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Caso Tecnis

19 novembre 2015 • News Territoriali

PRONTO UN PIANO DI PAGAMENTI PER 100 MILIONI
Il nodo dei debiti Tecnis affrontato allo Sviluppo
Carlo Lo Re – Milano Finanza
Il caso Tecnis approda al ministero dello Sviluppo economico. I sindacati hanno posto a Roma il problema
delle aziende coinvolte nel processo produttivo dei singoli cantieri, nel corso di un incontro con Giampietro
Castano, responsabile della unità gestione vertenze del Mise. La preoccupazione più forte riguarda le
ricadute occupazionali, oltre che le spettanze arretrate, compresa la cassa edile. Fillea Cgil, Filca Cisl e
Feneal Uil nazionale, regionale e provinciale di tutti i territori interessati hanno interpellato il Ministero a
proposito del blocco dei lotti successivi. «Una ipotesi purtroppo possibile se non riprende l’operatività dei
cantieri e se non si completano le opere secondo le scadenze previste. Siamo anche preoccupati per la
perdita dei finanziamenti europei», hanno riferito i segretari generali di Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil di
Catania, Giovanni Pistorio, Nunzio Turrisi e Francesco De Martino. Nell’incontro al Mise l’azienda ha
riepilogato le tappe clou del caso Tecnis. Dal 22 ottobre i due soci catanesi, Concetto Bosco e Mimmo
Costanzo, sono agli arresti domiciliari; il 9 novembre è stato presentato il piano di ristrutturazione del debito,
che ha cristallizzato la situazione e bloccato tutte le iniziative dei creditori; l’8 dicembre è stata fissata
l’udienza per l’ammissione, che potrebbe portare alla possibilità di saldare i debiti accumulati. Nel dettaglio, il
piano prevede il pagamento integrale dei debiti (stimati in circa 100 milioni) con una dilazione dei tempi di
pagamento. I debiti ammonterebbero a 20 milioni di euro verso il fisco, 25 verso le banche, 55 verso fornitori
e lavoratori. In tale percorso si è inserita una interdittiva antimafia secretata, giunta alla società lo scorso 12
novembre; interdittiva che è arrivata anche a tutte le società controllate da Tecnis e che ha di fatto causato la
caduta del consiglio di amministrazione. Solo con la nomina dei commissari per la gestione della società da
parte del commissario nazionale antimafia (che dovrebbe arrivare entro 10 giorni dalla interdittiva) l’azienda
tornerà operativa. Dal canto suo, il Mise si è invece impegnato a sollecitare il prefetto di Catania per la
nomina del commissario e a riconvocare il tavolo in sua presenza, invitando l’azienda a un dialogo più
frequente e strutturato con le organizzazioni sindacali a livello territoriale. Il rappresentante dell’impresa ha
poi posto l’attenzione sui crediti vantati verso le committenze (si tratta di circa 28 milioni di euro per stati di
avanzamento scaduti), ma ha anche rassicurato i presenti sul fatto che sia stato individuato il percorso per
pagare. Nel giro di qualche giorno potrebbero essere saldate le retribuzioni arretrate relative al mese di
settembre. Anche i sindacati catanesi chiederanno un incontro urgente al prefetto di Catania. In merito al
caso, è intervenuto anche il sindaco di Catania, Enzo Bianco, che ha convocato in Municipio per domani le
organizzazioni sindacali. Il primo cittadino etneo ha condiviso la preoccupazione per la sorte dei dipendenti
dell’azienda (il 40% vive in Sicilia), che sta eseguendo importanti lavori a Catania e a Palermo, oltre che nel
resto del Paese. Tra le opere bloccate, il prolungamento della metropolitana di Catania e il primo lotto di
chiusura dell’anello ferroviario di Palermo. Lavori che si teme possano non venire completati.

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