimane, si è vista pure sfuggire un appalto
perché lei a meno di 500mila euro non poteva scendere mentre l’azienda che se l’è aggiudicato è riuscita a
mettere insieme un preventivo che “pesava” la metà. Finché perdurerà negli appalti la logica del “massimo
ribasso” regolarità contrattuali e sicurezza restano chimere». Tanto più che «le aziende, per lo più dell’Est
Europa, che utilizzano operai stranieri in distacco – aggiunge Federico Rosato, Feneal Uil – si servono di
prestanomi in Europa che rendono parecchio arduo identificarle. Per non dire del fatto che, non appena
vengono scoperte, i loro dipendenti hanno già portato a termine la prestazione, che va dal cartongesso alla
creazione dell’impianto antincendio, e ora lavorano chissà dove».
Insomma, «nel settore manca una vera regolamentazione della manodopera così, in ogni cantiere, siamo
costretti a richiedere alle parti accordi su accordi – denuncia anche Dario Pirovano, segretario generale Cgil –
basti vedere, a Monza, il caso del cantiere del nuovo ospedale San Gerardo in cui almeno due aziende
hanno utilizzato operai, poi regolarizzati, in distacco internazionale irregolare. O, due anni fa, il caso delle
restauratrici, impiegate nel cantiere di Villa Reale, sottopagate e ingaggiate da cooperative per le quali
esistono solo contratti di somministrazione e subappalti truccati».
Uno scenario che indigna anche le associazioni artigiane. «Sul tema è intervenuto anche il Tribunale di
Milano – esordisce Paolo Ferrario, segretario di Apa Confartiginato – che, con una sentenza del 25 settembre,
ha riconosciuto alla nostra Cassa Edile il diritto ai contributi per i lavoratori “distaccati” operanti in alcuni
cantieri cittadini.
Il tutto, a dimostrazione che permangono problemi legati all’aspetto previdenziale. Con forte penalizzazione
delle nostre piccole imprese che, invece, si sobbarcano di tutti gli oneri». «Per alleviare questa ferita
basterebbe prevedere norme più chiare all’atto di aggiudicazione degli appalti – fa eco Marco Accornero,
segretario Unione Artigiani – E l’Italia ha il compito di farsi portavoce della necessità d’una revisione normativa
del settore presso la Comunità Europea». • S.Bal.

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